Il grano villoso (nome scientifico Dasypyrum villosum (L.) Borbás, 1896 è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae).[1]
Progetto:Forme di vita - implementazione Classificazione APG IV. Il taxon oggetto di questa voce deve essere sottoposto a revisione tassonomica.
In nome generico (Dasypyrum) deriva da due parole greche: "dasys" (= peloso) e "pyros" (= grano); è una pianta villosa.[2] L'epiteto specifico (villosum = peli lunghi) indica una pianta in tutto o in parte coperta da lunghi peli.[3]
Il binomio scientifico di questa pianta inizialmente era Secale villosum, proposto dal botanico Linneo (1707 – 1778) in una pubblicazione del 1753[4], modificato successivamente in quello attualmente accettato Dasypyrum villosum perfezionato dal botanico ungherese Vincze von Borbás (1844 - 1905) nella pubblicazione "Királyi Magyar Természettudományi Társulat Közlönye" (Term. Közl. 28: 332 - 1896)[5] del 1896.[1]
Descrizione
Spighetta generica con tre fiori diversi
Queste piante arrivano ad una altezza di 2 - 6 dm (massimo 70cm). La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[1][6][7][8][9][10]
Radici
Le radici sono del tipo fascicolato.
Fusto
La parte aerea del fusto è ginocchiato alla base e quindi eretta. Le foglie avvolgono il culmo fino alla base della spiga.
Foglie
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
Guaina: la guaina è abbracciante il fusto; sono presenti dei padiglioni auricolari falcati.
Ligula: la ligula è troncata e sfrangiata. Lunghezza della ligula: 2mm.
Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lineari e più o meno piatte. La consistenza è mollemente vellutata. Dimensioni della lamina fogliare: larghezza fino a 8mm; lunghezza 2 – 15cm.
Infiorescenza
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze di tipo racemoso terminale hanno la forma di una pannocchia ovata. Le spighette sono una per nodo. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli (o a due ranghi[11]), anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Dimensione della spiga: larghezza 1,5 – 2cm; lunghezza 6 – 10cm.
Spighetta
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 2 fiori fertili disposti in modo opposto. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sul nodo della spighetta. Lunghezza delle spighette: 7 – 20mm.
Glume: le glume sono uguali, con forme oblanceolate-bilobe. La carena presenta dei ciuffi cigliati patenti. L'apice è provvisto di una resta di 25 – 32mm. Lunghezza delle glume: 8mm.
Palea: la palea è un profillo con alcune venature e margini cigliati; di solito è lunga 12mm.
Lemma: il lemma, cigliato, ha una forma lanceolata con resta. Lunghezza del lemma: 13mm. Lunghezza della resta: 35 – 40mm.
Fiore
I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[7]
*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate; spesso sono cigliate ai margini.
L'androceo è composto da 3 stami ognuno con un breve filamento libero, una antera sagittata e due teche. Le antere (lunghe 4mm) sono basifisse con deiscenza laterale. Il polline è monoporato.
Il gineceo è composto da 3-(2) carpelli connati formanti un ovario supero. L'ovario, pubescente all'apice, ha un solo loculo con un solo ovulo subapicale (o quasi basale). L'ovulo è anfitropo e semianatropo e tenuinucellato o crassinucellato. Lo stilo, che si origina dal lato abassiale dell'ovario, è breve con due stigmi papillosi e distinti.
Fioritura: da maggio a giugno.
Frutti
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme da ovate a oblunghe, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è lungo 1/3 della lunghezza del frutto ed è provvisto di epiblasto; ha inoltre un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.
Riproduzione
Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[12]
Distribuzione e habitat
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[13] – Distribuzione alpina[14])
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Euri-Mediterraneo / Turanico.
Distribuzione: in Italia è una pianta più o meno comune e si trova su tutto il territorio. Nelle Alpi si trova al centro. Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nei Pirenei, Monti Balcani e Carpazi.[14] Nel resto dell'Europa e dell'areale del Mediterraneo questa specie si trova nell'Europa mediterranea orientale, Transcaucasia, Anatolia e Magreb.[15]
Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono gli incolti, i pascoli aridi, i bordi delle vie e i cumuli di macerie. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[14]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1.600 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e quello planiziale (al livello del mare).
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]
Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Areale italiano
Per l'areale completo italiano la specie di questa appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti
Descrizione. L'alleanza Securigero securidacae–Dasypyrion villosi è relativa alle comunità erbacee nitrofile sviluppate su suoli ad elevata quantità di materiale organico (e azoto) e caratterizzate da densa copertura e consistente biomassa. La distribuzione delle specie di questa alleanza è nel Mediterraneo con climi temperati. In Italia questa cenosi è frequente soprattutto nelle regioni centro-meridionali.[17]
La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[9]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, il genere Dasypyrum è descritto all'interno della sottofamiglia Pooideae con due specie distribuite soprattutto nel Mediterraneo.[6][7]
Filogenesi
Il genere della specie di questa voce è descritto all'interno della tribù Triticeae (supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982). La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Bromeae e Triticeae. All'interno della supertribù, la tribù Triticeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Bromeae.[18]
Il genere Dasypyrum comprende piante con il genoma designato "V".[6]
Il numero cromosomico per D. villosum è: 2n = 14.[19]
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]
Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p.39B.3.4 ALL. SECURIGERO SECURIDACAE–DASYPYRION VILLOSI CANO-ORTIZ, BIONDI & CANO 2015. URL consultato il 18 ottobre 2019.
Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN88-7287-344-4.
G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN978-88-299-2718-0.
Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol.88, n.3, 2001, pp.373-457. URL consultato il 4 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
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