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Lonicera L. 1753 è un genere di piante Spermatofite Dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Caprifoliaceae, originario dell'America ed Estremo Oriente. Le piante di questo genere sono comunemente note come caprifogli. Vi appartengono, tra gli altri il caprifoglio alpino (Lonicera alpigena), il caprifoglio comune (Lonicera caprifolium), il caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa) e il caprifoglio peloso (Lonicera xylosteum).

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Lonicera
Lonicera caprifolium
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Euasteridi II
Ordine Dipsacales
Famiglia Caprifoliaceae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Dipsacales
Famiglia Caprifoliaceae
Genere Lonicera
L., 1753
Nomi comuni

Madreselva
Vincibosco
Ligabosco

Specie
(Vedi: Elenco delle specie di Lonicera )

Sistematica


Il genere Lonicera comprende circa 200 specie provenienti dall'Asia, America settentrionale e Europa, di queste una decina appartengono alla flora spontanea italiana, mentre in Cina si trovano la maggioranza di specie presenti (circa 100). Nelle classificazioni più vecchie la famiglia di questo genere è anche chiamata Loniceraceae Vest. È da aggiungere inoltre che prima di Linneo questo genere era chiamato Caprifolium ma anche Peryclimenon, nomenclature talora usate anche in tempi moderni. Altri generi non più in uso, le cui specie sono passare al Lonicera, sono: Xylosteum, Nintooa e Chamaecerasus. Anche l'ordine (attualmente quello delle Dipsacales) non è sempre stato lo stesso: nelle prime classificazioni filogenetiche a opera del botanico Richard von Wettstein (1863-1931) nel suo Handbuch der Systematischen Botanik (traduzione italiana: Botanica sistematica) la famiglia delle Caprifoliaceae è assegnata all'ordine delle Rubiales, alla sottoclasse delle Sympetalae e quindi alla classe delle Dicotyledones.

La classificazione di questo genere è così organizzata:

Famiglia: Caprifoliaceae definita dal botanico francese Antoine-Laurent de Jussieu (1748-1836) in una pubblicazione del 1789.
Sottofamiglia: Loniceroideae definita da Kostel. nel 1833
Tribù: Lonicereae definita dal botanico e micologo svizzero Augustin Pyrame de Candolle (1778-1841) nel 1830.
Sottotribù: Lonicerinae definita dal botanico tedesco Bernhard Adalbert Emil Koehne (1848-1918) nel 1893.
Genere: Lonicera denominata da Carl von Linné (1753)

Il genere di questa scheda è riccamente polimorfo per cui viene suddiviso in più sezioni (o sottogeneri):


Altri botanici, considerando più a fondo i vari caratteri morfologici delle varie specie, hanno suddiviso il genere fino a 6 gruppi (in fondo alla presente scheda tramite il sistema delle chiavi analitiche dicotome vengono elencate le specie spontanee della nostra flora).
Sebbene il termine caprifoglio sia largamente usato per indicare genericamente ogni specie appartenente al genere Lonicera, sarebbe auspicabile limitarne l'impiego solo per designare la specie Lonicera caprifolium L., e chiamare tutte le altre indistintamente lonìcere; equivoci che comunque si possono dissipare facilmente affiancando sempre al nome comune anche la nomenclatura binomiale scientifica.


Etimologia


Il termine del genere (Lonicera) fu coniato da Linneo nel 1753 adattando al latino il cognome "Lonitzer", volendo ricordare il botanico Adam Lonitzer (1528-1586) - in italiano questo cognome si pronuncia Lonizer - medico condotto a Francoforte. Il nome comune (caprifolium) deriva dal latino ed è composto da due termini: “capra” e “folium” (capra e foglia). Probabilmente questa dizione deriva dal fatto che le capre usano brucare le foglie di alcune specie di questo genere.
Degli altri nomi assegnati a questo genere si può citare Dioscoride che insieme ai greci chiamava queste piante "periclymenon", che tradotto liberamente significa “accerchiamento” (termine che probabilmente deriva dal verbo “perikleio”, “io mi intreccio”). Ma un'altra etimologia fa derivare questo nome dal “polimorfo” personaggio di Periclimeno, figlio di Neleo, descritto da Omero nell'Odissea. “Madreselva”, altro nome per queste piante, si trova per la prima volta nell'opera dedicata ai medicamenti del medico romano Scribonio Largo
Gli altri nomi (Vincibosco – Ligabosco) sono di derivazione rinascimentale toscana.


