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Gli Incurvariidi (Incurvariidae Spuler, 1898)[1] sono una famiglia di lepidotteri, diffusa in tutti i continenti con 42 specie.[2][3][4][5][6][7]

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Incurvariidae
Incurvaria masculella
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Incurvariina
Superfamiglia Adeloidea
Famiglia Incurvariidae
Spuler, 1898
Sinonimi

Crinopterygidae
Spuler, 1898
Phylloporiinae
Spuler, 1898

Sottofamiglie

Etimologia


Il nome del taxon, dovuto al genere tipo Incurvaria Haworth, 1828,[8] si deve alla particolare inclinazione dei palpi mascellari (dal latino "Incurvo" = incurvare, piegare).[9]


Descrizione



Adulto


La famiglia è costituita da piccole falene diurne, piuttosto primitive, con nervatura alare di tipo eteroneuro e apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura per l'accoppiamento e per l'ovodeposizione;[3][4][5] per quest'ultima caratteristica anatomica, in passato venivano collocate all'interno della divisione Monotrysia, oggi considerata obsoleta in quanto polifiletica.[2][3][5][10][11]
In questo taxon è presente il processo tergosternale sul primo segmento addominale, tipico della maggior parte degli Adeloidea.[3][5][12][13]
Le ali sono aculeate, lanceolate (con lunghezza circa tripla rispetto alla larghezza), spesso grigio-brunastre, talvolta con macchie argentate su parte dell'ala anteriore, nella quale il tornus non è individuabile. Il termen è convesso e manca una macchia discale. L'ala posteriore presenta apice arrotondato, è più corta dell'anteriore e adorna di una lunga peluria. Sono assenti le nervature trasversali, mentre quelle longitudinali sono ridotte e poco ramificate. Le nervature anali sono due nell'ala anteriore e tre in quella posteriore.[3][14]
L'accoppiamento alare è solitamente di tipo frenato (con frenulum più robusto nei maschi), mentre è presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace; si può inoltre riscontrare un ponte precoxale.[3][12][14][15][16][17][18]

Esempio di danno arrecato dalle larve di Paraclemensia acerifoliella su una foglia di Acer saccharum (fonte: USDA Forest Service)
Esempio di danno arrecato dalle larve di Paraclemensia acerifoliella su una foglia di Acer saccharum (fonte: USDA Forest Service)
Cistus salviifolius
Eucalyptus erythrocorys
Eucalyptus gomphocephala
Fagus grandifolia
Geum rivale
Kalopanax septemlobus
Lyonia ovalifolia
Quercus serrata
Rosa pimpinellifolia
Saxifraga rotundifolia
Sorbus alnifolia
Mine di Paraclemensia acerifoliella (fonte: USDA Forest Service)
Mine di Paraclemensia acerifoliella (fonte: USDA Forest Service)
Viburnum dilatatum

Il capo è ricoperto di fitte scaglie, che appaiono addossate alla capsula cefalica particolarmente in prossimità del vertice, come nella famiglia Heliozelidae.[3][19]
Le antenne non sono molto lunghe, a differenza di quanto si osserva negli Adelidae, raggiungendo al massimo i tre quarti della lunghezza della costa dell'ala anteriore: possono essere pettinate (p. es. in Incurvaria) o moniliformi, ma mai clavate; lo scapo non è conformato a formare una "visiera".[3][19]
Gli occhi sono glabri. Gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata. I palpi mascellari sono ben sviluppati, con quattro o cinque articoli e spesso dotati di invaginazioni a funzione sensoriale; quelli labiali sono essi pure ben sviluppati, ascendenti e trisegmentati; la spirotromba può essere assente, oppure corta e vestigiale o addirittura ben sviluppata, priva di scaglie o con scaglie solo in prossimità della base, conformemente a quanto si riscontra negli Heliozelidae.[3][12][14][19][20]
Nelle zampe, l'epifisi è di regola presente (ma assente nel genere australiano Perthida), mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[3][12][14][19]
Nell'apparato genitale maschile non si osserva, su ogni valva, la struttura a pettine definita pectinifer, e questo viene considerato un carattere autapomorfico della famiglia all'interno degli Adeloidea, ma sono invece osservabili piccole spine appiattite di forma simile a delle scaglie.[3][12][14]
Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e di tipo perforante, tipico degli Adeloidea, al fine di permettere l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite.[3][5][12][14]
L'apertura alare può variare da 7 a 16 mm, a seconda della specie.[19]


