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Il doronico dei macereti (nome scientifico Doronicum grandiflorum Lam., 1786) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Doronico dei macereti
Doronicum grandiflorum
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Doroniceae
Genere Doronicum
Specie D. grandiflorum
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Doroniceae
Genere Doronicum
Specie D. grandiflorum
Nomenclatura binomiale
Doronicum grandiflorum
Lam., 1786
Nomi comuni

Doronico a fiori grandi


Etimologia


Il nome generico (Doronicum) potrebbe derivare da un termine dell'Arabia: Doronigi o Doronidge.[3] L'epiteto specifico (grandiflorum) si riferisce alle dimensioni dei capolini.[4]

Il binomio scientifico attualmente accettato (Doronicum grandiflorum) è stato proposto dal biologo, zoologo e botanico francese Jean-Baptiste Lamarck (1744 – 1829) nella pubblicazione ”Encyclopédie Méthodique, Botanique” del 1786[5]


Descrizione


Tipologia di peli sulle foglie e sull'involucro
Tipologia di peli sulle foglie e sull'involucro
Il portamento
Il portamento
Le foglie
Le foglie
Infiorescenza
Infiorescenza
I fiori
I fiori

Habitus. Le piante di questa specie sono erbacee perenni provviste, soprattutto nelle parti alte e sul bordo delle foglie, di peli pluricellulari semplici ma ghiandolari. La determinazione esatta della forma e lunghezza dei peli è molto importante per definire la specie nell'ambito del genere. Purtroppo alcuni peli sono distinguibili solamente con un buon microscopio a 20-50 ingrandimenti. La tavola a fianco indica il tipo di peli presenti sul bordo delle foglie e sulla superficie delle brattee dell'involucro del doronico dei macereti.[6] L'altezza di queste piante varia da 10 a 30 cm (massimo 50 cm). La forma biologica è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati rizomi, dei fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.[7][8][9][10][11][12]

Radici. Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto.

Foglie. Le foglie sono intere con bordo provvisto di peli; i peli sono presenti anche sulla superficie (vedere tabella con disegno dei peli). Si distinguono due tipi di foglie:

Infiorescenza. L'infiorescenza è formata da grandi capolini solitari color giallo-oro che normalmente sovrastano l'apparato fogliare. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo peloso-ghiandoloso sorregge un involucro a forma di coppa composto da più brattee lineari-lanceolate disposte in più serie (2 - 3) spiralate, che fanno da protezione al ricettacolo basale (che in questo caso è nudo – senza pagliette) sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (di colore giallo chiaro) e quelli interni tubulosi (di colore giallo accentuato). Le squame hanno dei peli ghiandolosi allungati e peli semplici a punta ottusa. Diametro dei capolini: 4 – 6 cm.

Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono bisessuali.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[13]

Frutti. I frutti sono degli acheni oblunghi con dei solchi longitudinali. Sono inoltre provvisti di pappo in serie multiple formato da soli peli senza coroncina (anche i fiori del raggio, quelli ligulati, sono provvisti di pappo). Dimensione degli acheni: 2 mm.


Biologia



Distribuzione e habitat


Distribuzione della pianta(Distribuzione regionale[15] – Distribuzione alpina[16])
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[15] – Distribuzione alpina[16])

Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita – Sud Ovest Europeo.

Distribuzione: in Italia questa pianta si trova solo nelle Alpi. Oltre confine è presente sul resto delle Alpi e anche nei seguenti gruppi montuosi europei: Massiccio del Giura, Pirenei e Monti Balcani.

Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i macereti, i ghiaioni, i pendii franosi e zone ruderali in genere. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.

Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 2.000 fino a 2.500 m s.l.m. (raramente scendono fino a 1.600 m s.l.m. oppure salgono oltre i 2.930 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: alpino e in parte subalpino e nivale.


