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Helictochloinae Röser & Tkach, 2011 è una sottotribù di piante spermatofite monocotiledoni appartenente alla famiglia delle Poacee (ex Graminaceae) e sottofamiglia Pooideae.[1]

Come leggere il tassobox
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Helictochloinae
Helictochloa levis
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
(clade) Commelinidae
Ordine Poales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Poeae
Sottotribù Helictochloinae
Röser & Tkach, 2011
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Generi
  • Molineriella
  • Helictochloa

Etimologia


Il nome della sottotribù deriva dal suo genere tipo Helictochloa Romero Zarco, 2011 la cui etimologia deriva da due parole greche: helicto = elicoidale, arrotolato e chloa = verdura.[2][3]

Il nome scientifico della sottotribù è stato definito dai botanici contemporanei Martin Röser e Natalia Tkach nella pubblicazione "Phylogeny, morphology and the role of hybridization as driving force of evolution in grass tribes Aveneae and Poeae (Poaceae)" del 2019.[1]


Descrizione


Spighetta generica con tre fiori diversi
Spighetta generica con tre fiori diversi
  • Guaina: la guaina è abbracciante il fusto e in genere è priva di auricole; sono divise fin dalla base.
  • Ligula: la ligula è membranosa e a volte cigliata.
  • Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lineari e piatte, conduplicate o contorte
  • Glume: le glume sono più corte delle rispettive spighette; sono presenti alcune nervature (3 - 7).
  • Palea: la palea è un profillo con doppia chiglia; le chiglie sono minutamente cigliate o anche lisce.
  • Lemma: il lemma è glabro o sericeo verso la base; è inclinato dorsalmente.
  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[5]
*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
  • Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate; hanno delle forme lanceolate con un lobo laterale.
  • L'androceo è composto da 3 stami ognuno con un breve filamento libero, una antera sagittata e due teche. Le antere sono basifisse con deiscenza laterale. Il polline è monoporato.
  • Il gineceo è composto da 3-(2) carpelli connati formanti un ovario supero. L'ovario, glabro, ha un solo loculo con un solo ovulo subapicale (o quasi basale). L'ovulo è anfitropo e semianatropo e tenuinucellato o crassinucellato. Lo stilo, breve, è unico con due stigmi papillosi e distinti.

Riproduzione


Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria).


Distribuzione e habitat


La distribuzione delle specie di questa sottotribù è relativa al Mediterraneo, Eurasia e Nord America.


Tassonomia


La famiglia di appartenenza di questa sottotribù (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9 700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9 500[8]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, la sottotribù Helictochloinae è posizionata all'interno della sottofamiglia Pooideae.[4][5]


Filogenesi


La sottotribù Helictochloinae, più precisamente, è descritta all'interno della tribù Poeae R.Br., 1814 e quindi della supertribù Poodae L. Liu, 1980. La tribù Poeae (formata da diverse sottotribù suddivise in alcune supersottotribù) è l'ultimo nodo della sottofamiglia Pooideae ad essersi evoluto (gli altri precedenti sono la tribù Brachyelytreae, e le supertribù Nardodae, Melicodae, Stipodae e Triticodae). La sottotribù Helictochloinae appartiene al gruppo con le sequenze dei plastidi di tipo "Poeae" (definito "Poeae chloroplast groups 2 "[10]).

All'interno della tribù il gruppo Helictochloinae occupa una posizione "basale" in disposizione politomica insieme ad altre sottotribù (Sesleriinae, Scolochloinae, Arinae, Holcinae e Aristaveninae). Ulteriori studi sono necessari per avere informazioni più dettagliate e precise.[11]

Le seguenti sinapomorfie sono relative a tutta la sottofamiglia (Pooideae):[4]

Le sinapomorfie relative alla tribù Poeae sono:[4]

Per la sottotribù sono descritte le seguenti sinapomorfie:[4]


Generi della tribù


La tribù si compone di 2 generi e 23 specie:[4][11][12]

GenereSpecieNumeri cromosomiciDistribuzione e habitat
Molineriella
Rouy, 1913
Una specie:
Molineriella minuta (L.) Rouy
2n=8Mediterraneo e Australasia.
Helictochloa
Romero Zarco, 2011
22[13]Nord America, Eurasia e Africa (settentrionale)

Nota: in studi precedenti i due generi della sottotribù sono descritti all'interno della sottotribù Airinae.[12]


Specie della flora italiana


Nella flora spontanea della penisola italiana è presente la seguente specie del genere Molinierella:[14]

Il genere Helictochloa nella flora spontanea italiana ha presenti cinque specie (tra parentesi sono indicate alcune varianti del nome scientifico attualmente ancora usate):[6][14][15][16]


Note


  1. Tkach et al. 2019, riga 1603.
  2. David Gledhill 2008, pag. 194.
  3. David Gledhill 2008, pag. 104.
  4. Kellogg 2015, pag. 242.
  5. Judd et al 2007, pag. 311.
  6. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 451.
  7. Motta 1960, Vol. 2 - pag. 346.
  8. Strasburger 2007, pag. 814.
  9. Pasqua et al 2015, pag. 467.
  10. PeerJ 2018, pag. 22.
  11. Tkach et al. 2019.
  12. Soreng et al. 2017, pag.285.
  13. Kew - GrassBase - The Online World Grass Flora, su powo.science.kew.org. URL consultato il 4 dicembre 2019.
  14. Conti et al. 2005, pag. 131.
  15. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  16. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 942.

Bibliografia



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