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La radicchiella subalpina (nome scientifico Crepis pontana (L.) Dalla Torre, 1882) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Radicchiella subalpina
Crepis pontana
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Sottotribù Crepidinae
Genere Crepis
Specie C. pontana
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Genere Crepis
Specie C. pontana
Nomenclatura binomiale
Crepis pontana
(L.) Dalla Torre, 1882

Etimologia


L'etimologia del nome generico (Crepis) non è molto chiara. In latino Crèpìs significa pantofola, sandalo e i frutti, di alcune specie di questo genere, sono strozzati nella parte mediana ricordando così (molto vagamente) questo tipo di calzare. Inoltre lo stesso vocabolo (krepis) nell'antica Grecia indicava il legno di Sandalo e anche una pianta non identificata descritta da Teofrasto[3]. Non è chiaro quindi, perché Sébastien Vaillant (botanico francese, 1669 - 1722) abbia scelto proprio questo nome per indicare il genere della presente specie[4]. L'epiteto specifico (pontana) potrebbe derivare da un errore di stampa: nello "Species Plantarum" in una delle prime edizioni questa pianta era denominata Hieracium montanum.[5]

Il binomio scientifico di questa pianta inizialmente era Hypochoeris pontana (basionimo), proposto dal botanico Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2: 810" del 1753[6], modificato successivamente in quello attualmente accettato proposto dal botanico Karl Wilhelm von Dalla Torre (1850, Kitzbühel - 1928, Innsbruck) nella pubblicazione "Anleitung zur Beobachtung und zum Bestimmen der Alpenpflanzen - 145 " del 1882.[7]


Descrizione


Portamento
Portamento
Foglie cauline inferiori
Foglie cauline inferiori
Il capolino con l'involucro
Il capolino con l'involucro

Habitus. La pianta di questa specie è una erbacea perenne. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Gli steli contengono abbondante latice amaro.[8][9][10][11][12][13][14][15][5]

Radici. Le radici sono verticali (non rizomatose).

Fusto. La parte aerea del fusto è eretta, robusta, semplice e striata; gli steli fiorali sono sparsamente tomentosi e sotto il capolino sono ingrossati. Diametro del fusto alla base: 1 – 2 cm. Queste piante sono alte da 15 a 40 cm.

Foglie. Le foglie si dividono in basali e cauline.

Infiorescenza. Le infiorescenze sono composte da un unico grande capolino (raramente 2). I capolini sono formati da un involucro a forma emisferica (o campanulata) composto da brattee (o squame) disposte su 2 serie all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tutti ligulati. Le squame, densamente irsute, hanno un colore verdastro con portamento patente; quelle esterne sono lunghe 2/3 - 3/4 delle interne, sono acuminate o acute; quelle interne sono lineari o strettamente ovate, con punte acuminate e superficie densamente pubescente. Il ricettacolo è piatto e nudo (privo di pagliette); è areolato e brevemente cigliato. Diametro del capolino: 3 – 5 cm. Diametro dell'involucro: 1,5 cm.

Fiori. I fiori tutti ligulati, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[16]

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni, più o meno uniformi, sono lunghi 10 – 12 mm (larghi 1,5 – 2 mm) ed hanno 16 - 18 coste longitudinali; all'apice sono più o meno assottigliati (hanno un becco ben distinto); la superficie è liscia e più o meno angolosa; il colore è bruno-arancio. Il pappo è bianco (o marroncino) e soffice (setole flessibili ma tenaci) ed è lungo 9 mm.


Biologia



Distribuzione e habitat


Distribuzione della pianta(Distribuzione regionale[20] – Distribuzione alpina[21])
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[20] – Distribuzione alpina[21])

Fitosociologia



Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino questa sottospecie appartiene alla seguente comunità vegetale:[21]

Formazione : Comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite
Classe : Elyno – Seslerietea variae
Ordine : Seslerietea variae
Alleanza : Caricion ferrugineae

Areale italiano

Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[22]

Macrotipologia:
Classe: Festuco-Seslerietea Barbéro-Bonin, 1969
Ordine: Seslerietalia caeruleae Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny, 1926
Alleanza: Caricion ferrugineae G. Braun-Blanquet & J. Br.-Bl., 1931

