Il nome generico (Plantago) deriva dalla parola latina "planta" che significa "pianta del piede" e fa riferimento alle piatte foglie basali di questa pianta simili a "piante di un piede".[2][3] L'epiteto specifico (indica) fa riferimento in qualche modo all'India (a volte questo termine è usato liberamente per indicare una generica origine orientale).[4][5]
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Systema Naturae" del 1759.[6]
Descrizione
Descrizione delle parti della piantaIl portamentoLe foglieInfiorescenzaI fiori
Le piante di questa voce hanno una altezza variabile da 5 a 35cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[7][8][9][10][11][12]
Radici
Le radici sono secondarie da rizoma.
Fusto
La parte aerea del fusto è ascendente o eretta, è ramosa con rami ascellari e pelosi e più o meno ghiandolosi.
Foglie
Le foglie, radicate ai nodi, hanno una disposizione opposta, sono distanziate e formano un fusto foglioso. La lamina è intera, piatta con forme strettamente lineari-lanceolate attenuate verso l'apice (gli apici sono ottusi). Dimensione delle foglie: larghezza 1mm; lunghezza 35 – 70mm.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono numerose a forma di spiga più o meno ovoide (ovale-ellittica) su peduncoli allungati in posizione opposta alle ascelle delle foglie superiori. Sono presenti delle brattee dimorfe con forme lanceolate; quelle inferiori hanno la base allargata (3 – 4mm), hanno una consistenza membranosa e sono sormontate (prolungate) da una resta erbacea lineare di 3 – 6mm; quelle superiori hanno delle forme da ovali a oblanceolate e sono larghe 2,5mm. Dimensione dell'infiorescenza: 1 - 1,5cm. Lunghezza dei peduncoli: 5 – 6cm.
Fiore
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla - androceo – gineceo) e tetrameri (4-meri: la corolla e il calice sono più o meno a 4 parti).
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X oppure *, K (4-5), [C (2+3) oppure (4), A 2+2 oppure 2] G (2), (supero), capsula.[8]
Calice: il calice formato da 4 sepali è gamosepalo e attinomorfo a forma di tubo terminante con 4 denti (la parte terminale dei quattro sepali) a forma ovata (soprattutto quelli anteriori); la superficie è glabra o cigliata. I sepali possono essere leggermente riuniti 2 a 2. Quelli dorsali sono carenati (ma non sono alati). Il calice inoltre è persistente. Lunghezza dei sepali: 3,5 – 4mm.
Corolla: la corolla formata da 4 petali è gamopetala e attinomorfa (in realtà i petali da 5 sono diventati 4 per fusione dei due petali superiori). La consistenza è membranosa (o scariosa) ed ha un tubo allungato terminante con 4 lobi patenti. Il colore è bianco (o giallastro). Lunghezza dei lobi della corolla: 1,8 - 2,2mm.
Androceo: gli stami sono 4 didinami e epipetali (ossia adnati all'interno della corolla con disposizione alternata rispetto ai petali); la loro lunghezza supera quella della corolla. I filamenti sono colorati di marrone. Le antere sono grosse a due logge con base debolmente sagittata (le sacche polliniche sono divergenti) e deiscenza longitudinale. Il colore delle antere è bianco-giallastro. I grani pollinici sono tricolporati. Dimensione delle antere: larghezza 1,2; lunghezza 1,9mm.
Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario biloculare; ma possono essere presenti da 1 fino a 4 loculi). In ogni loculo si trova uno o più ovuli a placentazione assile (se il loculo è uno solo, allora la placentazione può essere libera, centrale o basale). Gli ovuli hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[13] Lo stilo è unico, filiforme con uno stigma cilindrico o usualmente bilobo (a volte lo stigma è piumoso). Il disco nettario è assente (l'impollinazione è soprattutto anemogama).
Fioritura: da maggio a luglio (settembre).
Frutti
I frutti sono delle capsule da ovoidi a ellissoidi con deiscenza trasversale (opercolata, ossia con coperchio) in parte nascoste dai sepali persistenti. I semi sono numerosi; il colore è bruno-rossastro. I cotiledoni sono paralleli al lato ventrale. Lunghezza dei semi: 2,5 - 2,75mm.
Riproduzione
Impollinazione: l'impollinazione avviene in parte tramite insetti (impollinazione entomogama), ma soprattutto tramite il vento (impollinazione anemogama).[7]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria), ma anche da uccelli.[8]
Distribuzione e habitat
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[14] – Distribuzione alpina[15])
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Sud Est Europeo - Sudsiberiano o anche Eurasiatico.
