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Paurolepis filifolia (R.E.Fr.) Wild & G.V.Pope, 1977 è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae. Paurolepis filifolia è anche l'unica specie del genere Paurolepis S.Moore, 1917.[1][2][3]

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Paurolepis filifolia
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Vernonioideae
Tribù Vernonieae
Sottotribù Erlangeinae
Genere Paurolepis
S.Moore, 1917
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Vernonieae
Genere Paurolepis
Specie P. filifolia
Nomenclatura binomiale
Paurolepis filifolia
(R.E.Fr.) Wild & G.V.Pope, 1977

Etimologia


Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta dai botanici Robert Elias Fries (1876-1966), Hiram Wild (1917-1982) e Gerald Vernon Pope (1941-) nella pubblicazione " Kirkia; The Zimbabwe Journal of Botany. Harare, Zimbabwe" ( Kirkia 10(2): 316 ) del 1977 .[4] Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta dal botanico Spencer Le Marchant Moore (1850-1931) nella pubblicazione " Journal of Botany, British and Foreign. London" ( J. Bot. 55: 102) del 1917.[5]


Descrizione


La specie di questa voce è una erbacee con cicli biologici perenni. Spesso sulla superficie di queste piante sono presenti peli semplici, peli a “T” e anche tricomi.[6][7][8][9][10]

Le foglie sono disposte in modo alterno. Possono essere sia picciolate che sessili. La lamina in genere è intera e filiforme; la consistenza può essere membranacea. Le venature normalmente sono pennate. I margini sono continui o seghettati. La superficie può essere pubescente.

L'infiorescenza è formata da numerosi capolini lungamente peduncolati in formazioni diffuse. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro a forma spesso campanulata composto da circa 25 squame (o brattee) disposte su circa 4 serie embricate e scalate che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori di tipo tubuloso. Le brattee dell'involucro, persistenti, a volte sono divise in esterne e interne. Il ricettacolo normalmente è sprovvisto di pagliette (ricettacolo nudo).

I fiori, circa 10 per capolino, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e actinomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]

I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni hanno 4 coste. Sulla superficie degli acheni sono presenti dei tricomi oppure dei tubercoli tra le coste; all'interno si può trovare del tessuto di tipo idioblasto e rafidi di tipo subquadrato da corti a elongati; non è presente il tessuto fitomelanina. Il pappo è formato 4 scaglie subdecidue.


Biologia



Distribuzione e habitat


La specie di questa voce si trova principalmente in Africa (Zambia, Zaïre).[2]


Sistematica


La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][9][10]


Filogenesi


Le specie di questo gruppo appartengono alla sottotribù Erlangeinae descritta all'interno della tribù Vernonieae Cass. della sottofamiglia Vernonioideae Lindl.. Questa classificazione è stata ottenuta ultimamente con le analisi del DNA delle varie specie del gruppo.[18] Da un punto di vista filogenetico in base alle ultime analisi sul DNA la tribù Vernonieae è risultata divisa in due grandi cladi: Muovo Mondo e Vecchio Mondo. I generi di Erlangeinae appartengono al subclade relativo all'Africa tropicale e meridionale (l'altro subclade africano comprende anche specie delle Hawaii) frammisti ai generi di altre sottotribù; si tratta quindi di un clade non ancora ben risolto filogeneticamente.[10]

La sottotribù, e quindi i suoi generi, si distingue per i seguenti caratteri:[9]

  • le specie della sottotribù sono principalmente di origine Africana;
  • nella pubescenza sono presenti peli da asimmetrici a simmetrici a forma di "T";
  • alcune specie hanno delle foglie pennate divise in segmenti;
  • le infiorescenze in genere non sono sottese alla base da brattee fogliacee;
  • il polline varia da triporato a tricolporato;
  • gli acheni possono avere da 4 a 12 coste;
  • il pappo è cupoliforme.

In precedenza la tribù Vernonieae, e quindi la sottotribù di questo genere (Erlangeinae), era descritta all'interno della sottofamiglia Cichorioideae.[10]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere ( Paurolepis)sono:[9]

  • la lamina delle foglie è filiforme;
  • le teche delle antere sono lunghe, strette e lineari (3 mm lunghe).

Note


  1. (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 6 ottobre 2021.
  3. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 6 ottobre 2021.
  4. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 6 ottobre 2021.
  5. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 6 ottobre 2021.
  6. Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  7. Strasburger 2007, pag. 860.
  8. Judd 2007, pag.517.
  9. Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 170.
  10. Funk & Susanna 2009, pag. 444.
  11. Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  13. Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  14. Judd 2007, pag. 523.
  15. Judd 2007, pag. 520.
  16. Strasburger 2007, pag. 858.
  17. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  18. Susanna et al. 2020.

Bibliografia



Voci correlate



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