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L'acino alpino (nome scientifico Clinopodium alpinum (L.) Kuntze, 1891) è una pianta perenne della famiglia delle Lamiaceae.[1]

Come leggere il tassobox
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Acino alpino
Clinopodium alpinum
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Sottofamiglia Nepetoideae
Tribù Mentheae
Sottotribù Menthinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Tribù Mentheae
Genere Clinopodium
Specie C. alpinum
Nomenclatura binomiale
Clinopodium alpinum
(L.) Kuntze, 1891
Nomi comuni

Santoreggia alpina


Etimologia


Il nome generico (Clinopodium) deriva da una parola greca "klinopodion" (formata da due parole: "klino" = pendenza, adagiarsi o letto e "podos" o "podios" = un piede), già usata da Dioscoride (Anazarbe, 40 circa – 90 circa), medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone, e fa riferimento alla forma di manopola dell'infiorescenza.[2] Secondo altre etimologie, facendo riferimento ad uno dei sinonimi di questa pianta (Satureja alpina (L.) Scheele, il significato potrebbe essere "salato".[3] L'epiteto specifico (alpinum) indica l'origine alpina o l'habitat più usuale di questa pianta.[4][5]

Il nome scientifico della pianta è stato definito per la prima volta da Linneo (1707 – 1778) con il nome di Thymus alpinus, perfezionato successivamente nel nome attuale dal botanico tedesco Carl Ernst Otto Kuntze (Lipsia, 23 giugno 1843 – Sanremo, 27 gennaio 1907) nella pubblicazione "Revisio Generum Plantarum: vascularium omnium atque cellularium multarum secundum leges nomeclaturae internationales cum enumeratione plantarum exoticarum in itinere mundi collectarum... Leipzig" (2: 513, 515. 1891)[6] del 1891.[7]


Descrizione


Il portamento
Il portamento
Le foglie
Le foglie
Infiorescenza
Infiorescenza
I fiori
I fiori

Queste piante raggiungono una altezza di 40–50 cm (minimo 5 cm). La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). La pubescenza è formata da peli semplici o ramificati.[8][9][10][11][12][13]


Radici


Le radici sono secondarie molto sviluppate derivate da un fittone sottile.


Fusto


La parte aerea del fusto ha un portamento più o meno prostrato (strisciante). La sezione trasversale del fusto presenta spigoli accentuati (forma tetragonale) ossia ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave. Alla base il fusto ha un carattere legnoso e in parte pubescente (ricoperto da peluria sulle facce alterne).


Foglie


Le foglie sono disposte a simmetria opposta rispetto al fusto; leggermente picciolate (lunghezza del picciolo: 1,3 mm) . La forma può essere da ovoidale a lanceolata (larghezza da 2 a 10 mm; lunghezza da 5 a 15 mm) con il margine della lamina fogliare dentellato (con denti più o meno acuti) e a volte revoluto, cioè ripiegato verso l'interno-basso della foglia; inoltre il margine non è traslucido. Sulla faccia abassiale sono presenti dei robusti nervi. Le stipole sono assenti.


Infiorescenza


L'asse principale dell'infiorescenza è indefinito, quelli laterali sono definiti. L'infiorescenza è di tipo verticillastro, è cioè costituita da un insieme di più fiori che si sviluppano contemporaneamente da un dato livello del fusto o da un nodo. Nell'infiorescenza sono presenti da 3 a 8 fiori. I fiori in genere sono maggiori delle foglie ascellanti.


Fiore


I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice sono a 5 parti).

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa, 4 nucule[9][11]

Frutti


Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule glabre e lisce. Le nucule sono provviste di areole ed hanno delle varie forme, dimensioni e colori. La deiscenza è basale o laterale.


Riproduzione



Distribuzione e habitat


Distribuzione della pianta  (Distribuzione regionale[17] – Distribuzione alpina[18])
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[17] – Distribuzione alpina[18])

Fitosociologia



Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[18]

  • Classe: Elyno-Seslerietea variae

Areale italiano

Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[20]

  • Classe: Festuco valesiacae-Brometea erecti
  • Ordine: Phleo ambigui-Brometalia esecti
  • Alleanza: Phleo ambigui-Bromion erecti
  • Suballeanza: Brachypodenion genuensis

