L'ibisco cinese (Hibiscus syriacus L.) è una pianta della famiglia delle Malvacee[1][2], originaria non della Siria, come poteva pensare Linneo, ma dell'Estremo Oriente. È conosciuta anche come Rosa di Sharon o Mugunghwa (무궁화?).
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Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Malvidi |
Ordine | Malvales |
Famiglia | Malvaceae |
Sottofamiglia | Malvoideae |
Tribù | Hibisceae |
Genere | Hibiscus |
Specie | H. syriacus |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Malvales |
Famiglia | Malvaceae |
Genere | Hibiscus |
Specie | H. syriacus |
Nomenclatura binomiale | |
Hibiscus syriacus L. | |
Sinonimi | |
Althaea frutex | |
Nomi comuni | |
Ibisco cinese | |
Rustiche e resistenti al freddo, a foglie decidue, dalla ricca fioritura estiva con fiori bianchi, rosa, viola e lilla, coltivate anche ad alberello, vengono utilizzate come piante ornamentali nei giardini e nei vasi sui terrazzi, come alberelli isolati o per la realizzazione di siepi fiorite.
L'arbusto è rustico e dal portamento molto ramificato, ha foglie di forma ovale e colore verde scuro, con il margine dentato o trilobate. Può crescere fino a 3 metri di altezza.
Da luglio a ottobre produce fiori larghi circa 7–8 cm dalle tonalità variabili dal bianco al porpora. I fiori durano un giorno circa, ma vengono continuamente sostituiti.
È pianta visitata dalle api sia per il nettare che per il polline.
Nativa del sudest della Cina e diffusa in gran parte dell'Estremo Oriente, fu importata dall'Asia nel XVI secolo, si diffuse in Europa, dove in un primo momento venne ritenuta pianta da serra, e solo successivamente, verso la fine del 1600, pianta da piena terra.
Dall'Inghilterra giunse alle colonie americane, dove viene spesso chiamata "Rosa di Sharon".
Il Mugunghwa (Hangul 무궁화), conosciuto anche come Rosa di Sharon, è il fiore nazionale della Corea del Sud.
Secondo le testimonianze ricavate da alcuni antichi documenti era conosciuto in queste zone anche prima dell'era Gojoseon, ma solo durante questo periodo iniziò ad avere una reale rilevanza. Fu adottato come simbolo ufficiale durante la dinastia Joseon e la sua importanza si consolidò con l'avvento del regno di Silla, che era chiamato anche Geunhwahyang, ovvero "Regno dei Mugunghwa".[3]
Gli antichi abitanti della Cina conoscevano la Corea proprio come "terra dei saggi dove fiorisce il Mugunghwa".
Durante l'arduo periodo della colonizzazione giapponese, l'ibisco divenne simbolo di forza e resistenza al punto che i coreani vollero piantarne centinaia a testimonianza della loro voglia di indipendenza. Tra le iniziative più clamorose c'è quella del patriota Namgung Eok, che cercò di dar vita alle "colline di Rose di Sharon" inviando centinaia di migliaia di fiori alle organizzazioni ed alle strutture della sua città natale. A causa di questa sua iniziativa, considerata ribelle dai colonizzatori giapponesi, fu arrestato ed imprigionato per circa otto mesi.[2][4]
L'ibisco cinese è stato ufficialmente adottato come fiore nazionale nel 1945, dopo la liberazione della Corea dal dominio giapponese. Dalla fine del XIX secolo è stato incluso all'interno dell'inno nazionale:[3]
(KO)
«Mugunghwa samcheonli hwaryeogangsan» |
(IT)
«1.200 km di stupendi fiumi e montagne ricoperte di mugunghwa» |
È presente all'interno dell'emblema nazionale della Repubblica di Corea oltre che in quelli del Presidente e della Corte Suprema.[3]
Il termine Mugunghwa significa "fiore eterno che non scompare mai" e deriva da mugung, ovvero eternità.
Durante l'era Gojoseon, era conosciuto anche come "fiore dal cielo" ("a blossom from heaven").
L'ibisco ha la peculiarità di fiorire senza grandi difficoltà anche dopo essere stato tagliato o trapiantato e di sopravvivere anche se danneggiato, ciò lo rende rappresentazione perfetta della tenacia dei cittadini coreani e della prosperità della Corea del Sud.
Tollera temperature fino a -20 °C, ma gradisce climi caldi e temperati. Non ama l'ombra, e per la fioritura migliore necessita di esposizione in pieno sole. Non richiede particolari potature. Si riproduce per semina (ma con risultati non prevedibili sul colore per via dell'ibridazione) o per talea.
Negli anni sono stati sviluppati centinaia di cultivar con colorature variatissime, a tinte monocromatiche o variegate, fiore singolo o fiore doppio. Tra le più diffuse:
L'ibisco, soprattutto nella sua varietà rossa, è molto usato anche in ambito culinario. È ingrediente tipico di alcuni tè, inizialmente diffuso principalmente in Cina e Tailandia, attualmente anche nel resto del continente asiatico; è presente anche in alcuni cibi.[2][5]
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Le pratiche descritte non sono accettate dalla medicina, non sono state sottoposte a verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Le informazioni hanno solo fine illustrativo. Wikipedia non dà consigli medici: leggi le avvertenze. |
Studi scientifici hanno riscontrato che il consumo di ibisco, opportunamente preparato e dosato, dimostra effetti benefici come l'abbassamento della pressione sanguigna, in persone soggette a valori di pressione alta, e l'abbassamento della temperatura corporea.[5][6]
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