Morfologia


Il portamento sotto il quale si presentano le varie specie del genere è assai diverso: può comprendere piante legnose e arbusti a portamento cespuglioso, sarmentoso, cespitoso (e quindi anche eretto), ma anche rampicante o lianoso (e quindi volubile); possono essere coltivate anche in diversi esemplari ibridi, sempreverdi o caducifoglia. Delle specie spontanee italiane ad esempio metà sono volubili e lianose, l'altra metà invece hanno un abito eretto-arbustivo.
Le piante di questo genere sono molto longeve, ma presentano dei cicli vegetativi intermedi caratterizzati dal fatto che dopo pochi anni di vita si essiccano quasi completamente. A questo punto dalla ceppaia vengono emessi nuovi polloni, che naturalmente dopo un certo numero di anni si atrofizzano e muoiono, ripetendo da capo il ciclo appena descritto.


Fusto


L'altezza del fusto è molto variabile: da 20 cm fino a 7 m e in genere è molto ramoso. Questa ramosità quasi cespitosa è data dalla presenza di gemme multiple, soprannumerali e in serie sovrapposte nelle zone ascellari del fusto. Un'altra particolarità del fusto è che questo è caratterizzato dalla formazione di un unico strato di fibre “liberiane” (fibre a membrana ispessita che entrano nella costituzione del “libro”, all'interno della corteccia), per ciascun ciclo vegetativo annuale, facilitando così la determinazione della sua età.


Foglie


Le foglie possono essere persistenti, semi-persistenti o caduche; la lamina quasi sempre è semplice di forma più o meno ovata; la disposizione delle foglie lungo il fusto è opposta a 2 a 2; possono essere picciolate (specialmente nei rami sterili – senza fiori) o sessili. Spesso sono connate ossia sono appaiate e saldate alla base tra di loro e formano quindi un'unica foglia amplessicaule attraversata nel centro dal fusto (lamina perfogliata). Le pagine fogliari possono essere glabre o vellutate. In alcuni casi sono presenti delle stipole. Le dimensioni delle foglie va 1 cm a 10 cm.


Infiorescenza


L'infiorescenza può essere ascellare o terminale. I fiori sono variamente disposti ma sempre in numero relativamente piccolo per ogni infiorescenza. A volte possono essere brevemente pedicellati su 2 brattee e 4 bratteole. Altre volte si hanno capolini sessili o infiorescenze cimose (corte o allungate).


Fiori


I fiori sono zigomorfi, ermafroditi, tetraciclici (calice– corolla – androceo – gineceo) e pentameri; sono inoltre profumati da sostanze di natura benzoloide (essenze nelle quali prevalgono i composti ad anello benzoico). Questa profumazione si rileva anche spezzando i fusti della pianta.


Frutti


Il frutto è una bacca succosa di colore rosso - violaceo o nero spesso tossica per la presenza di xilosteina, xylostosidina (glycoside iridoide e alkaloide thio C18H25NO8S) hederagenina . Contiene da pochi a numerosi semi discoidi.


Distribuzione e habitat


Queste piante allo stato libero crescono su un vastissimo territorio che comprende oltre all'Europa, qualsiasi altra zona posta nell'Emisfero boreale come l'Asia, l'Africa e l'America, con particolare rilevanza per le regioni montuose dell'Asia centrale e orientale. Possiamo infatti considerare l'Himalaya, a una altitudine compresa tra i 3000 e 4000 m s.l.m., l'area di origine del genere Lonicera. comprese comunque anche le zone montuose della Cina occidentale.


Usi



Cucina


In alcune zone dell'Himalaya si consumano le bacche zuccherine della L. angustifolia, mentre in Siberia sono ricercate quelle del L. coerulea (grande arbusto a grossi frutti). Altre specie commestibili sono due piante americane: L. involucrata e L. ciliata (questa informazione viene dal Ministero dell'Agricoltura di Washington).
Inoltre alcuni fiori delle Lonicere producono un dolce nettare commestibile che può essere utilizzato come sciroppo o sorbetto o in altri dolci.