Descrizione: la suballeanza Brachypodenion genuensis è relativa alle praterie montane e altomontane dell'Appennino centrale con cotico erboso più o meno continuo, ma anche alle praterie secondarie contraddistinte da specie endemiche, mediterraneo-montane e di orofite Sud-Europee. Questa suballeanza costituisce il limite superiore delle praterie secondarie dell'alleanza "Phleo ambigui-Bromion erecti" sui rilievi montuosi dell'Appennino centrale.[21]

Altre alleanze per questa specie sono:[20]


Tassonomia


La famiglia di appartenenza del genere (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[11], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie: il genere Clinopodium è descritto nella tribù Mentheae (sottotribù Menthinae) che appartiene alla sottofamiglia Nepetoideae.[22]

Per questa specie il basionimo è: Thymus alpinus L., 1753.[18]

Nella pubblicazione "Flora d'Italia" di Sandro Pignatti questa pianta è indicata con il nome di Acinos alpinus (L.) Moench.


Variabilità e sottospecie


Questa specie presenta una elevata variabilità probabilmente collegata ai differenti substrati ecologici sui quali vegeta. Nelle Alpi questa specie è collegata a substrati di tipo calcareo (formazioni a Sesleria), soprattutto terreni d'erosione ricchi di pietrisco sciolto e quindi in condizioni di scarsa concorrenza con altre specie; sull'Appennino si trova in zone scarsamente popolate (può essere considerata una specie pioniera) come ghiaie consolidate, greti e pendii franosi.[10]

La variabilità si presenta nei seguenti caratteri:

  • il portamento può essere più o meno prostrato;
  • il fusto e i calici possono presentare una pelosità variabile (in alcuni casi i peli tendono a incurvarsi);
  • le foglie si presentato con un rapporto lunghezza/larghezza variabile; anche la profondità e acutezza dei denti è variabile;
  • le dimensioni della corolla possono essere variabili.

In Italia sono presenti le seguenti sottospecie:[17][19]

Nota: Sandro Pignatti nella pubblicazione "Flora d'Italia" descrive la specie Acinos granatensis (Boiss. & Reut.) Pereda (Acino dell'Etna), attualmente considerata un sinonimo e distribuita in Calabria e in Sicilia. Si distingue dalla specie di questa voce per il fusto maggiormente lignificato e ricoperto da peli riflessi, per il calice più lungo (5 – 6 mm) con denti più brevi e peli uncinati ripiegati in avanti.[10]

Altre sottospecie presenti nell'areale del Mediterraneo:[1][19]


Ibridi


Sul territorio italiano è possibile incontrare popolazioni di aspetto intermedio tra Clinopodium alpinum e Clinopodium acinos (L.) Kuntze il cui ibrido è chiamato Clinopodium x mixtum (Ausserd. ex Heinr.Braun & Sennholz) Starm., 2011 (basionimo: Calamintha × mixta Ausserd. ex Heinr.Braun & Sennholz, 1890).[10][23]


Sinonimi


Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]


Usi


Avvertenza
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia


Secondo la medicina popolare questa pianta ha le seguenti proprietà medicamentose:[24]


Cucina


Le foglie si usano come il te.


Altre notizie


L'acino alpino in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:


Note


  1. Clinopodium alpinum, su The Plant List. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  2. David Gledhill 2008, pag. 111.
  3. Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  4. David Gledhill 2008, pag. 43.
  5. Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  6. BHL – Biodiversity Heritage Library, su biodiversitylibrary.org. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  7. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  8. Kadereit 2004, pag. 241.
  9. Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 7 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  10. Pignatti, vol. 2 – pag. 484.
  11. Judd, pag. 504.
  12. Strasburger, pag. 850.
  13. Catalogazione floristica – Università di Udine, su mitel.dimi.uniud.it. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  14. Musmarra 1996.
  15. Pignatti, vol. 2 – pag. 437.
  16. Strasburger, pag. 776.
  17. Conti et al. 2005, pag. 138.
  18. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 – pag. 46.
  19. EURO MED – PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 5 ottobre 2016.
  20. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Acinos alpinus. URL consultato il 5 ottobre 2016.
  21. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 51.3.1.2 SUBALL. BRACHYPODENION GENUENSIS BIONDI, BALLELLI, ALLEGREZZA & ZUCCARELLO EX BIONDI & GALDENZI 2012. URL consultato il 5 ottobre 2016.
  22. Olmstead 2012.
  23. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 5 ottobre 2016.
  24. Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 5 ottobre 2016.

Bibliografia



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