La radichiella di Terrasanta (nome scientifico Crepis sancta (L.) Bornm, 1913) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]
L'etimologia del nome generico (Crepis) non è molto chiara. In latino Crèpìs significa pantofola, sandalo e i frutti, di alcune specie di questo genere, sono strozzati nella parte mediana ricordando così (molto vagamente) questo tipo di calzare. Inoltre lo stesso vocabolo nell'antica Grecia indicava il legno di Sandalo.[3]. L'epiteto specifico (sancta) significa "santo, sacro, casto".[4]
Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Carl Linnaeus (1707-1778) e Joseph Friedrich Nicolaus Bornmüller (1862-1948) nella pubblicazione "Mittheilungen des Thüringischen Botanischen Vereins" (Mitth. Thüring. Bot. Vereins 30: 79.) del 1913.[5][6] In altre checklist il botanico indicato è Ernest Brown Babcock (1877-1954) con la pubblicazione "University of California Publications in Botany. Berkeley, CA" (Univ. Calif. Publ. Bot. 19: 403) del 1941.[7]
Descrizione
Il portamentoLe foglieInfiorescenzaI fiori
Habitus. La pianta di questa specie è una erbacea annuale. Le forma biologica è terofite scapose (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Gli steli contengono abbondante latice amaro.[8][9][10][11][12][5][3][6]
Fusto. I fusti di queste piante sono scaposi, eretti semplici (poco frondosi) o ramosi alla base; possono essere solcati e ghiandolari. Se è presente una parte sotterranea, questa può essere fibrosa o legnosa. La superficie è pubescente (o subglabra). Le radici possono essere del tipo a fittone o secondarie da rizoma. L'altezza media delle piante varia da 5 a 20 cm (massimo 80 cm).
Foglie. Le foglie si dividono in basali (in rosette) e cauline.
Foglie basali: le foglie radicali sono sempre presenti e formano una rosetta basale; generalmente sono picciolate e sono a lamina intera ed eventualmente con il bordo dentellato o seghettato, ma si possono anche avere individui con foglie di tipo pennatopartite con lobi runcinati. La forma in generale può essere oblanceolato-spatolata. Dimensione delle foglie: larghezza 0,5 - 2 cm; lunghezza 2 - 10 cm.
Foglie cauline: le foglie cauline, se sono presenti, sono progressivamente più piccole, quasi squamiformi. Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno.
Infiorescenza. L'infiorescenza è formata da 2 - 10 capolini peduncolati, eretti in formazioni corimbose. Ogni capolino è formato da un peduncolo che sorregge un involucro più o meno cilindrico (o campanulato) formato da 2 serie di brattee o squame disposte in modo embricato e scalato, che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori ligulati. La forma delle brattee, disuguali fra le due serie (quelle interne sono più lunghe), può essere da lanceolata a lineare con margini continui e scariosi; la superficie può essere glabra, tomentosa o setosa. Il ricettacolo è piano e provvisto di squame o setole rigide. Dimensione dell'involucro: larghezza 5 - 7 mm; lunghezza 8 -11 mm. Dimensioni dell'infiorescenza: 15 - 22 mm.
Fiori. I fiori (30 - 60 per capolino), tutti ligulati, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.
Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
Corolla: le corolle sono formate da una ligula terminante con 5 denti (è la parte finale dei cinque petali saldati fra di loro). Il colore dei fiori è in prevalenza giallo con sfumature rossastre. La superficie può essere sia pubescente (lanosa all'apice) che glabra. Lunghezza dei fiori: 8 - 12 mm.
Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo.[14] Le antere alla base sono prive di codette. Il polline è tricolporato.[15]
Gineceo: lo stilo è filiforme. Gli stigmi dello stilo sono due divergenti e ricurvi con la superficie stigmatica posizionata internamente (vicino alla base).[16] L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.
Fioritura: da aprile a maggio.
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Il frutto consiste in un achenio, cilindrico o fusiforme (non compresso), con varie coste (da 10 a 20), con la superficie trasversalmente tubercolata e sormontato da un corto becco (può essere assente). Il pappo è soffice (ma tenace) formato da peli semplici (non ramificati) di colore generalmente bianco (o bianco sporco quasi giallastro) disposti su più serie. In uno stesso capolino i frutti possono essere monomorfici (tutti uguali) oppure dimorfi (generalmente quelli esterni differiscono da quelli interni per la presenza di tre ali). Dimensione degli acheni: 5 - 7 mm.
Biologia
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
Distribuzione e habitat
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[17] – Distribuzione alpina[18])
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Sud Est Europeo; ma anche Mediterraneo / Ovest Asiatico.
Distribuzione: in Italia questa specie si trova più o meno su tutto il territorio. Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia e in Svizzera. Sugli altri rilievi collegati alle Alpi è presente nel Massiccio del Giura e Massiccio Centrale.[18] Nel resto dell'Europa e dell'areale del Mediterraneo si trova in: Europa (escluso il Nord), Anatolia, Transcaucasia, Asia mediterranea (fino all'Iran e penisola Arabica) e Africa (Egitto).[2]
Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono gli incolti, i pascoli aridi e le aree ruderali (è una specie in espansione). Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 1.000 ms.l.m.; nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare (oltre a quello planiziale).
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[18]
Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Areale italiano
Per l'areale completo italiano questa specie appartiene alla seguente comunità vegetale:[19]
Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti
Descrizione. L'alleanza Securigero securidacae–Dasypyrion villosi è relativa alle comunità erbacee nitrofile sviluppate su suoli ad elevata quantità di materiale organico (e azoto) e caratterizzate da densa copertura e consistente biomassa. La distribuzione delle specie di questa alleanza è nel Mediterraneo con climi temperati. In Italia questa cenosi è frequente soprattutto nelle regioni centro-meridionali.[20]
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[21], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[22] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[23]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][12][11]
Filogenesi
Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[12]
La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[12] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade", composto dai generi Crepis L., 1753, Lapsana L., 1753 e Rhagadiolus Juss., 1789.[5] Dalle analisi Crepis risulta parafiletico (per cui la sua circoscrizione è provvisoria).[24]
Nella "Flora d'Italia" le specie italiane di Crepis sono suddivise in 4 gruppi e 12 sezioni in base alla morfologia degli acheni, dell'involucro e altri caratteri (questa suddivisione fatta per scopi pratici non ha valore tassonomico). La specie di questa voce appartiene al Gruppo 1 (gli acheni sono decisamente dimorfi) e alla Sezione C (il colore dei fiori è giallo; il ricettacolo è provvisto di squame o setole rigide).[6]
I caratteri distintivi per la specie di questa voce sono:[6][25]
il ricettacolo è provvisto di squame o setole rigide;
il colore dei fiori è in prevalenza giallo con sfumature rossastre;
Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p.39B.3.4 ALL. SECURIGERO SECURIDACAE–DASYPYRION VILLOSI CANO-ORTIZ, BIONDI & CANO 2015. URL consultato il 18 ottobre 2019.
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN88-7287-344-4.
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