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La spigarola pubescente (nome scientifico Melampyrum barbatum Waldst. & Kit., 1800) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Orobanchaceae.[1]

Come leggere il tassobox
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Spigarola pubescente
Melampyrum barbatum
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Orobanchaceae
Tribù Rhinantheae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Scrophulariales
Famiglia Scrophulariaceae
Genere Melampyrum
Specie M. barbatum
Nomenclatura binomiale
Melampyrum barbatum
Waldst. & Kit., 1800
Nomi comuni

Melampiro barbato


Etimologia


Il nome generico (melampyrum) deriva da due parole greche: "mélas" (= nero) e "pyrós" (= grano), un nome usato da Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.), un filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, autore di due ampi trattati botanici, per una pianta infestante delle colture di grano.[2] L'epiteto specifico (barbatum) deriva dal latino e indica una pianta con habitus peloso.[3][4]

Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato proposto dal botanico e naturalista militare austriaco Franz de Paula Adam von Waldstein (1759 - 1823) e dal botanico e chimico ungherese Pál Kitaibel (1757 – 1817) nella pubblicazione "Descriptiones et Icones Plantarum Rariorum Hungariae - i. 89. t. 86." del 1800.[5]


Descrizione


Queste piante possono arrivare fino ad una altezza di 2 - 5 dm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono piante “emiparassite”: possono vivere sulle radici di altre piante per prelevare acqua e sali minerali, mentre sono capaci di svolgere la funzione clorofilliana (al contrario delle piante “parassite assolute”). Queste piante non anneriscono durante la disseccazione.[6][7][8][9][10]


Radici


Le radici sono tipo fittone.


Fusto


La parte aerea del fusto è eretta e densamente pubescente.


Foglie


Le foglie lungo il caule sono disposte in modo opposto ed hanno una forma lineare con lamina intera. La forma delle foglie maggiori è lineare-lanceolata, sono larghe fino a 10 mm ed hanno da 1 a 6 denti aristiformi per lato. Dimensione delle foglie: larghezza 2 – 6 mm; lunghezza 25 – 40 mm.


Infiorescenza


L'infiorescenza è una densa spiga apicale, conica compatta, interrotta alla base, con i fiori disposti in tutte le direzioni e con brattee simili a foglie ma progressivamente più allargate (da lanceolate a ovate) e più aristate. Le brattee inferiori sono lunghe 15 – 25 mm ed hanno da 9 a 11 denti aristiformi per lato con delle punte a portamento eretto-patente. Il colore delle brattee è giallo chiaro quasi verde.


Fiore


I fiori sono ermafroditi, zigomorfi e tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice – corolla – androceo – gineceo). Lunghezza del fiore: 20 – 25 mm.

X, K (4), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula[6]

Frutti


Il frutto è del tipo a capsula deiscente a quattro semi; la forma è obovato-compressa bivalve; la superficie è pubescente.


Riproduzione



Biologia


Queste piante sono emiparassite, ossia in parte producono clorofilla e sono capaci di assorbire in modo autonomo i minerali dal terreno, ma hanno anche la capacità di utilizzare le sostanze prodotte dalle piante a loro vicine (funzione parassitaria). I meccanismo con il quale assorbono le sostanze di altre piante è basato su piccoli austori posti al livello radicale. La pianta ospite può accettare di buon grado questo insediamento (come la specie Festuca ovina) oppure può opporsi con secrezioni di sostanze tossiche.[8]


Sistematica


La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[11][12]) distribuiti in tutti i continenti. Il genere Melampyrum è distribuito in Europa, India, Giappone e Nord America; le sue specie preferiscono climi per lo più temperati delle regioni extratropicali. Comprende circa 30 - 40 specie di cui una dozzina è presente nella flora spontanea italiana.[8]


Filogenesi


La classificazione tassonomica del Melampyrum barbatum è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa il suo genere apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Orobanchaceae e tribù Rhinantheae.[13].

Il Melampyrum barbatum appartiene al gruppo M. arvense circoscritto dai seguenti caratteri:[10]

  • le brattee dell'infiorescenza all'antesi sono generalmente purpuree (raramente giallastre);
  • i fiori dell'infiorescenza sono rivolti in tutte le direzioni;
  • la capsula è completamente glabra con la deiscenza antero-posteriore.

A questo gruppo appartengono quattro specie (nella flora spontanea italiana):

  • Melampyrum arvense L. - Spigarola campestre: il tubo del calice è lungo 12 - 18 mm ed è cigliato sul bordo e sui nervi.
  • Melampyrum barbatum W. et K. - Spigarola pubescente: il tubo del calice è lungo 8 - 12 mm ed è densamente lanoso.
  • Melampyrum fimbriatum Vandas - Spigarola fimbriata: i denti del calice sono lunghi 1,5 - 2 volte il tubo che è glabro.
  • Melampyrum variegatum Huter, P. et R. - Spigarola screziata: i denti del calice sono lunghi quanto il tubo che è glabro.

Sottospecie e varietà


Le specie del genere Melampyrum sono soggette al fenomeno del "polimorfismo stagionale". In particolare a quote basse dapprima si ha la fioritura "estivale" e quindi quella "autunnale". A quote più alte (alta montagna) a causa del più breve periodo di fioritura si ha una sola forma intermedia chiamata "monomorfa".[10] Della specie di questa voce sono riconosciute due sottospecie di seguito descritte.[1]


Sottospecie carstiense

Subsp. carstiense
Subsp. carstiense
Distribuzione della sottospecie carstiense  (Distribuzione regionale[14])
Distribuzione della sottospecie carstiense
(Distribuzione regionale[14])

Sottospecie barbatum

Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Papaveretalia rhoeadis
Alleanza: Caucalidion lappulae

Sinonimi


Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:


Specie simili


Le specie Melampyrum della flora spontanea italiana si dividono in cinque "gruppi di specie" principali non sempre di facile distinzione:[10]

  • Gruppo A: M. cristatum
  • Gruppo B: M. arvense, M. barbatum, M. fimbriatum e M. variegatum
  • Gruppo C: M. nemorosum, M. catalaunicum, M. italicum e M. velebiticum
  • Gruppo D: M. sylvaticum
  • Gruppo E: M. pratense

Il disegno (sotto) mostra i caratteri del calice e delle brattee di questi cinque gruppi.

Calice e brattee dei cinque gruppi di Melampyrum(A:M. cristatum - B:M. arvense - C:M. nemorosum - D:M. sylvaticum - E:M. pratense)
Calice e brattee dei cinque gruppi di Melampyrum
(A:M. cristatum - B:M. arvense - C:M. nemorosum - D:M. sylvaticum - E:M. pratense)

Altre notizie


Il melampiro barbato in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:


Note


  1. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  2. David Gledhill 2008, pag. 254.
  3. Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  4. David Gledhill 2008, pag. 66.
  5. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  6. Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  7. Judd 2007, pag. 496.
  8. Motta 1960, Vol. 2 - pag. 830.
  9. Strasburger 2007, pag. 852.
  10. Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 575.
  11. Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  12. Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  13. Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 21 agosto 2009.
  14. Conti et al. 2005, pag. 128.
  15. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  16. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 240.
  17. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.

Bibliografia



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