Giardinaggio


L'impiego maggiore di queste piante si ha nel giardinaggio: sembra che almeno un terzo delle specie che si conoscono siano oggetto di coltivazione nei vari giardini d'Europa e degli altri paesi.
Sono considerati arbusti rustici o semi-rustici, a seconda del clima locale, i cui pregi di profumazione, dei fiori e di portamento assicurano a essi una larga diffusione commerciale. Le specie rampicanti sono utilizzate soprattutto per ricoprire muri o pergolati o creare galleria nel giardino. Quelle arbustive si prestano ottimamente per la formazione di macchie arbustive, per formare siepi o dividere zone diverse dei giardini.
Alcune specie fioriscono subito in Primavera (L. fragrantissima); ma la maggior parte delle specie di questo genere fiorisce nella stagione più calda (estate o anche fine dell'estate). Ci sono poi specie più delicate (L. sempervirens) alle quali vanno destinate zone più calde e protette. Altre sono striscianti (L. japonica-flexuosa) e allora saranno lasciate libere di vegetare come l'edera.


Note



Specie spontanee della flora italiana


Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Lonicera.

Per meglio comprendere e individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della nostra flora) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche.

  • Gruppo 2A : l'apice delle foglie è generalmente acuto; le bacche sono rosse o nere;
Lonicera xylosteum L. - Caprifoglio peloso, Ciliegia della volpe, Sanguini, Pomola del diavolo, Gisilostio: consiste in un cespuglio non molto alto (15 dm massimo) dalla corteccia grigio-bluastra; le foglie non sono molto grandi: 5 – 6 cm; la corolla, bilabiata, è bianca alla fioritura e successivamente giallastra o rosata; il frutto è formato da due bacche subsferiche acquose saldate solo alla base. È comune in tutta l'Italia fino a 1600 m s.l.m..
Lonicera alpigena L. - Caprifoglio alpino, Madreselva alpina, Ciliegia bastarda, Ciliegia selvatica, Ciliegia di monte, Camecèraso: è un alto cespuglio (3 metri) con corteccia chiara; le foglie sono lunghe da 10 a 14 cm; i fiori sono appaiati su un unico peduncolo e hanno la corolla colore rosso – bruno; il frutto è rosso formato da due bacche concresciute per tutta la loro lunghezza. Si trova facilmente sia nelle Alpi che negli Appennini dai 800 ai 2100 m s.l.m..
  • Gruppo 2B : le foglie sono arrotondate (in qualche caso sono ottuse all'apice); le bacche sono sempre di colore scuro;
Lonicera nigra L. - Caprifoglio nero: è un basso cespuglio (15 dm) con fusto e rami color bruno; la lamina delle foglie è ellittico-acuminata; la corolla è rosea e bilabiata; il frutto è formato da due bacche rotonde saldate solo alla base. Si trova solo al nord ed è rara; è meno rara nella parte orientale a quote tra gli 800 e 1800 m s.l.m..
Lonicera caerulea L. - Caprifoglio turchino: è una pianta formata da cespugli bassi e legnosi con corteccia rossastra; le foglie sono ellittico-lanceolate; la corolla è attinomorfa e di colore giallastro (un po' bianco e un po' verde); le bacche sono completamente concresciute in unico frutto di forma ellissoide. Si trova a quote alte (1200 – 2000 m s.l.m.) solo nelle Alpi ma è rara.
  • Gruppo 3A : l'infiorescenza è composta da 3 o più fiori in brevi cime; le bacche del frutto sono separate; le piante sono spontanee e probabilmente indigene dell'Italia;
  • Gruppo 4A : le foglie superiori sono saldate a 2 a 2 fra di loro formando una sola lamina attraversata al centro dal fusto;
  • Gruppo 5A : l'infiorescenza è inserita in modo sessile sopra l'ultimo paio di foglie (brattee); i fiori comunque sono privi di brattee basali;
Lonicera implexa Aiton – Caprifoglio mediterraneo: è una pianta sempreverde di media altezza (18 dm); la corolla è bianco-rosea con labbra di circa 10 mm; lo stilo è breve e peloso. Si trova al centro e al sud fino a 800 m s.l.m..
Lonicera caprifolium L. - Caprifoglio comune, Abbracciabosco, Legabosco, Uva di San Giovanni, Manicciola: in Italia è la specie più comune del genere; può arrivare oltre i 6 metri di sviluppo a portamento lianoso; la corolla è bianca – rossa e le labbra sono lunghe quasi 2 cm; lo stilo sporge insieme agli stami ed è glabro.
  • Gruppo 5B : l'infiorescenza è inserita quasi sempre tramite un peduncolo sopra l'ultimo paio di foglie (brattee); i fiori sono inseriti all'ascella di una bratteola subrotonda;
Lonicera etrusca Santi – Caprifoglio etrusco: è una pianta a portamento lianoso; l'ultimo paio di foglie sono concresciute alla base; gli stami sporgo di 5 – 10 mm dalla corolla di colore biancastro con labbra inferiore giallo – roseo; le bacche del frutto sono rosse. È comune su tutto il territorio.
Lonicera stabiana Pasquale – Caprifoglio di Stabia: il portamento di questa pianta è quello di un arbusto rampicante; la forma della corolla è più allungata e gli stami sono appena sporgenti dalla stessa; la bacca del frutto è gialla. Si trova solamente nel napoletano a medie quote. È considerata una pianta rara ma sicuramente endemica per l'Italia.
  • Gruppo 4B : le foglie superiori sono ristrette alla base e ben separate le une dalla altre;
Lonicera periclymenum L. - Caprifoglio atlantico, Periclìmeno: il portamento è lianoso (può arrivare fino a 5 metri di sviluppo); la corolla è soffusa di purpureo e la bacca è di colore bruno – giallastra. Si trova al nord-est non frequentemente.
  • Gruppo 3B : l'infiorescenza è composta da due fiori su un unico peduncolo; le bacche del frutto sono appaiate; le piante sono state importate per essere coltivate e in un secondo tempo si sono inselvatichite;
Lonicera japonica Thumb. - Caprifoglio giapponese: raggiunge i 5 metri con un portamento lianoso sempreverde; i fiori profumano intensamente e le bacche sono nere. Si trova al nord.
Lonicera biflora Desf. : è simile alla precedente ma le bacche sono azzurro – nerastre. Si trova al sud.

