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Marrubieae Engl., 1892 è una tribù di piante Spermatofite Dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae (ordine delle Lamiales).[1]

Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Marrubieae
Marrubium vulgare
(Marrubio comune)
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Sottofamiglia Lamioideae
Tribù Marrubieae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Tribù Marrubieae
Engl., 1892
Generi

Etimologia


Il nome della tribù deriva dal suo genere più importante: Marrubium, la cui etimologia deriva dall'ebraico "marrob" ( = amaro), nome latino per un rimedio familiare per la tosse; ma potrebbe derivare anche da un antico nome volgare usato dal popolo di Roma. In tutti i casi tale nome s'incontra per la prima volta negli scritti di Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79]) scrittore, ammiraglio e naturalista romano.[2][3][4] Il nome scientifico della tribù è stato definito da Adolf Engler (Zagan, 25 marzo 1844 – Berlino, 10 ottobre 1930), botanico tedesco famoso per i suoi lavori sulla tassonomia delle piante, nella pubblicazione "Grosse Ausgabe. Berlin - ed. 1: 164." del 1892.[5][6]


Descrizione


Il portamentoBallota hirsuta
Il portamento
Ballota hirsuta
Le foglieMarrubium incanum
Le foglie
Marrubium incanum
InfiorescenzaBallota nigra
Infiorescenza
Ballota nigra
Il fioreMarrubium vulgare
Il fiore
Marrubium vulgare
  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa, 4 nucule[7][10]
  • Calice: il calice, gamosepalo e persistente, è multilobato (da 5 a 15 fino a 30 lobi). I lobi, lesiniformi, di solito sono uguali o variamente ineguali. La parte terminale dei lobi può essere spinosa o anche uncinata. La forma del calice è da campanulata a tubulosa con 5 - 10 venature.
  • Corolla: la corolla, gamopetala e zigomorfa, alla base ha la forma di un tubo e termina con due labbra con 5 lobi (raggruppamento 2/3) oppure 4 lobi (raggruppamento 1/3). Il labbro superiore, appena sporgente (o non) dal calice, è bilobato, piatto e moderatamente lungo o tipo cappuccio a volte densamente peloso e con i margini dentellati o interi; quello inferiore è proiettato in avanti, con portamento patente, e termina con un lobo allargato con una lieve (o evidente) protuberanza centrale (risulta quindi trifido). I colori della corolla sono bianco, rosa o purpureo, raramente sono gialli.
  • Androceo: l'androceo possiede quattro stami didinami generalmente corti (quelli anteriori sono più lunghi) tutti fertili e inclusi nella corolla e posizionati sotto il labbro superiore. I filamenti sono adnati alla corolla (verso la metà lunghezza del tubo corollino) e provvisti di ciuffi di peli attorno alla loro inserzione. Le antere sono ravvicinate a coppie e sono biloculari. Le teche sono più o meno distinte e confluenti o subconfluenti; la deiscenza è logitudinale. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato. Il nettario a forma di disco è ricco di sostanze zuccherine.
  • Gineceo: l'ovario, profondamente quadri-lobato, è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[12] Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme ed è incluso nella corolla. Lo stigma è bifido con lobi uguali o subuguali.

Riproduzione



Distribuzione e habitat


Le specie di questa tribù hanno una distribuzione eurasiatica (soprattutto euromediterranea) con habitat relativi a climi per lo più temperati e luoghi asciutti (Sulaimania).


Sistematica


La famiglia di appartenenza della tribù (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[7], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie; la tribù Marrubieae appartiene alla sottofamiglia Lamioideae.[1]


Filogenesi


Cladogramma della tribù
Cladogramma della tribù

La tribù Marrubieae si presenta con una monofilia ben supportata. All'interno della sottofamiglia Lamioideae la tribù di questa voce si trova nel gruppo più interno in posizione "gruppo fratello" rispetto alle tribù Lamieae + Leucadeae. All'interno della tribù due specie del genere Ballota sono "gruppo fratello" del resto della tribù formato da due sottocladi: (A) Moluccella + Sulaimania e (B) Ballota + Marrubium. In particolare il genere Ballota risulta polifiletico in quanto le due specie B. integrifolia e B. frutescens formano un clade separato dalle restanti specie del genere e formano la sezione Ballota sez. Acanthoprasium. Anche da un punto di vista morfologico le due specie separate differiscono dalle altre per un portamento più legnoso con bratteole spinose. Nel sottoclade "B" la specie B. nigra è "gruppo fratello" del genere Marrabium per cui anche senza la sez. Acanthoprasium il genere Ballota risulterebbe sempre parafiletico; mentre il genere Marabium è monofiletico. Nel sottoclade "A" l'intrusione di due specie del genere Otostegia (altrimenti appartenente alla tribù Leucadeae) è fortemente sostenuta dai dati molecolari insieme al genere monotipo Sulaimania e la specie Moluccella aucheri. Il sottoclade "A" è anche supportato dai dati morfologici (le nucule sono troncate apicalmente; il labbro superiore della corolla non è barbuto ai margini; il calice è zigomorfo con l'interno glabro).[15][16]

Il cladogramma a lato, tratto dallo studio citato[15] e semplificato, dimostra la struttura interna della tribù.


Composizione della tribù


La tribù è formata da 4 generi e 70 specie:[1][9]

Alcuni botanici propongono di descrivere la specie Ballota frutescens (L.) Woods nel nuovo genere Acanthoprasium (Benth.) Spenn con il nome di Acanthoprasium frutescens (L.) Spenn.[15]


Generi/specie in Europa e Italia


In Europa (compreso l'areale mediterraneo) e in Italia (allo stato spontaneo) sono presenti i seguenti generi/specie:

GenereSpecie europeeSpecie in Italia[17]
Ballota27[18]Ballota frutescens (L.) Woods
Ballota hispanica (L.) Benth.
Ballota nigra L.
Ballota pseudodictamnus (L.) Benth.
Marrubium43[19]Marrubium alysson L.
Marrubium incanum Desr.
Marrubium peregrinum L.
Marrubium vulgare L.
Moluccella2[20]Molucella spinosa L.

Alcune specie



Note


  1. Olmstead 2012.
  2. David Gledhill 2008, pag. 251.
  3. Motta 1960, Vol. 2 - pag. 810.
  4. Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 20 novembre 2015.
  5. Crescent Bloom Database, su crescentbloom.com. URL consultato il 20 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  6. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 20 novembre 2015.
  7. Judd, pag. 504.
  8. Strasburger, pag. 850.
  9. Kadereit 2004, pag. 226.
  10. dipbot.unict.it, https://web.archive.org/web/20160304200501/http://www.dipbot.unict.it/sistematica/Lami_fam.html (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  11. Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 448.
  12. Musmarra 1996.
  13. Kadereit 2004, pag. 181.
  14. Strasburger, pag. 776.
  15. Bendiksby et al. 2011.
  16. Scheen et al. 2010, pag. 210.
  17. F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.
  18. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 21 novembre 2015.
  19. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 21 novembre 2015.
  20. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 21 novembre 2015.

Bibliografia



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