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Epilasia Benth. & Hook.f., 1873 è un genere di piante angiosperme dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

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Epilasia
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Sottotribù Scorzonerinae
Genere Epilasia
Benth. & Hook.f., 1873
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Genere Epilasia
Specie
(Vedi testo)

Etimologia


Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta dai botanici George Bentham (1800-1884) e Joseph Dalton Hooker (1817-1911) nella pubblicazione " Genera Plantarum ad exemplaria imprimis in herbariis Kewensibus" ( Gen. Pl. [Bentham & Hooker f.] 2(1): 532 ) del 1873.[3]


Descrizione


Habitus. L'habitus delle specie di queste piante è di tipo erbaceo annuo con superfici sia glabre o mollemente pubescenti. Le radici sono dei fittoni. Gli organi interni di queste piante contengono lattoni sesquiterpenici.[4][5][6][7][8][9][10]

Foglie. Le foglie, picciolate (quelle superiori sono sessili), lungo il fusto sono disposte in modo alterno (quelle basali sono rosulate). La lamina è continua con forme da ovate a lanceolate, apici ottusi e base alata. Il contorno è intero. I margini sono continui piatti o ondulati. La superficie è glabra o tomentosa, ma mai ispida o irsuta. Le venature sono parallele.

Infiorescenza. Le infiorescenza, terminali oppure ascellari, sono composte da capolini (da uno a otto), separati raccolti in formazioni corimbose o cimose. I capolini, per lo più peduncolati, omogami e radiati, sono composti da un involucro da ovoide-cilindrico a globoso formato da 8 - 11 brattee embricate in due serie (3 - 6 brattee esterne e 5 interne) che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori ligulati. Le brattee esterne sono erbacee simili alle foglie e più lunghe di quelle interne. Il ricettacolo è piatto e nudo (senza pagliette).

Fiori. I fiori, più di 12, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e zigomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni, con forme più o meno cilindriche, nerastri o grigi, ristretti all'apice, hanno 5 - 10 coste longitudinali (non sono alati) e ispide. Il carpoforo è cilindrico, cavo e allargato. La superficie glabra o con ghiandole (raramente è sericea). Il pappo è formato da molte setole piumose (fimbriate) ed è inserito in un anello cartilagineo all'apice dell'achenio. Lunghezza degli acheni: 5 – 10 mm. Lunghezza del pappo: 5 – 8 mm.


Biologia



Distribuzione e habitat


Le piante di questo gruppo sono distribuite in Caucaso e Asia centrale.[2]


Sistematica


La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][7][8]


Filogenesi


Questo genere appartiene alla sottotribù Scorzonerinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Scorzonerinae è il secondo clade che si è separato dalla tribù.[8]

La tribù Scorzonerinae è individuata dai seguenti principali caratteri:[7]

  • l'indumento di queste piante è morbido fatti di piccoli peli;
  • le setole del pappo sono provviste di morbide proiezioni laterali (una fila di cellule appiattite);
  • il polline è tricolporato con 2 lacune;
  • l'areale (nativo) della sottotribù è relativo al Vecchio Mondo.

All'interno della sottotribù sono stati individuati diversi cladi, alcuni in posizione politomica. Il genere di questa voce, da un punto di vista filogenetico, si trova in una posizione centrale e con i generi Geropogon e Tragopogon forma un "gruppo fratello". Tuttavia in altre analisi (con sezioni diverse di DNA) il genere Epilasia si trova vicino al genere Pseudopodospermum. Storicamente le specie di questo genere erano descritte come una sezione del genere Scorzonera.[10]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere ( Epilasia) sono:[7][10]

  • le brattee involucrali esterne sono più lunghe di quelle interne;
  • gli acheni possiedono il carpoforo;
  • la parte distale degli acheni è densamente lanosa.;
  • il pappo è grigiastro;
  • sono presenti dei tannini.

Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 12 (cromosoma diploide).[7]


Elenco delle specie


Questo genere ha 3 specie:


Note


  1. (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 29 novembre 2021.
  3. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 29 novembre 2021.
  4. Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  5. Strasburger 2007, pag. 860.
  6. Judd 2007, pag.517.
  7. Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 198.
  8. Funk & Susanna 2009, pag. 347.
  9. eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 29 novembre 2021.
  10. Zaika et al. 2020.
  11. Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  13. Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  14. Judd 2007, pag. 523.
  15. Judd 2007, pag. 520.
  16. Strasburger 2007, pag. 858.
  17. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.

Bibliografia



Voci correlate



Altri progetti



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