Fitosociologia



Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]

Formazione: delle comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
Classe: Thlaspietea rotundifolii
Ordine: Thlaspietalia rotundifolii

Areale italiano

Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]

Macrotipologia: vegetazione casmofitica, glareicola ed epifitica
Classe: Thlaspietea rotundifolii Br.-Bl., 1948
Ordine: Thlaspietalia rotundifolii Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny, 1926
Alleanza: Thlaspion rotundifolii Jenn-Lips, 1930

Descrizione. L'alleanza Thlaspion rotundifolii è relativa alle comunità che si sviluppano sui conoidi di natura carbonatica dal piano subalpino a quello nivale delle Alpi.[18]

Specie presenti nell'associazione: Thlaspi rotundifolium, Papaver alpinum, Saxifraga sedoides, Pritzelago alpina, Cerastium carinthiacum, Achillea oxyloba, Achillea atrata, Poa minor, Scorzoneroides montana, Linaria alpina, Doronicum grandiflorum, Galium helveticum, Trisetum distichophyllum, Silene alpina, Chrysanthemum atratum, Athamanta cretensis, Cystopteris regia, Poa cenisia, Valeriana montana, Rumex scutatus, Adenostyles glabra, Gypsophila repens e Saxifraga macropetala.

Altre alleanze e associazioni per questa specie sono:[17]


Sistematica


La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[19], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[20] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[21]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][11][10]


Filogenesi


Il genere Doronicum non è molto numeroso, comprende 29 specie, distribuite quasi unicamente nell'emisfero boreale (Vecchio Mondo), delle quali 8 sono proprie della flora italiana. Il genere appartiene alla sottofamiglia delle Asteroideae e, da un punto di vista filogenetico, si trova in posizione "basale" rispetto all'intera sottofamiglia.[11]

All'interno del genere D. grandiflorum appartiene alla sezione Aronicum caratterizzata dall'avere i frutti acheni tutti con pappo) e le foglie radicali irregolarmente dentellate.[3]

Ulteriori caratteri distintivi per questa specie sono:[12]

  • il rizoma è sottile e glabro;
  • la base delle foglie cauline superiori è arrotondata e semiamplessicaule, i margini delle stesse sono ricoperti da peli allungati semplici ottusi all'apice.

Il numero cromosomico della specie è: 2n = 60.[12]


Sottospecie


Doronicum grandiflorum è una specie variabile. Le caratteristiche più soggette a variabilità sono le foglie: la lamina può assumere una forma più nettamente triangolare. Sono comunque sempre i peli a fornire un carattere distintivo abbastanza sicuro (quelli non ghiandolari hanno una punta arrotondata e non acuminata). In realtà anche i peli sono soggetti a variabilità anche a causa di probabili ibridazioni con altre specie (vedi paragrafo seguente).[6]

Per questa specie sono riconosciute le seguenti due sottospecie:[2]


Ibridi


D. grandiflorum può ibridarsi con le seguenti altre specie:[6]

  • Doronicum glaciale (Wulfen) Nyman
  • Doronicum clusii (All.) Tausch

Specie simili



In generale tutti i “doronici” montani d'alta quota sono di difficile determinazione; questo vale per le seguenti specie : Doronicum austriacum, Doronicum glaciale, Doronicum columnae e Doronicum clusii (per le varie differenze morfologiche consultare le rispettive voci).


Giardinaggio


Come per altre specie anche per queste piante l'unico interesse è quello orticolo. Questo grazie ad alcune caratteristiche come i fiori grandi, la vivacità dei colori e la lunga fioritura oltre ad una certa resistenza ai climi freddi. Sono adatte unicamente al giardino rocciosi e alpino in quanto allo stato libero, raramente scendono sotto i limiti di altitudine superiore del bosco di faggio o di castagno.[3]


Note


  1. (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 16 settembre 2022.
  3. Motta 1960, Vol.1 p.47.
  4. Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 16 settembre 2022.
  5. Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 19 giugno 2011.
  6. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 113.
  7. Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  8. Strasburger 2007, pag. 860.
  9. Judd 2007, pag.517.
  10. Kadereit & Jeffrey 2007, pag.215.
  11. Funk & Susanna 2009, pag. 503.
  12. Pignatti 2018, vol.3 pag.892.
  13. Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  14. Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  15. Conti et al. 2005, pag. 88.
  16. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 532.
  17. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 16 settembre 2022.
  18. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 33.2.1 ALL. THLASPION ROTUNDIFOLII JENNY-LIPS 1930. URL consultato il 6 aprile 2022.
  19. Judd 2007, pag. 520.
  20. Strasburger 2007, pag. 858.
  21. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.

Bibliografia



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