Distribuzione: in Italia è una specie rara e si trova soprattutto al Nord-Est, al Centro e in Sardegna. Nelle Alpi ha una distribuzione discontinua sia in Italia che all'estero (in Francia si trova nei dipartimenti di Alpes-de-Haute-Provence e Alta Savoia; in Svizzera si trova nel cantone Grigioni). Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nella Foresta Nera, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale, Pirenei, Monti Balcani e Carpazi.[15] Nel resto dell'Europa e dell'areale mediterraneo si trova dal Centro Europa fino alla Russia, Penisola Balcanica, Penisola Iberica, Anatolia e Magreb.[16]
Habitat: l'habitat tipico sono le spiagge, le sabbie dell'entroterra e i greti secchi, ma anche i campi, le colture e gli ambienti ruderali. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 500 ms.l.m.; frequentano quindi il seguente piano vegetazionale: collinare oltre a quello planiziale– a livello del mare.
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Formazione: delle comunità terofitiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Sisymbrietalia
Alleanza: Salsolion ruthenicae
Tassonomia
La famiglia di appartenenza della specie (Plantaginaceae) comprende 113 generi e 1800 specie[8] (114 generi e 2100 specie[10] o anche 90 generi e 1900 specie[17] secondo altre fonti) ha una distribuzione più o meno cosmopolita ma con molti taxa distribuiti soprattutto nelle zone temperate e nell'areale mediterraneo. Il genere Plantago si compone di oltre 250 specie una trentina delle quali sono presenti nella flora spontanea italiana. All'interno della famiglia Plantaginaceae il genere di questa specie è descritto nella tribù Plantagineae.[18]
Alcune checklist[14][15][16] considerano come valido per la specie di questa voce il seguente nome scientifico:
Plantago arenaria Waldst. & Kit.
Il genere Plantago è suddiviso in 4 sottogeneri (subg. Plantago; subg. Coronopus (Lam. & DC.) Rahn; subg. Psyllium (Juss.) Harms; subg. Bougueria (Decne) Rahn & Reiche). La specie di questa voce è descritta all'interno del sottogenere Plantago sect. Psyllium insieme ad altre specie come Plantago afra L., Plantago sempervirens Crantz, Plantago lanceolata L. e altre.[19]
Il numero cromosomico di P. indica è: 2n = 12.[20]
Sottospecie
Per questa specie è riconosciuta la seguente sottospecie:[16]
Plantago indica subsp. orientalis Soó, 1982 - Distribuzione: Crimea
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]
Plantago agrestis Salzm. ex Steud.
Plantago arenaria Waldst. & Kit.
Plantago cynopsidea Schult.
Plantago eriocarpa Viv. ex Coss.
Plantago garganica Decne.
Plantago pseudopsyllium Desf.
Plantago psyllia St.-Lag.
Plantago psyllium L.
Plantago ramosa Asch.
Plantago sicula C.Presl
Plantago stricta Boutelou ex Willk. & Lange
Psyllium afrum Mirb.
Psyllium annuum Mirb.
Psyllium annuum Thuill.
Psyllium arenarium (Waldst. & Kit.) Mirb.
Psyllium erectum Dum.Cours.
Psyllium indicum Mirb.
Psyllium parviflorum Mirb.
Psyllium ramosum Gilib.
Specie simili
Le specie del genere Plantago sono difficili da distinguere una dall'altra. La seguente tabella evidenzia i caratteri più significativi delle due specie più simili a quella di questa voce:[7]
Plantago indica L.: il ciclo biologico della pianta è annuale; il fusto è erbaceo ed eretto; le brattee sono dimorfe; quelle inferiori hanno la base allargata (3 – 4mm), hanno una consistenza membranosa e sono sormontate (prolungate) da una resta erbacea lineare di 3 – 6mm; quelle superiori hanno delle forme da ovali a oblanceolate.
Plantago afra L.: il ciclo biologico della pianta è annuale; il fusto è erbaceo ed eretto; le brattee sono tutte più o meno uguali, acute e lunghe 4 – 8mm.
Plantago sempervirens Crantz: il ciclo biologico della pianta è perenne; i fusti sono legnosi con portamento contorto.
Altre notizie
La piantaggine delle sabbie in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:[15]
(DE) Sand-Wegerich, Indischer-Wegerich
(FR) Plantain des sables
(EN) Branched Plantain
Note
(EN) Plantago indica L., in The Plant List. URL consultato l'8 gennaio 2016.
Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 26 dicembre 2015.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 9 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p.852, ISBN88-7287-344-4.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p.144, ISBN 88-7621-458-5.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p.493, ISBN 978-88-299-1824-9.
Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
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