Il wallaby (pronuncia [ˈwɒləbɪ]) è un marsupiale della famiglia Macropodidae la cui taglia non è sufficientemente grande per essere considerato un canguro. [1] Si tratta quindi di un nome comune, non una classificazione scientifica.
I wallaby sono nativi dell'Oceania centrale e meridionale. Le loro dimensioni sono inferiori a quelle dei canguri, raggiungendo 1,2m di lunghezza e un peso che varia da 1kg (Petrogale) a 42kg.
Possiedono quattro zampe, quelle posteriori sono più grandi e robuste con quattro dita, che utilizzano per spostarsi attraverso salti. Due di queste dita sono più grandi e hanno unghie, le restanti sono articolate in una guaina comune.
Le zampe anteriori, molto più piccole di quelle posteriori, terminano con cinque dita munite di unghie. La coda è lunga e spessa e viene utilizzata per mantenere l'equilibrio quando l'animale si muove saltando o camminando. Hanno una testa piccola, simile a quella di un agnello, con le orecchie grandi e mobili. La metà superiore del corpo è poco sviluppata rispetto alla parte inferiore.
Sono erbivori, anche se alcune specie possono essere onnivore. La loro dieta è di solito ricca di fibre e non molto proteica[senzafonte].
Specie
Wallabia bicolor, l'unico rappresentante vivente del genere Wallabia
Il termine wallaby deriva dalla lingua aborigena Dharuk, ceppo dei Kuringgai, con i termini 'walabi' o 'waliba'.
Non è ben definito e può essere utilizzato per indicare qualsiasi macropode di dimensioni moderate.
Numerose specie di Wallaby sono state introdotte, più o meno volontariamente, in altre parti del mondo e vi è un gran numero di esemplari selvatici in luoghi diversi tra cui:
L'Isola di Kawau nella Nuova Zelanda ospita un gran numero di wallaby dama o darma, wallaby parma, wallabia delle paludi e wallaby delle rocce dalla coda a spazzola dopo che vennero introdotti verso il 1870 dal Governatore generale della Nuova Zelanda Sir George Grey. Essi sono considerati una iattura per l'ambiente dell'isola,[2] ma un programma per reintrodurli in Australia ha incontrato un successo limitato.[3]
La zona del lago Tarawera in Nuova Zelanda ospita un gran numero di wallaby dama o darma.[2][4]
Sull'Isola di Man, nella zona Ballaugh Curraghs, vi è una popolazione selvatica di oltre 100 esemplari scappati dal vicino Curraghs Wildlife Park nel 1970.[6]
Le Hawaii ospitano una piccola popolazione selvatica di wallaby nella regione della valle di Kalihi sull'isola di Oahu[7] nata da alcuni esemplari di wallaby delle rocce dalla coda a spazzola fuggiti da uno zoo nel 1916
Nel Peak District inglese si è installata una popolazione verso il 1940[8] generata da cinque esemplari fuggiti da uno zoo locale e ne sono stati avvistati ancora nel marzo 2009.[9] Nel 1975, anno del loro massimo sviluppo numerico, la popolazione ammontava a circa 60 individui
L'isola di Inchconnachan nella zona del Loch Lomond, Scozia, ospita una popolazione di 28 wallaby dal collo rosso introdotti da Lady Colquhoun negli anni 1920.[10] Ne è stato proposto lo "sradicamento" per proteggere il nativo gallo cedrone.[11][12][13]
Vi è una piccola popolazione sull'isola di Lambay al largo della costa irlandese.[14] Questo gruppo di esemplari venne introdotto dallo zoo di Dublino dopo un forte incremento della popolazione di tali mammiferi nella metà degli anni 1980.
In Francia, nella parte sud della Foresta di Rambouillet, 50 chilometri ad ovest di Parigi, c'è un gruppo di circa 30 wallaby dal collo rosso selvatici. Questa popolazione è presente fin dagli anni 1970, quando alcuni esemplari fuggirono dallo zoo di Émancé dopo una tempesta.[15]
(EN) Wallabies and yaks, su roaches.org.uk, The Roaches Peak District, Roaches.org.uk. URL consultato il 23 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2010).
(EN) Loch Lomond Islands: Inchconnachan, su loch-lomond.net, Loch Lomond.net. URL consultato il 24 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2009).
(EN) Marc McLean, Wallabies face being wiped out, su lennoxherald.co.uk, 5 giugno 2009. URL consultato il 23 marzo 2013.
(EN) Brian Dolan, Archaeological Wallabies on Lambay Island, su seandalaiocht.com, www.seandalaiocht.com, 7 agosto 2010. URL consultato il 21 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2014).
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