La Bambagia minima (nome scientifico Filago minima (Sm.) Pers., 1807) è una pianta erbacea annua con piccoli fiori giallastri appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
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Progetto:Forme di vita - implementazione Classificazione APG IV.
Il taxon oggetto di questa voce deve essere sottoposto a revisione tassonomica. |
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Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi II |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Gnaphalieae |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Gnaphalieae |
Genere | Filago |
Specie | F. minima |
Nomenclatura binomiale | |
Filago minima (Sm.) Pers., 1807 | |
Nomi comuni | |
Filaggine minima | |
Il nome generico (filago) deriva dalla voce latina filum (= piccolo filo) e si riferisce o al ricco tomento di queste piante simile ai fili dei capelli o ai fiori filamentosi esterni[1]. L'epiteto specifico (minima) si riferisce alle dimensioni della pianta e dei suoi fiori.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Filago minima) è stato proposto inizialmente dal entomologo e botanico inglese, fondatore e primo presidente della Linnean Society di Londra, Sir James Edward Smith (1759 – 1828) e definito ulteriormente dal botanico e micologo sudafricano Christian Hendrik Persoon (1761 – 1836) in una pubblicazione del 1807.
Sono piante alte tra 2,5 – 15 cm (massimo 25 cm). Tutta la pianta è grigio/bianco tomentosa. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme, e sono munite di asse fiorale eretto e con poche foglie. Una delle caratteristiche più particolari di questa specie sono le infiorescenze in quanto una generazione dei capolini sembra elevarsi sopra il grappolo precedente che l'ha generato. Inoltre l'habitus della pianta è cespitoso (diversi fusti crescono dalla base verso l'alto). Queste piante sono considerate monoiche in quanto i capolini contengono fiori femminili esternamente e fiori ermafroditi (e quindi anche maschili) centralmente[2].
Le radici sono secondarie da fittone.
Le foglie sono soprattutto caulinari; sono disposte in modo alterno e addensate in modo continuo lungo il caule. La forma è intera, lesiniforme con pelosità appressata. Il colore è grigiastro.
Le infiorescenze sono terminali e riunite in glomeruli subsferici e corimbosi. Ogni glomerulo è formato da alcuni capolini sessili avvolti alla base da filamenti lanosi. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un involucro piramidale composto da diverse squame che fanno da protezione al ricettacolo accorciato sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: i fiori esterni ligulati (in questo caso assenti), e i fiori centrali tubulosi. In particolare quelli periferici sono femminili, filiformi e sono disposti in modo uniseriato, crescono all'ascella di una squama dell'involucro ed hanno la particolarità che il tubo corollino è inserito all'apice dell'ovario[2]; quelli interni, tubulosi, sono pochi e sono ermafroditi. Le squame a forma ottusa sono da 15 a 20 e sono disposte in 3 – 4 serie in modo patente (formano una stella alla fruttificazione); quelle interne sono mucronate. Dimensione dei capolini: larghezza 1 – 2 mm; lunghezza 3 – 3,5 mm. Dimensione dell'involucro: 3 – 3,5 mm.
I fiori sono attinomorfi. Sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi)[4].
I frutti sono degli acheni. Sono provvisti di un pappo ben sviluppato e uniseriato se tali frutti sono generati dai fiori più interni (se sono generati da quelli più periferici sono invece privi di pappo[3]).
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[9]:
La famiglia di appartenenza di Filago minima (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[10] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[11]). Il genere Filago comprendente diverse specie, una buona parte di origine americana, di cui una dozzina sono proprie della flora italiana.
Il basionimo per questa specie è: Gnaphalium minimum Sm. (1800)
La specie di questa voce appartiene ad un gruppo di generi legati da elevata affinità morfologico-anatomiche e con caratteri distintivi non sempre evidenti e stabili: Evax Gaertner - Filago L. - Oglifa Cass.. Sandro Pignatti nella sua “Florad'Itali” pur osservando i stretti collegamenti tra questi generi preferisce trattarli separatamente (come generi autonomi). Attualmente si preferisce riunire tutte queste specie sotto un unico genere: Filago[7]. Viceversa alcune checklist come la quella dei Royal Botanic Garden Edinburgh[12] per questa pianta considerano valido il seguente nominativo: Logfia minima (Sm.) Dumort.
Il numero cromosomico di F. minima è: 2n = 28[13].
Al sud (in Calabria) le piante di questa specie sono lievemente più grandi e sono state descritte come var. australis Fiori, ma secondo Sandro Pignatti rientrano nel campo della normale variabilità[14].
Con la specie Filago arvensis la pianta di questa voce forma il seguente ibrido interspecifico:
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
La morfologia di questa specie è abbastanza singolare per cui poche sono le altre specie confondibili con questa. Filago arvensis L. ha una infiorescenza più ricca; Filago gallica L. ha delle foglie molto appuntite; Filago vulgaris Lam. ha una tipica infiorescenza a ramificazioni dicotomiche.
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