Il senecione alpino (nome scientifico Jacobaea alpina (L.) Moench, 1794 è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae).[1][2]
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Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Senecioneae |
Sottotribù | Senecioninae |
Genere | Jacobaea |
Specie | J. alpina |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Senecioneae |
Genere | Jacobaea |
Specie | J. alpina |
Nomenclatura binomiale | |
Jacobaea alpina (L.) Moench, 1794 | |
Il nome del genere (Jacobaea) potrebbe derivare da due fonti possibili: (1) da San Giacomo (o Jacobus); oppure (2) in riferimento all'isola di S. Jago (Capo Verde).[3] L'epiteto specifico (alpina) fa riferimento alle zone tipiche del suo habitat.[4]
Il binomio scientifico attualmente accettato (Jacobaea alpina) è stato inizialmente proposto da Carl von Linné e poi perfezionato dal botanico tedesco Konrad Moench (1744-1805) nella pubblicazione ”Methodus Plantas Horti Botanici et Agri Marburgensis” del 1794.[5]
Habitus. L'altezza di queste piante varia da 4 a 10 dm; in genere sono piante di gradi dimensioni. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e alcaloidi pirrolizidinici.[6] [7][8][9][10][11][12]
Radici. Le radici in genere sono secondarie da rizoma e possono essere fibrose.
Fusto.
Foglie. Le foglie si distinguono in inferiori e superiori. Tutte sono picciolate e alla base dello stesso possono essere presenti (ma molto raramente) una-due piccole lacinie. La lamina è intera con bordi seghettati (denti doppi). In particolare le foglie inferiori hanno la lamina cordata; quelle superiori sono ovate e più piccole. La base delle foglie medie può essere cordata (J. alpina s.str.) oppure ottusa e/o troncata (subsp. samnitum).[13] Le foglie sono inoltre provviste di una guaina amplessicaule più o meno allargata. Lunghezza del picciolo: 3 – 6 cm. Dimensioni delle lacinie: larghezza 2 –3 mm; lunghezza 8 – 16 mm. Dimensione della lamina cuoriforme: larghezza 6 – 8 cm; lunghezza 8 – 10 cm. Dimensione della lamina ovata (subsp. samnitum): larghezza 4 – 6 cm: lunghezza 6 – 8 cm.
Infiorescenza. Le sinflorescenze sono formate da numerosi capolini in formazione corimbosa. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro emisferico composto da 21 brattee disposte su un unico rango e tutte uguali fra loro, che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano e nudo (senza pagliette)[14] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori : quelli esterni ligulati gialli (da 13 a 16) e quelli interni tubulosi di colore giallo aranciato. Alla base dell'involucro può essere presente un verticillo composto da alcune squame minori. Diametro dei capolini: 2 – 3,5 cm. Diametro dell'involucro: 1 cm.
Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono bisessuali o a volte funzionalmente maschili.
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. La forma degli acheni è ellittico-oblunga oppure strettamente oblunga; la superficie è percorsa da diverse coste longitudinali e può essere glabra o talvolta pubescente. Possono essere presenti delle ali o degli ispessimenti marginali. Non sempre il carpoforo è distinguibile. Il pappo (persistente o caduco) è formato da numerose setole snelle, bianche disposte in serie multiple.
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Endemico – Est Alpico, ma anche Alpico - Appenninico.
Distribuzione: questa specie ha due distribuzioni disgiunte: al nord nelle Alpi (soprattutto centro-orientali) e al centro-sud (specialmente per la subsp. samnitum) con una zona vuota (Liguria, Emilia-Romagna e Toscana). La subsp. samnitum è distribuita all'estremo sud della penisola. Oltreconfine, sempre nelle Alpi, è presente in Francia (dipartimento dell'Alta Savoia), in Svizzera (cantoni Berna, Vallese, Ticino e Grigioni), in Austria (Länder del Vorarlberg, Tirolo Settentrionale, Tirolo Orientale, Salisburgo e Carinzia).[18]
Habitat: l'habitat tipico di questa specie sono le schiarite boschive su suoli ricchi di nitrati (a volte formano popolamenti quasi compatti); le vallecole umide e ombrose in vicinanza di malghe alpine; ma anche presso le sorgenti e cadute d'acqua, i megaforbieti, i popolamenti a felci, ontaneti e saliceti subalpini. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 500 fino a 1.800 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: subalpino e in parte collinare e montano.
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[18]
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[19], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[20] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[21]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][11][10]
Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Senecioninae della tribù Senecioneae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). La struttura della sottotribù è molto complessa e articolata (è la più numerosa della tribù con oltre 1.200 specie distribuite su un centinaio di generi) e al suo interno sono raccolti molti sottogruppi caratteristici le cui analisi sono ancora da completare. Il genere di questa voce, insieme al genere Bethencourtia, forma un un "gruppo fratello" e si trova, da un punto di vista filogenetico, in una posizione abbastanza centrale della sottotribù.[11]
I caratteri distintivi per le specie del genere Jacobaea sono:[12]
La specie di questa voce, secondo alcuni studi fatti all'inizio di questo nuovo millennio[22], fu assegnata prima alla sezione Jacobaea (Mill.) Dumort. del genere Senecio e quindi definitivamente al genere Jacobaea. La specie è caratterizzata da foglie divise (e non), squame dell'involucro erette dopo la caduta degli acheni e piante generalmente perenni.[14] In particolare in base ai studi filogenetici a questa pianta è stata assegnata una posizione relativamente recente nell'evoluzione del gruppo insieme ad altre come Jacobaea subalpina, Jacobaea aquatica e Jacabaea vulgaris.
Nell'ambito della flora spontanea italiana J. alpina è a capo dell'"Aggregato di Jacobaea alpina" comprendente anche la specie Jacobaea subalpina (W.D.J.Koch) Pelser & Veldkamp (Nella Flora d'Italia è indicata anche la specie Jacobaea samnitum (Nyman) B.Nord. & Greuter considerata da altre checklist un sinonimo di Jacobaea alpina subsp. samnitum (Nyman) Peruzzi[23]). Il gruppo è caratterizzato da erbe perenni alte con foglie dalle forme cordate e capolini numerosi.[12]
La specie J. alpina in particolare è individuata dai seguenti caratteri specifici:[12]
Il numero cromosomico di J. alpina è: 2n = 40.[12]
La variabilità di questa specie si manifesta nell'habitus delle foglie: da sub-glabre a densamente cenerino-tomentose nella pagina inferiore. La caratteristica della tomentosità delle foglie è più spiccata nelle specie dell'Appennino Centrale[13]. Gli individui, nel passato assegnati alla specie Senecio samniticus, hanno la pagina inferiore delle foglie di tipo grigio-ragnatelosa. In quest'ultimo caso il picciolo è privo di lacinie.
Per questa specie sono riconosciute 2 entità infraspecifiche:[2]
Jacobaea alpina subsp. alpina: è la stirpe principale fin qui descritta.
Jacobaea alpina subsp. samnitum (Nyman) Peruzzi: senecione del Sannio (nella Flora d'Italia questa entità è definita come Jacobaea samnitum (Nyman) B.Nord. & Greuter)
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
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