Uovo


Le uova, inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, assumono la forma della "tasca" che le ospita.[3]


Larva


I bruchi sono simili per forma ed abitudini a quelli degli Adelidae; possiedono solitamente un capo prognato.[3][12][21] Le zampe toraciche sono di regola ridotte e poco funzionali; le pseudozampe sono quasi sempre assenti o vestigiali, con uncini (quando presenti) disposti su singole file nei segmenti addominali da III a VI. In Paraclemensia e Vespina si hanno uncini anche sul X segmento addominale.[3][12][19][21]


Pupa


La pupa o crisalide, è exarata e relativamente mobile, con appendici libere e ben distinte (pupa dectica).[3][12][21][22][23]


Biologia



Comportamento


Le uova vengono deposte una per volta, solitamente al di sotto dell'epidermide di un ramoscello della pianta ospite, talvolta anche direttamente nel picciolo di una foglia.[24] La larva, che è di regola una minatrice fogliare, si fa strada verso il picciolo e poi verso la lamina della foglia, producendo mine fogliari di forma caratteristica. È ad esempio il caso dei membri del genere olartico Alloclemensia.[25]
Al termine della fase di accrescimento all'interno delle mine, la larva si ritaglia un involucro ovale a partire dai lembi della mina stessa (ad esempio in Alloclemensia mesospilella), e si rinchiude all'interno di questo fodero, che lascia come ultimo risultato una sorta di foro ovoidale nella pagina della foglia; quando la larva ha raggiunto l'ultimo stadio di maturazione, il fodero si stacca e cade sul terreno, ed inizia l'impupamento. Un ciclo vitale affine si osserva anche nei membri del genere Paraclemensia, come ad esempio P. acerifoliella, che attacca soprattutto le foglie dell'Acero da zucchero (Acer saccharum) in Nordamerica.[26][27] In alcune specie (p. es. Paraclemensia caerulea e Vespina quercivora) si è notato che mano a mano che il bruco si accresce, taglia altri pezzi di foglia e li aggiunge al fodero iniziale, per aumentarne le dimensioni.[28]
Esiste anche qualche rara specie la cui larva è in grado di produrre un cecidio, a differenza di quanto avviene nei Cecidosidae, laddove questa evenienza rappresenta la situazione standard.[3][21]
In alcuni casi è stata riportata la presenza di densi sciami di queste falene, in particolare di Perthida glyphopa attorno a piante di Eucalyptus marginata ed Eucalyptus rudis nell'Australia occidentale.[29]


Alimentazione


Le larve degli Incurvariidae si accrescono principalmente su piante nutrici appartenenti alle famiglie Myrtaceae (come nel caso di Perthida e Simacauda), oppure Proteaceae (p. es. il genere sudafricano Protaephagus), o ancora Fagaceae (come nel caso di alcune Incurvaria), ma è tuttavia abbastanza ampio lo spettro delle essenze vegetali che vengono attaccate da questi bruchi.[3][30][31][32][33] Parecchie larve possono attaccare una stessa foglia, provocando nell'insieme seri danni che talvolta arrivano a compromettere la sopravvivenza stessa della pianta ospite.[34]
Un comportamento peculiare è stato osservato nel caso dell'australiana Perthida glyphopa, quando attacca le foglie di Eucalyptus; gli oli essenziali della pianta assumono presumibilmente uno scopo difensivo, ma la larva al primo stadio di sviluppo evita accuratamente di assumerli, mentre inizia a produrre la mina fogliare; in seguito, durante gli stadi successivi, essa spinge le sostanze per lei tossiche contro gli escrementi che man mano produce, e lungo le pareti della mina in formazione, onde evitare di venirne a contatto diretto.[35]

Fa seguito un elenco parziale di generi e specie attaccati da questi bruchi:[3][21][36]


Parassitoidismo


Sono noti da tempo fenomeni di parassitoidismo ai danni delle larve di Incurvariidae, da parte di diverse specie di imenotteri appartenenti alle superfamiglie Chalcidoidea e Ichneumonoidea; tra queste citiamo:[37][38]


Distribuzione e habitat


La famiglia è cosmopolita, pur con una maggiore biodiversità nel Paleartico ed in Australia[6]. Le specie dell'emisfero meridionale sembrano essere più primitive.[3][14][30]

L'habitat è rappresentato da boschi e foreste a latifoglie.[3]


