La carlina comune (nome scientifico Carlina vulgaris L. 1753) è una pianta angiosperma dicotiledone di aspetto erbaceo, con fusto eretto appartenente alla famiglia delle Asteraceae.[1][2]
Il nome del genere (proposto nel XIV secolo dal botanico aretino Andrea Cesalpino) sembra derivare da Carlo Magno che si illuse di usarla come medicinale durante una pestilenza dei suoi soldati nei pressi di Roma (informazione avuta in visione da un angelo). In altri testi si fa l'ipotesi che il nome derivi dalla parola carduncolos (diminutivo di cardo = “cardina” o “piccolo cardo”) e in definitiva da Carlo V, questo in riferimento alla somiglianza con le piante del genere “Cardo” (Asteraceae). Vulgaris significa "comune".
Nella lingua inglese questa pianta si chiama Carline thistle.
Descrizione
Descrizione delle parti della pianta
La pianta della “carlina comune” può raggiungere i 40cm di altezza (raramente i 60cm). La forma biologica della specie è emicriptofita scaposa ("H scap"): ossia è una pianta perennante tramite gemme posizionate al livello del terreno con fusto allungato non molto foglioso. Si tratta di una specie perenne (o biennale).[3][4][5][6][7][8]
Radici
La radice è un fittone lungo e ramificato.
Fusto
Fusto ramoso in alto Torrente Cicogna, Limana(BL), 360 m s.l.m. - Settembre 2007
In fusto si presenta tenace ed eretto di colore rossastro con striature. Nella parte alta è ramoso - corimboso ed è percorso da peli per tutta la sua lunghezza (può essere anche tomentoso e a volte ragnateloso)
Foglie
Foglie basali: la foglie basali sono lunghe 6– 8cm; hanno la forma ovato - lanceolata e il margine è dentato come nei cardi. Le spine terminali (che sono il proseguimento della nervatura centrale) sono piuttosto robuste.
Foglie cauline: le foglie cauline si presentano in tre tipologie diverse a seconda della posizione lungo il fusto;
(1) foglie alla base del fusto (non è la rosetta basale!): sono di forma ovale– oblunga (la base della foglia è cuoriforme), sono inoltre brevemente picciolate e sub – patenti; lunghezza fino a 15 cm;
(2) nella parte mediana sono sessili (o semiamplessicauli), un po' coriacee e di forma ovale - lanceolata e patenti con spine di 2– 4 mm; dimensione: larghezza 1 cm, lunghezza 3– 5 cm;
(3) le foglie appena sotto il capolino sono trasformate in brattee spinose; sono cigliate e carenate.
In tutti i casi la pagina inferiore della foglia è sparsamente tomentosa (o ragnatelosa) e comunque pubescente; il colore è grigio– verde; i margini sono dentati con robusti aculei. La consistenza delle foglie è cartilaginea. Questa pianta sverna con solamente una rosetta basale di foglie.
Infiorescenza
Capolini con fiori tubulosi
L'infiorescenza è composta da numerosi capolini terminali peduncolati. I capolini sono sorretti da un involucro cilindrico di squame circondato da foglie involucrali (brattee). Anche le squame si presentano in tre tipologie diverse:
(1) le squame esterne dell'involucro (quelle inferiori) sono di tipo fogliare (brattee o foglie involucrali), sono appressate e più brevi delle squame vere e proprie (lesiniforme); larghezza 2,5 mm, lunghezza 15– 17 mm;
(2) le squame centrali sono simili alle esterne ma più spinose;
(3) le squame superiori sono strette, lesiniforme, riflesse e raggianti (sembrano fiori lugulati, ma non lo sono!); sono disposte in due serie: quelle inferiori sono larghe 1 mm e lunghe 10 mm con spine pennate nerastre; quelle superiori sono larghe 0,6– 0,7 mm e lunghe 17-18 mm; sono giallastre (giallo paglierino) all'apice e quasi purpuree alla base.
Dimensione del capolino: 2– 4cm (con le foglie involucrali arriva fino a 12cm).
Fiori
I fiori sono tutti del tipo tubuloso(il tipo ligulato, i fiori del raggio, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono inoltre ermafroditi, tetra-ciclici (calice – corolla – androceo – gineceo), pentameri e attinomorfi.
Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
Corolla: la corolla è di colore giallastro o giallo– paglierino a volte purpurea all'apice. La forma è tubolare e termina con 5 denti. Dimensione della corolla: larghezza 0,2mm, lunghezza 11mm.
Androceo: gli stami, inseriti alla base, sono 5 con filamenti liberi; le antere caudate (con coda) sono saldate fra di loro e formano un manicotto circondante lo stilo.
Gineceo: l'ovario è infero e uniloculare formato da 2 carpelli; lo stilo è unico con uno stimma terminale bifido giallo e glabro (è presente solamente un ciuffo di peli all'apice dello stilo). Lo stimma emerge dal tubo corollino.
