Al genere vengono ascritti gli animali conosciuti col nome comune complessivo di callicebi o tití: essi vivono prevalentemente nella foresta pluviale amazzonica di Colombia meridionale, Perù, Brasile e Paraguay settentrionale.
Descrizione
Si tratta di animali di medie dimensioni (lunghezza totale compresa fra il mezzo metro ed i 90cm), per un peso che raramente supera il chilogrammo: le varie specie sono piuttosto simili fra loro morfologicamente, ma presentano colori differenti. Generalmente, il pelo, lungo e soffice al tatto, tende a schiarirsi nella zona ventrale, mentre alcune specie presentano disegni scuri o chiari, contrastanti col colore del resto del mantello, sulla fronte. Gli esemplari ascritti al sottogenere Torquatus presentano un collare bianco attorno al collo. La coda, semiprensile, è più lunga del corpo e ricoperta di pelo.
Biologia
Si tratta di animali diurni ed arboricoli, molto agili ed attivi, che utilizzano le zampe posteriori, leggermente più lunghe di quelle anteriori, per saltellare di ramo in ramo (il loro nome in tedesco è Springaffen, "scimmie saltatrici"), che prediligono le zone di foresta densa nei pressi di fonti d'acqua permanenti: di notte si riposano assieme in cavità dei tronchi d'albero, ma anche nelle ore più torride della giornata possono rifugiarsi nella vegetazione più fitta per sfuggire al calore in stato di torpore.
Vivono in gruppi familiari, formati da una coppia riproduttrice coi propri cuccioli di età differenti, per un totale di 2-7 individui per gruppo: ciascun gruppo delimita tramite vocalizzazioni e secreti di una ghiandola posta sul mento un proprio territorio, il quale viene difeso accanitamente da eventuali intrusi. Gli appartenenti allo stesso gruppo sono assai sociali fra loro: non è raro osservare questi animali, nei momenti di relax, intrecciare le proprie code oppure effettuare il grooming reciproco.
Si nutrono principalmente di frutta matura, anche se non disdegnano mangiare altro materiale di origine vegetale (foglie, fiori) ed animale (invertebrati, piccoli vertebrati e le loro uova)[2].
I titi formano coppie monogame e durature: la gestazione dura circa cinque mesi, al termine dei quali la femmina dà alla luce un unico cucciolo ed assai raramente (meno del 2% dei parti totali[3]) dei gemelli. In questo caso, spesso la madre abbandona uno dei cuccioli, spesso l'ultimo nato: quest'ultimo può tuttavia venire adottato da esemplari dei gruppi vicini, attratti dai suoi richiami[4].
I cuccioli, curati principalmente dal padre, vengono svezzati attorno ai cinque mesi d'età ed a due anni raggiungono la taglia definitiva: non si allontanano tuttavia dal proprio gruppo familiare prima di aver compiuto almeno tre anni.
In cattività, esemplari della specie Callicebus moloch sono vissuti per oltre 25 anni: in natura, la speranza di vita di questi animali è stimata attorno ai 13 anni: le specie del sottogenere Torquatus vivono invece attorno ai 12 anni allo stato brado[5].
Tassonomia
In passato i generi Callicebus e Torquatus venivano ambedue ascritti alla famiglia Callitrichidae, attualmente considerata una sottofamiglia dei Cebidi; in seguito, i due generi vennero piazzati in una famiglia a sé stante (Callicebidae). Attualmente il genere Callicebus, comprendente i sottogeneri Callicebus e Torquatus, è considerato l'unico genere della sottofamiglia Callicebinae (famiglia Pitheciidae).
Nei decenni successivi il numero di specie ascritte al genere è notevolmente aumentato. Tale fenomeno è dovuto a due fattori: la scoperta di nuove specie, a seguito di nuove spedizioni in territori inesplorati o scarsamente conosciuti del bacino amazzonico, e la tendenza di molti studiosi odierni allo scorporo delle sottospecie dalle specie nominali, in accordo col concetto di specie ecologica piuttosto che biologica.
Una revisione sistematica del 1990 portava a 13 le specie riconosciute, con complessivi 25 taxa suddivisi in quattro gruppi (gruppo C.modestus, gruppo C.donacophilus, gruppo C.moloch e gruppo C.torquatus).[7]
Nel 2002, una revione di van Roosmalen et al. ha portato a 28 il numero delle specie note, suddividendole in cinque cladi[8]:
gruppo Callicebus torquatus: Callicebus torquatus, Callicebus lugens (in precedenza considerata una sottospecie di C. torquatus), Callicebus purinus (in precedenza considerata una sottospecie di C. torquatus), Callicebus lucifer (in precedenza considerata una sottospecie di C. torquatus), Callicebus regulus (in precedenza considerata una sottospecie di C. torquatus) e Callicebus medemi (in precedenza considerata una sottospecie di C. torquatus).
Tale classificazione è sostanzialmente adottata anche da Wilson nella terza edizione dell'opera Mammal species of the World (2005) che riconosce per l'appunto 28 specie[9]. Successivamente alla pubblicazione dell'opera sono state descritte altre 5 nuove specie: Callicebus aureipalatii[10], Callicebus caquetensis[11], Callicebus vieirai[12], Callicebus miltoni[13], Callicebus urubambensis[14].
(EN) Colin Groves, Callicebus, in D.E. Wilson e D.M. Reeder (a cura di), Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ªed., Johns Hopkins University Press, 2005, 141-146, ISBN0-8018-8221-4.
Nowak, R. M. (1999). Walker's Mammals of the World. 6th edition. The Johns Hopkins University Press, Baltimore. ISBN 0-8018-5789-9
Rowe, Noel (1996). The Pictorial Guide to Living Primates. Pogonias Press, Charlestown. ISBN 0-9648825-1-5
(EN) Hershkovitz P., A systematic and zoogeographic account of the monkeys of the genus Callicebus (Cebidae) of the Amazonas and Orinoco River basins, in Mammalia, vol.27, n.1, 1963, pp.1–80.
(EN) Hershkovitz P., Titis, New World monkeys of the genus Callicebus (Cebidae, Platyrrhini): A preliminary taxonomic review, in Fieldiana Zoology, New Series, n.55, 1990, pp.1–109.
(EN) Colin Groves, Callicebus, in D.E. Wilson e D.M. Reeder (a cura di), Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ªed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN0-8018-8221-4.
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