Il nome generico deriva da un vocabolo latino (senex) che significa “vecchio uomo” in riferimento al caratteristico pappo formato da esili e sottili peli biancastri tutti della stessa lunghezza. La prima volta questo nome apparve in uno scritto di Plinio.[1] L'epiteto specifico (doronicum) deriva dalla somiglianza di queste piante con alcune specie del genere Doronicum (vedi il paragrafo ”Specie simili”).
Il binomio scientifico attualmente accettato (Senecio doronicum) è stato proposto da Carl von Linné nella pubblicazione ”Systema Naturae” del 1759.[2]
Descrizione
Habitat e portamento
(La seguente descrizione è relativa alla specie S. doronicum s.l.; per i dettagli delle varie sottospecie vedere più avanti.)
L'altezza di queste piante varia da 2 a 7 dm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. La forma biologica può essere definita anche emicriptofita rosulata (H ros), ossia le foglie sono disposte a formare una rosetta basale. Tutta la pianta è glabra oppure fioccoso-lanuginosa oppure grigio-tomentosa per peli persistenti. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e gli alcaloidi pirrolizidinici.[3]
Parte ipogea: la parte sotterranea praticamente è assente.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, sparsamente lanosa. La ramosità è concentrata nella parte apicale.
Foglie
Le foglie di questa specie sono di due tipi: quelle radicali formanti una rosetta basale e quelle cauline (lungo il fusto). Entrambe hanno una consistenza coriacea (sono spesse e carnose), una lamina a forma lanceolata o ovata (da 3 a 5 volte più lunga che larga), bordi grossolanamente dentati (qualche individuo ha il bordo quasi intero) e sono colorate di verde. In particolare quelle basali sono più o meno picciolate e persistenti alla fioritura. La forma è quasi spatolata. Quelle caulinari sono disposte in modo alterno e ridotte (quasi lineari); sono inoltre progressivamente ristrette verso il picciolo. Dimensione delle foglie maggiori: larghezza 1,5 – 2,5cm; lunghezza 5 – 12cm. Lunghezza del picciolo: 4 – 12cm.
Infiorescenza
L'infiorescenza è formata da pochi (2 – 5, raramente uno solo) capolini in formazione corimbosa. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro emisferico composto da squame (o brattee) disposte su un unico rango e tutte uguali fra loro, che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano e nudo (senza pagliette)[5] sul quale s'inseriscono i fiori periferici (ligulati) a 10 a 22 e i fiori tubulosi più numerosi. Le brattee dell'involucro sono macchiate di nero. Alla base dell'involucro sono presenti alcune squame più brevi. Diametro dei capolini: 3 – 4,5cm. Lunghezza delle squame: 12 – 15mm. Diametro dell'involucro: 8 – 15mm. Lunghezza delle squame: 8 – 9mm.
Fiore
I fiori in genere sono zigomorfi (in particolare actinomorfi quelli tubulosi) e tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali.
Calice: i sepali sono ridotti a una coroncina di squame.
Corolla: la parte inferiore dei petali è saldata insieme e forma un tubo. In particolare quelli del disco centrale (tubulosi) hanno delle fauci dilatate a cinque lobi, mentre nei fiori periferici (ligulati) il tubo termina con un prolungamento nastriforme terminante più o meno con cinque dentelli. Il colore dei fiori va da giallo a giallo-aranciato. Dimensione dei fiori ligulati: larghezza 3mm; lunghezza 13 – 16mm (massimo 22mm).
Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo.
Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma profondamente bifido. Le branche stilari sono sub-cilindriche, troncate e con un ciuffo di peli alla sommità.[5] Le ramificazione (dello stilo) consistono in linee stigmatiche marginali (i recettori del polline).[3] L'ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concrescenti e contenente un solo ovulo.
Fioritura: da (giugno) luglio a agosto.
Frutti
I frutti sono degli acheni a forma più o meno cilindrica. Sono inoltre provvisti di un pappo biancastro formato da esili e sottili peli tutti della stessa lunghezza.
Biologia
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione e habitat
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita Sud-Europeo
Distribuzione: in Italia questa pianta si trova (raramente) sulle alture al nord e al centro.
Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i pascoli alpini e i prati aridi su substrato calcareo.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 1300 fino a 2400 ms.l.m. (massimo 3000 ms.l.m..
Sistematica
La famiglia di appartenenza del Senecio doronicum (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[7] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[8]). Il genere Senecio Mill. contiene oltre 1000 specie distribuite in tutto il mondo.
Il numero cromosomico di Senecio doronicum è: 2n = 40.[9]
Variabilità
Questa specie è definita proteiforme[10] in quanto individui nelle zone più estreme della variabilità possono essere considerati erroneamente appartenenti a specie distinte. I caratteri più soggetti a variabilità sono i seguenti:
portamento: si possono avere individui anche molto bassi;
indumento: la pelosità varia da un tomento cinereo con molto peli compatti a piante quasi completamente glabre;
foglie: a volte sono presenti solo quelle rosulate (rosetta basale); varia anche la forma della lamina: da lanceolata-lineare a quasi ovata;
numero dei capolini: si possono trovare piante monocefale (un solo capolino);
Spesso questi caratteri variabili possono presentarsi contemporaneamente sulla stessa pianta rendendone l'individuazione ancor più problematica.
