Il nome Arctium, come tanti altri, fu introdotto nella sistematica da Linneo, ma sicuramente l'origine è più antica. "Arctium" (in greco"arction") vuol dire orso (= "arctos"). Probabilmente si fa riferimento alla villosità e all'aspetto ispido della pianta.[3] L'epiteto specifico nemorosum (dal latino"nemos" = radura, bosco[4]) fa riferimento all'habitat tipico di questa specie.
Il binomio scientifico attualmente accettato è stato proposto dal botanico Alexandre Louis Simon Lejeune (1779–1858) nella pubblicazione "Magasin d'horticulture. Liège" del 1833.[5]
Descrizione
Il portamento
La bardana selvatica è alta da 8 a 25 dm. La forma biologica è emicriptofita bienne (H bienn): si tratta quindi di una pianta a ciclo di sviluppo biennale (nel primo anno si formano solamente le foglie; i fiori si sviluppano nel secondo), mentre la riproduzione avviene tramite gemme poste a livello del terreno. Spesso la forma complessiva della pianta è piramidale e a consistenza robusta. L'altezza varia da 8 a 25 dm.[6]
Radici
La radice è di tipo fittonante.
Fusto
Parte ipogea: la parte sotterranea è un fittone (e quindi il fusto ipogeo è praticamente inesistente).
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, pubescente, ramificata e spesso è arrossata e striata. I rami sono patenti alla base, ma penduli all'apice.
Foglie
Il picciolo cavoLe foglie Località: Giardino Botanico Alpino "Giangio Lorenzoni", Pian Cansiglio, Tambre d'Alpago (BL), 1000 m s.l.m. - 16/7/2009
Le foglie sono in genere intere, a lamina allargata e ruvide con bordi grossolanamente dentati e ondulati. Il picciolo è cavo (a volte solo alla base). Sono glabre e verdi nella parte superiore; biancastre e ragnatelose o grigio-tomentose inferiormente. Lunghezza del picciolo: 1 - 3 dm.
Foglie cauline: la disposizione delle foglie lungo il caule è alterna; sono sessili e la forma della lamina è lanceolata.
Infiorescenza
Infiorescenza Località: Giardino Botanico Alpino "Giangio Lorenzoni", Pian Cansiglio, Tambre d'Alpago (BL), 1000 m s.l.m. - 16/7/2009
L'infiorescenza è costituita da diversi capolino sferici riuniti in corimbi. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo (o pedicello) sorregge un involucro composto da diverse brattee (o squame) lesiniformi, verdi e sub-glabre disposte su più serie e formanti un riccio di aculei uncinati giallastri all'apice (rossastri appeno sotto), che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi. Le squame sono di dimensioni diverse e comunque di poco inferiori ai fiori, i bordi sono finemente seghettati e sono inoltre persistenti. Diametro dei capolini: 3– 4cm. Lunghezza dei peduncoli: 1– 3cm. Dimensione delle squame: larghezza 1,5mm; lunghezza 15mm.
Fiore
I fiori sono tutti del tipo tubuloso (il tipo ligulato, i fiori del raggio, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono ermafroditi, attinoformi, tetra-ciclici (con quattro verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ossia sia il calice che la corolla sono composti da cinque elementi).
Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
Corolla: la corolla ha una forma cilindrica terminante con 5 denti; il colore è purpureo. Lunghezza dei fiori: 15mm.
Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e glabri; le antere sono saldate fra di loro e formano un manicotto circondante lo stilo.
Gineceo: l'ovario è infero e uniloculare formato da 2 carpelli; lo stilo è unico con uno stimma terminale bifido e glabro (è presente solamente un ciuffo di peli all'apice dello stilo).
Fioritura: da luglio a settembre.
Frutti
Il frutto è un achenio di pochi millimetri (8– 11mm) di colore scuro. Il pappo presenta una coroncina di brevi setole.
Biologia
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
Distribuzione e habitat
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[8] – Distribuzione alpina[9])
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Europeo (Sub-Atlantico).
Distribuzione: in Italia questa specie è considerata rara, ma si trova ovunque (esclusa la Sardegna). Nelle Alpi è quasi ovunque presente (sia sul versante italiano che oltreconfine). Sui vari rilievi europei si trova nella Foresta Nera, Massiccio del Giura, Monti Balcani e Carpazi.[9] Questa specie è presente solamente in Europa.[10]
Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i boschi umidi (faggete, pioppeti, frassineti, ontaneti e saliceti), le schiarite forestali, i sentieri boschivi e i boschi cedui; ma anche arbusteti meso-termofili. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcare/siliceo con pH basico-neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 100 fino a 1.500 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano e parzialmente quello subalpino.
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[9]:
Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri;
Classe: Epilobietea angustifolii
Ordine: Atropetalia bella-donae
Alleanza: Atropion
Sistematica
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[11], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[12] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[13]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][14][15]
Filogenesi
Il genere Arctium (con 44 specie, 4 delle quali nella flora spontanea italiana) appartiene alla sottotribù Arctiinae (in precedenza era descritto nel gruppo tassonomico informale Arctium-Cousinia Group)[16] (tribù Cardueae, sottofamiglia Carduoideae).[15][17][18][19] In natura esistono inoltre molti ibridi in quanto le singole specie sono interfertili.
Il numero cromosomico di A. nemorosum è: 2n = 34 e 36.[6][20]
Il basionimo per questa specie è: Arctium lappa L. subsp. nemorosum (Lej.) P.D.Sell, 2006[5]
Ibridi
Al Nord dell'Italia e nell'Appennino Settentrionale si possono trovare degli ibridi con Arctium minus (Hill) Bernh..[21]
Nell'elenco seguente sono indicati alcuni ibridi interspecifici:[22]
Arctium lappa L. - Bardana maggiore: è più grande e più vigorosa della bardana minore (i capolini hanno dimensione di 3 – 4cm); inoltre le foglie sono più larghe e i rami superiori si presentano con una configurazione corimbosa.
Arctium minus (Hill) Bernh. - Bardana minore: è meno grande e meno vigorosa della bardana maggiore (i capolini hanno dimensione di 1-2 centimetri). Inoltre le foglie sono più strette
Arctium tomentosum Miller - Bardana lanuta: la caratteristica più rilevante è nell'involucro: le squame esterne sono uncinate, mentre quelle interne sono con punte diritte.
Altre notizie
La bardana selvatica in altre lingue viene chiamata nei seguenti modi:
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN88-7287-344-4.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p.55, ISBN88-7621-458-5.
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
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