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Il timo a fascetti (nome scientifico Thymus longicaulis Presl, 1826) è una pianta perenne della famiglia delle Lamiaceae.[1]

Come leggere il tassobox
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Timo con fascetti
Thymus longicaulis
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Sottofamiglia Nepetoideae
Tribù Mentheae
Sottotribù Menthinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Tribù Mentheae
Genere Thymus
Specie T. longicaulis
Nomenclatura binomiale
Thymus longicaulis
Presl, 1826
Nomi comuni

Timo a fusti allungati


Etimologia


Il nome generico (Thymus) deriva da un antico nome greco usato da Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.), un filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, autore di due ampi trattati botanici, per una pianta profumata utilizzata come incenso nei sacrifici.[2][3] L'epiteto specifico (longicaulis) indica delle piante con lunghi gambi (solitamente con diramazioni evidenti).[4][5]

Il nome scientifico è stato dato dal botanico e museologo ceco Karel Borivoj Presl (Praga, 17 febbraio 1794 – Praga, 2 ottobre 1852) nella pubblicazione "Flora Sicula (Presl) - 1: p. xxxvii. 1826" del 1826.[6]


Descrizione


Queste piante arrivano ad una altezza di 3 – 6 cm (massimo 30 cm). La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). In questa pianta sono presenti delle ghiandole essenziali.[3][7][8][9][10][11][12][13]


Radici


Le radici sono fascicolate e secondarie a partire dai nodi. Sono presenti inoltre dei fittoni legnosi e contorti


Fusto


La parte aerea del fusto è repente (strisciante) e legnosa. Il fusto è tetragono, con una sezione subquadrangolare, a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici. La superficie è ricoperta da peli deflessi (piegati verso il basso) lunghi 0,3 mm. Il tipo di copertura è "anfitrica", ossia i peli si trovano solamente sulle facce opposte, alternate ad ogni internodo.


Foglie


Le foglie, subsessili, lungo il fusto sono disposte in modo opposto (in genere a 2 a 2) e ogni coppia successiva è disposta ad angolo retto rispetto alla sottostante. La forma della lamina varia da strettamente ellittica a lineare-spatolata. La proporzione fra larghezza/lunghezza varia da 1:4 a 1:5. La superficie superiore è glabra, quella inferiore è percorsa da nervi deboli (sono poco rilevanti è più o meno verdastri) appena anastomosati. Le foglie inferiori sono riunite in fascetti alla base dei rami (4 - 6 paia di foglie inserite su 6 – 8 mm di fusto), le altre sono progressivamente ingrandite verso l'apice. Non sono presenti stipole.


Infiorescenza


Le infiorescenze sono formate da alcuni fiori raccolti in verticilli spicati eretti a forma da sferica a ovoide (le infiorescenze si trovano nella porzione superiore dei fusti). I verticilli sono terminali o (nel caso di infiorescenze allungate) ascellari distribuiti lungo il fusto più o meno spaziati. Le brattee dell'infiorescenza sono simili alle foglie.


Fiore


I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice, ossia il perianzio, sono a 5 parti). Lunghezza del fiore: 4 – 6 mm.

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), supero, 4 nucule[8][10]

Frutti


Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule (tetrachenio) secche, con forme da ovoidi a oblunghe, con superficie liscia e glabra. La posizione è all'interno del calice persistente. L'endosperma è scarso o assente.


Riproduzione



Distribuzione e habitat


Distribuzione della pianta  (Distribuzione regionale[16] – Distribuzione alpina[17])
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[16] – Distribuzione alpina[17])

Fitosociologia


Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]

*Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche.
*Classe: Festuco-Brometea.

Tassonomia


La famiglia di appartenenza della specie (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[10], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie: il genere Thymus è descritto nella tribù Mentheae (sottotribù Menthinae) appartenente alla sottofamiglia Nepetoideae.[7][19]


Variabilità interspecifica e specie simili


Il genere Thymus è molto difficile da "trattare" in quanto le varie specie sono molto simili ad un esame superficiale. Solamente dopo una analisi completa del portamento compreso l'apice vegetativo e i rami laterali è possibile identificare un campione.[9] Fondamentalmente si possono trovare tre tipi di portamento:

Importante nell'identificare le varie specie è anche il riconoscimento del carattere dei peli lungo il fusto: tipo, lunghezza e distribuzione. In particolare si riconoscono tre tipi di distribuzione dei peli:

Anche il tipo di nervatura delle foglie è soggetta a variabilità interspecifica. Si distinguono nervature "forti" quando i nervi sono più sporgenti e colorati diversamente (paglierino) rispetto alla superficie della foglia; e nervature "deboli" per nervi meno rilevanti e colorati più o meno di verde come le foglie.

La pianta di questa voce fa parte del Gruppo di Thymus serpyllum (Serpillo, Serpolino e Pepolino) comprendente (relativamente alla flora spontanea del territorio italiano) le seguenti specie (oltre a Thymus longicaulis): Thymus kosteleckyanus Opiz, Thymus praecox Opiz, Thymus odoratissimus Mill., Thymus oenipontanus Heinr. Braun, Thymus thracicus Velen., Thymus alpestris Tausch e Thymus pulegioides L.. Le specie di questo gruppo sono molto simili tra di loro e spesso vengono confuse le une con le altre; i caratteri comuni a questo gruppo sono:[9]

L'habitat tipico per queste specie sono i prati aridi di tipo steppico, le pietraie e le rupi soleggiate.

Altre specie simili sono:

Per questa specie è riconosciuta come valida la seguente sottospecie:


Ibridi


La specie di questa voce con la specie Thymus pulegioides L. forma l'ibrido:[9]


Sinonimi


Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]

Sinonimi per la sottospecie chaubardii:[22]


Altre notizie


Il timo a fusti allungati in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:


Note


  1. Thymus longicaulis, su The Plant List. URL consultato il 26 gennaio 2017.
  2. David Gledhill 2008, pag. 379.
  3. Motta 1960, Vol. 3 - pag. 841.
  4. David Gledhill 2008, pag. 241.
  5. Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 26 gennaio 2017.
  6. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 26 gennaio 2017.
  7. Kadereit 2004, pag. 238.
  8. Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 7 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  9. Pignatti, vol. 2 – pag. 492.
  10. Judd, pag. 504.
  11. Strasburger, pag. 850.
  12. Catalogazione floristica - Università di Udine, su mitel.dimi.uniud.it. URL consultato il 26 gennaio 2017.
  13. Pasqua et al 2015, pag. 450.
  14. Musmarra 1996.
  15. Pignatti, vol. 2 – pag. 437.
  16. Conti et al. 2005, pag. 175.
  17. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 150.
  18. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 28 gennaio 2017.
  19. Olmstead 2012.
  20. Thymus illyricus, su The Plant List. URL consultato il 23 gennaio 2017.
  21. Thymus carstiensis (Velen.) Ronniger, su The Plant List. URL consultato il 23 gennaio 2017.
  22. Thymus longicaulis subsp. chaubardii (Rchb.f.) Jalas, su The Plant List. URL consultato il 28 gennaio 2017.

Bibliografia



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