Sul territorio italiano sono presenti due sottospecie qui sotto brevemente descritte.[10][11]
Subsp. doronicum
Distribuzione della sottospecie doronicum (Distribuzione regionale[12] – Distribuzione alpina[13])
Nome scientifico: Senecio doronicum subsp. doronicum
Descrizione: questa sottospecie in genere è più robusta e più ramosa con un numero maggiore di capolini; la lamina delle foglie è decisamente lanceolata; la base delle foglie (specialmente quelle basali) è progressivamente ristretta verso il picciolo; i capolini sono più grandi; le squame involucrali esterne sono lunghe come quelle interne; il colore dei fiori è più intenso. Il numero dei fiori ligulati varia da 12 a 22.
Fioritura: da luglio a agosto.
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita Sud-Europeo
Habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono i ghiaioni, le pietraie, i ruderi, i margini erbacei dei boschi, i popolamenti a lavanda e boscaglie di pini montani. Il substrato preferito è calcareo (in parte anche calcareo/siliceo) con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.
Distribuzione altitudinale: questa entità frequenta in parte il piano vegetazionale montano e completamente quello subalpino e quello alpino.
Dal punto di vista fitosociologico l'entità di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:
Formazione: Comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite
Classe: Elyno-Seslerietea variae;
Subsp. gerardii
Distribuzione della sottospecie gerardii (Distribuzione alpina[14])
Nome scientifico: Senecio doronicum subsp. gerardii (G. & G.) Nyman (1879)
Descrizione: questa sottospecie è gracile con pochi capolini (1 – 3); i rami sono più allungati; la lamina delle foglie è più ovata; la base delle foglie (specialmente quelle basali) è arrotondata, quasi troncata; le squame involucrali esterne sono lunghe la metà di quelle interne; i capolini sono più piccoli (2 – 3cm di diametro); il colore dei fiori è giallo pallido. Il numero dei fiori ligulati varia da 12 a 17.
Fioritura: da giugno a agosto.
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita Sud Ovest-Europeo
Habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono le praterie rase e i pascoli del piano subalpino e alpino, ma anche zone rocciose e luoghi pietrosi. Il substrato preferito è calcareo (in parte anche calcareo/siliceo) con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.
Distribuzione altitudinale: questa entità frequenta completamente il piano vegetazionale montano e in parte quello subalpino e quello alpino.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:
Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
Classe: Festuco-Brometea
Ordine: Ononidetalia striatae
Alleanza: Ononidion striatae
Altre sottospecie
Un'altra sottospecie (non presente sul territorio italiano) è:[15]
distribuita solamente nella penisola Balcanica.
Altre entità una volta considerate specie autonome, ora sono state incluse in Senecio doronicum:[16]
Senecio lagascanus DC.
Senecio lusitanicus (Cout.) Pérez-Romero
Senecio provincialis (L.) Druce
Senecio ruthenensis Mazuc & Timb.-Lagr.
Ugualmente diverse varietà di questa specie sono ora considerate sinonimi:[9]
Senecio doronicum var. contractus Rouy (1903)
Senecio doronicum var. glabratus Hegetschw. & Heer (1840)
Senecio doronicum var. laricetorum Briq. & Cavillier in Burnat (1917)
Senecio doronicum var. microcephalus Briq. & Cavillier in Burnat (1917)
Senecio doronicum var. polycephalus DC. (1838)
La specie di questa voce ha ancora bisogno di studi monografici per conoscerla meglio; in effetti non tutte le varie checklist botaniche sono concordi nell'accettare come valide le sottospecie indicate qui.
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Cineraria cordifolia Lapeyr. ex Willk. & Lange
Crociseris doronicum Fourr.
Doronicum helveticum Mill.
Doronicum incanum L.
Senecio barrelieri Gouan (1773)
Senecio doronicum subsp. gerardi: sinonimo della subsp. gerardii
Senecio gerardii G. & G.: sinonimo della subsp. gerardii
Senecio longipetalus Sennen (1929)
Senecio montanus Lam. (1779)
Senecio obovatus Arvet-Touvet (1871)
Senecio provincialis: sinonimo della subsp. gerardii
Senecio rotundifolius Lapeyr.
Senecio tomentosus Dulac (1867)
Solidago doronicum L. (1753)
Specie simili
Oltre ad essere abbastanza simile ad altre specie dello stesso genere, questa pianta può essere confusa con alcune specie del genere Doronicum: Doronicum grandiflorum e Doronicum clusii. La tabella seguente evidenzia le differenze tra i due generi soprattutto per quanto riguarda le specie in esame:
Carattere
Genere Doronicum
Genere Senecio
Foglie cauline alla base
amplessicaule
ristrette ma mai amplessicaule
Squame dell'involucro
disposte su più serie
disposte su una sola serie (più un verticillo alla base)
Forma delle squame
strettamente lanceolate
lineare
Bordi delle squame
arcuati
paralleli
Larghezza delle squame
2 – 4,5mm
0,7 – 0,9mm
Usi
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
Secondo la medicina popolare i fiori di questa pianta possono combattere l'asma.[17]
Altre notizie
Il Senecione mezzano in altre lingue viene chiamata nei seguenti modi:
Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Classification of Compositae (PDF), in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009, pp.171-189. URL consultato il 6 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN88-7287-344-4.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p.163, ISBN88-7621-458-5.
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