Tassonomia


La famiglia si compone, a livello mondiale, di 2 sottofamiglie ed 11 generi, per un totale di 51 specie (dato aggiornato al 23 dicembre 2011)[2]; di questi, 6 generi e 14 specie sono presenti in Europa, mentre solo 4 generi e 12 specie sono diffusi anche in Italia. Non sono noti endemismi italiani.[39][40]
Va aggiunto tuttavia che al momento non c'è accordo tra gli studiosi riguardo al numero complessivo delle specie ascrivibili a questa famiglia, particolarmente per quanto riguarda quelle appartenenti ai generi Perthida e soprattutto Incurvaria, con diversi membri che vengono di volta in volta ascritti ai Prodoxidae o addirittura ai Tineidae.[41]
Si è deciso in questa sede di seguire l'impostazione sistematica riportata in Van Nieukerken et al. (2011) incorporando nella familia anche la sottofamiglia Crinopteryginae, da altri autori considerata famiglia a sé stante.[2][39]


Sinonimi


Sono stati riportati due sinonimi:[38][39]


Sottofamiglie e generi


Il taxon comprende due sottofamiglie, per un totale di 13 generi (più due fossili) e 42 specie, di cui 6 generi e 14 specie in Europa, e 4 generi e 11 specie in Italia.[2][42][43]


Alcune specie



Conservazione


Nessuna specie appartenente a questa famiglia è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[53]


Note


  1. Arnold Spuler, Übersicht über die Lepidopterenfauna des Großherzogtums Baden und der anstoßenden Länder, Karlsruhe, 1898, pp. 361 pp..
  2. (EN) Nieukerken, E. J. van, Kaila, L., Kitching, I. J., Kristensen, N. P., Lees, D. C., Minet, J., Mitter, C., Mutanen, M., Regier, J. C., Simonsen, T. J., Wahlberg, N., Yen, S.-H., Zahiri, R., Adamski, D., Baixeras, J., Bartsch, D., Bengtsson, B. Å., Brown, J. W., Bucheli, S. R., Davis, D. R., De Prins, J., De Prins, W., Epstein, M. E., Gentili-Poole, P., Gielis, C., Hättenschwiler, P., Hausmann, A., Holloway, J. D., Kallies, A., Karsholt, O., Kawahara, A. Y., Koster, S. (J. C.), Kozlov, M. V., Lafontaine, J. D., Lamas, G., Landry, J.-F., Lee, S., Nuss, M., Park, K.-T., Penz, C., Rota, J., Schintlmeister, A., Schmidt, B. C., Sohn, J.-C., Solis, M. A., Tarmann, G. M., Warren, A. D., Weller, S., Yakovlev, R. V., Zolotuhin, V. V., Zwick, A., Order Lepidoptera Linnaeus, 1758. In: Zhang, Z.-Q. (Ed.) Animal biodiversity: An outline of higher-level classification and survey of taxonomic richness (PDF), in Zootaxa, vol. 3148, Auckland, Nuova Zelanda, Magnolia Press, 23 dicembre 2011, pp. 212-221, ISSN 1175-5334 (WC · ACNP), OCLC 971985940. URL consultato l'11 dicembre 2014.
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  50. (EN) Edward Meyrick, Descriptions of New Zealand Lepidoptera, in Transactions of the New Zealand Institute, vol. 55, Wellington, 1924, pp. 662.
  51. (RU) Kozlov, M. A., Cheshuekrylye Dalnego Vostoka SSSR. Sbornik nauchnykh trudov (Lepidoptera of the Soviet Far East. Collected scientific papers), Vladivostok., Dal'nauka, 1987, p. 167, ISBN 5-7442-0986-7, OCLC 843395531.
  52. (EN) Donald R. Davis, Vespina, a new name to replace the generic homonym Careospina Davis (Lepidoptera: Incurvariidae), in Proceedings of the Entomological Society of Washington, vol. 74, Washington, 4 dicembre 1972, pp. 472. URL consultato il 25 marzo 2013.
  53. IUCN 2012. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2012.2., su iucnredlist.org. URL consultato il 25 marzo 2013.

Bibliografia



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[fr] Incurvariidae

Les Incurvariidae sont une famille de petits lépidoptères (papillons) primitifs, qui regroupe environ 11 genres et 51 espèces[1].
- [it] Incurvariidae

[ru] Минно-чехликовые моли

Минно-чехликовые моли[1] (лат. Incurvariidae) — семейство бабочек, насчитывающее около 100 видов. В Европе наиболее обыкновенными представителями являются Incurvaria masculella и Phylloporia bistrigella[2].



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