Descrizione. L'alleanza Caricion ferrugineae è relativa alle praterie, molto dense e ricche floristicamente, più o meno mesofile degli ambienti montani. I suoli, profondi, freschi ed umidi, variano da debolmente basici a moderatamente acidi. Questa cenosi è localizzate sul Jura e sulle Alpi.[23]

Specie presenti nell'associazione: Carex ferruginea, Carex sempervirens, Sesleria caerulea, Festuca melanopsis, Festuca norica, Anemone narcissiflora, Trifolium thalii, Alchemilla pallens, Anemone baldensis, Astragalus frigidus, Astrantia bavarica, Campanula thyrsoides, Crepis mollis, Crepis pontana, Erigeron atticus, Festuca pulchella, Lathyrus laevigatus, Luzula glabrata, Pedicularis foliosa, Phleum hirsutum, Plantago atrata, Senecio doronicum, Trifolium badium, Trifolium pratense e Trollius europaeus.


Sistematica


La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[24], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[25] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[26]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][12][11]

C. pontana appartiene a un genere (Crepis) abbastanza numeroso comprendente dalle 200 alle 300 specie (secondo le varie classificazioni), diffuse soprattutto nell'emisfero boreale (Vecchio Mondo), delle quali quasi una cinquantina sono proprie della flora italiana.

Il basionimo per questa specie è: Hypochoeris pontana L., 1753.


Filogenesi


Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[12]

La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[12] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade", composto dai generi Crepis L., 1753, Lapsana L., 1753 e Rhagadiolus Juss., 1789.[13] Dalle analisi Crepis risulta parafiletico (per cui la sua circoscrizione è provvisoria).[27]

Nella "Flora d'Italia" le specie italiane di Crepis sono suddivise in 4 gruppi e 12 sezioni in base alla morfologia degli acheni, dell'involucro e altri caratteri (questa suddivisione fatta per scopi pratici non ha valore tassonomico). La specie di questa voce appartiene al Gruppo 2 (gli acheni sono uniformi con un becco più o meno visibile o con un apice bruscamente ristretto) e alla Sezione H (gli involucri dei capolini sono lunghi 10 - 20 mm; gli acheni hanno 14 - 20 coste).[15]

I caratteri distintivi per la specie di questa voce sono:[15][28]

  • le foglie cauline sono amplessicauli;
  • gli acheni sono uniformi con un becco ben visibile;
  • gli involucri dei capolini sono lunghi 10 - 20 mm e sono ghiandolosi;
  • gli acheni sono lunghi 10 - 12 mm;
  • gli acheni hanno 16 - 18 coste.

Il numero cromosomico di C. pontana è: 2n = 10.[29]


Specie simili


Allo stesso gruppo e sezione appartengono le seguenti specie:[28]

Al di fuori del genere Crepis pontana può essere confusa con la specie Hypochoeris uniflora Vil. (Costolina alpina). Entrambe vivono negli stessi habitat, ma la costolina alpina è molto più comune. Si distingue in quanto le setole del pappo sono piumose (e non peli flessibili ma tenaci).


Sinonimi


Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]


Altre notizie


La crepide di Boccone in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:


Note


  1. (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 1º frebbraio 2022.
  3. eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 29 giugno 2013.
  4. Motta 1960, Vol. 1 - pag. 767.
  5. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 273.
  6. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 17 luglio 2013.
  7. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 17 luglio 2013.
  8. Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  9. Strasburger 2007, pag. 860.
  10. Judd 2007, pag.517.
  11. Kadereit & Jeffrey 2007, pag.183.
  12. Funk & Susanna 2009, pag. 350.
  13. Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 18 dicembre 2021.
  14. Motta 1960, vol.1 pag. 767.
  15. Pignatti 2018, vol.3 pag. 1112.
  16. Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  17. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  18. Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  19. Judd 2007, pag. 523.
  20. Conti et al. 2005, pag. 81.
  21. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 672.
  22. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 1º febbraio 2022.
  23. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 46.2.4 ALL. CARICION FERRUGINEAE G. BRAUN-BLANQUET & J. BR.-BL. 1931. URL consultato il 1º febbraio 2022.
  24. Judd 2007, pag. 520.
  25. Strasburger 2007, pag. 858.
  26. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  27. Yin et al. 2021.
  28. Pignatti 2018, vol.4 pag. 907.
  29. Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 17 luglio 2013.

Bibliografia



Voci correlate



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Collegamenti esterni


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