Fioritura: da giugno a settembre.
Frutti
Capolino in inverno con pappo piumoso Pagogna, Mel (BL), 250 m s.l.m. - Gennaio 2007
I frutti sono acheni di color ruggine, pubescenti con pappo lungo 7– 8mm composto da 10– 12 setole piumose e pelose.
Biologia
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne e api).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
Distribuzione e habitat
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[10] – Distribuzione alpina[11])
Geoelemento: il tipo corologico è "Eurosiberiano" (zone fredde e temperato– fredde dell'Eurasia); ma anche "Centro-Europeo".
Habitat: la pianta è basifila e calciofila e la si può trovare nei cedui, prati aridi e boschi radi e termofili (boschi relativamente “caldi”), ma anche in ambienti rocciosi (pinete e gineprai), o in luoghi incolti. Questa pianta non ha particolari esigenze pedologiche per cui si può ritrovare sia su sabbie mobili (non fissate), sia sulle spiagge abbandonate, così come sulle colline o montagne. Ciò indica che questa pianta non ha particolari esigenze di terreno che può essere anche incoerente ma comunque ben drenato. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere umido
Distribuzione altitudinale: la carlina comune si trova dal piano a 1.800 ms.l.m.; frequenta quindi il piano vegetazionale montano e collinare (oltre a quello planiziale– a livello del mare).
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[11]
Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche.
Classe: Festuco-Brometea
Ordine: Brometalia erecti
Dal punto di vista fitosociologico italiano, la specie di questa voce frequenta la fascia delle foreste collinari e montane in aree marginali aperte (prati steppici di "Brometalia"[12]).
Sistematica
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[13], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[14] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[15]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1]
La tribù Cardueae (della sottofamiglia Carduoideae) a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Carlininae è una di queste).[6][7][16][17]
Filogenesi
Su questa sottotribù non sono state fatte finora delle specifiche analisi filogenetiche sul DNA, ma solo ristrette ricostruzioni su alcune specie. La sottotribù sembra aver avuto un'origine africana in quanto Carlininae è probabilmente il gruppo basale della tribù Cardueae e formano un “gruppo fratello” con altre due sottotribù (Oldenburgieae e Tarchonantheae entrambe della sottofamiglia Tarchonanthoideae) che in base alle ultime ricerche risultano di origine africana (altre precedenti ipotesi di origine di questo gruppo, come specie endemiche insulari di Creta e della Macaronesia, sono da eliminare).[7]
Il genere Carlina L. contiene circa 30 specie distribuite soprattutto nell'emisfero boreale, di cui una decina sono proprie della flora italiana, con habitat in preferenza situati in zone temperate.
Il numero cromosomico di C. vulgaris è: 2n = 20.[8]
Varietà
La Carlina vulgaris insieme alla Carlina biebersteinii Hornem. forma un complesso polimorfo con diversi tipi di transizione tra queste due specie.[18] A confondere la tassonomia sono anche le denominazioni diverse che in passato si usavano per queste entità: la Carlina bierbersteinii era chiamata Carlina stricta (Rouy) Fritsch, mentre con il nome di Carlina intermedia Schur. ora si individua la Carlina bierbersteinii subsp. brevibracteata. Anche la Carlina longifolia Rchb., ora sinonimo di vulgaris, era considerata una specie a sé facente parte di questo complesso polimorfo.
Attualmente come varietà presente in Italia viene considerata solamente la Carlina vulgaris subsp. spinosa (Velen) Vandas presente in Toscana, Abruzzo, Calabria e Sicilia.[2][10][19]
Ibridi
In questo elenco è indicato un ibrido intragenerico:
Carlina vulgaris var. humilis Rouy - Sinonimo della subsp. spinosa
Carlina vulgaris var. macrocephala Velen. - Sinonimo della subsp. spinosa
Carlina vulgaris var. rigida (Forman) Vandas - Sinonimo della subsp. spinosa
Carlina vulgaris var. spinosa (Velen.) Bornm - Sinonimo della subsp. spinosa
Chromatolepis vulgaris Dulac
Specie simili
Foglie basali di C. corymbosa, C. vulgaris e C. biebersteinii
Le “carline” abbastanza simili e quindi confondibili possono essere distinte tra l'altro dalla forma delle foglie. Il disegno a lato mostra le varie forme delle foglie.[20]
Usi
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
Proprietà curative: viene considerata una pianta diaforetica (agevola la traspirazione della cute) e purgante.
Cucina
I fiori sono eduli; è inoltre una buona pianta mellifera.
Galleria d'immagini
Pagogna, Mel (BL), 250m s.l.m. - Gennaio 2007
Torrente Cicogna, Limana(BL), 360m s.l.m. - Settembre 2007
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN88-7287-344-4.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p.71, ISBN88-7621-458-5.
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