Bibliografia



Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


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На других языках


[es] Lonicera

Lonicera es un género de plantas con flores perteneciente a la familia Caprifoliaceae. Comprende 526 especies descritas y de estas, solo 108 aceptadas.[2] Las especies incluidas dentro de este género normalmente son conocidas por el nombre popular de madreselvas. Son arbustos arqueados o parras sarmentosas, la mayoría con dulces fragancias y flores con forma de campana.

[fr] Chèvrefeuille

Les Chèvrefeuilles (genre Lonicera) sont des arbustes ou lianes de la famille des caprifoliacées. Certaines espèces sont aussi nommées communément camérisiers. On en connaît environ 200 espèces dans les régions tempérées de l'hémisphère nord et les régions subtropicales. L'habitat de la plupart des espèces de chèvrefeuilles est la lisière des forêts et, par extension, les haies, bords de chemins creux. Les chèvrefeuilles, autochtones ou exotiques, sont fréquemment utilisés pour former des haies ou parois décoratives.
- [it] Lonicera

[ru] Жимолость

Жи́молость (лат. Lonícera) — род прямостоячих, вьющихся или ползучих кустарников; типовой род семейства Жимолостные (Caprifoliaceae). Своё латинское название род получил в честь немецкого математика, физика и ботаника Адама Лоницера (1528—1586), хотя первоначально Карл Линней собирался назвать их каприфолями (Caprifolium), поскольку чаще всего в садах Европы выращивали именно жимолость каприфоль[4]. Ягоды некоторых видов жимолости употребляются в пищу; некоторые, наоборот, ядовиты, в том числе жимолость обыкновенная, широко распространённая в лесах средней полосы России.



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