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Il paléo dei campi abbandonati (nome scientifico Brachypodium phoenicoides (L.) Roem. & Schult., 1817 è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae).[1]

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Paléo dei campi abbandonati
Brachypodium phoenicoides
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
(clade) Commelinidae
Ordine Poales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Brachypodieae
Genere Brachypodium
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Commelinidae
Ordine Cyperales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Pooideae
Tribù Brachypodieae
Genere Brachypodium
Specie B. phoenicoides
Nomenclatura binomiale
Brachypodium phoenicoides
(L.) Roem. & Schult., 1817

Etimologia


Il nome generico (Brachypodium) deriva da due parole greche ("brachys" = breve e "podion" = piccolo piede) e fa riferimento ai pedicelli molto corti delle spighette.[2] L'epiteto specifico (phoenicoides) significa simile a Phoenix o Fenice e fa riferimento all'uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.[3]

Il binomio scientifico di questa pianta è stato proposto inizialmente da Linneo (1707 – 1778), perfezionato successivamente dal botanico e medico svizzero Johann Jacob Roemer (Zurigo, 8 gennaio 1763 – Zurigo, 15 gennaio 1819) e dal botanico, medico e scrittore austriaco Joseph August Schultes (Vienna, 15 aprile 1773 – Landshut, 21 aprile 1831) nella pubblicazione "Systema vegetabilium: secundum classes, ordines, genera, species. Cum characteribus differentiis et synonymis. Editio nova, speciebus inde ab editione XV. Detectis aucta et locupletata. Stuttgardtiae" (Syst. Veg., ed. 15 bis 2: 740 ) del 1817.[1]


Descrizione


Il portamento
Il portamento
Le foglie
Le foglie
Infiorescenza
Infiorescenza
Spighetta generica con tre fiori diversi
Spighetta generica con tre fiori diversi

Queste piante arrivano ad una altezza di 4 - 10 dm. La forma biologica è emicriptofita cespitosa (H caesp), sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e presentano ciuffi fitti di foglie che si dipartono dal suolo. Questa pianta in genere forma dei popolamenti a tappeto con estensione fino a qualche metro.[4][5][6][7][8][9]


Radici


Le radici in genere sono secondarie da rizoma. Il rizoma è stolonifero e lungamente strisciante.


Fusto


La parte aerea del fusto è un culmo eretto, glabro, liscio e nudo nella parte apicale.


Foglie


Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.


Infiorescenza


Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere non sono ramificate e sono formate da 4 - 8 spighette ed hanno la forma di una pannocchia compatta. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Dimensione dell'infiorescenza: 10 – 14 cm.


Spighetta


Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette peduncolate o sessili, compresse lateralmente, spesso incurvate a falce, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 9 - 11 fiori. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla tra i fiori o sopra le glume persistenti. Lunghezza delle spighette: 3 – 4 cm.


Fiori


I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.

*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.

Frutti


I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.


Riproduzione


Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria).


Distribuzione e habitat


Distribuzione della pianta  (Distribuzione regionale[10] – Distribuzione alpina[11])
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[10] – Distribuzione alpina[11])

Fitosociologia



Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[11]


Areale italiano

Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]

Descrizione. L'alleanza Brachypodion phoenicoidis è relativa alle praterie perenni, con portamento denso e piante a taglia media, su substrato calcicolo (suoli profondi e argillosi) e in ambienti meso-xerofitici. La distribuzione è relativa al Mediterraneo occidentale, ed in parte centrale, nella fascia bioclimatica compresa tra il meso- e il supramediterraneo (fino a 1.000 m circa). In generale l'alleanza è collegate alle colture umane; inoltre l’abbandono e l’assenza di incendi può favorirne la diffusione.[14]

Specie presenti nell'associazione: Carlina corymbosa, Verbascum sinuatum, Pallenis spinosa, Ophrys fusca, Ophrys lutea, Orchis italica, Orchis mascula, Orchis morio, Orchis papilionacea, Medicago orbicularis, Foeniculum vulgare e Leontodon tuberosus.


Tassonomia


La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[8]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, il genere Brachypodium è descritto all'interno della sottofamiglia Pooideae e raccoglie circa due dozzine di specie distribuite nelle zone temperate in tutto il mondo.[4][5]

Il basionimo per questa specie è: Festuca phoenicoides L., 1767.[1]


Filogenesi


La tribù Brachypodieae (e quindi anche il genere Brachypodium) è descritta all'interno della supertribù Stipodae L. Liu, 1980. La supertribù Stipodae (formata dalle tribù Ampelodesmeae, Stipeae, Brachypodieae e Diarrheneae) è il quarto nodo della sottofamiglia Pooideae ad essersi evoluto (gli altri tre precedenti sono la tribù Brachyelytreae, e le supertribù Nardodae e Melicodae). All'interno della supertribù, la tribù Brachypodieae è stata la più recente ad evolversi.[15]

Il genere presenta la seguente sinapomorfia: le celle sussidiarie degli stomi sono parallele.[4]

Alcuni studi di tipo filogenetico (analisi molecolari sul DNA - due geni di plastidi e cinque geni nucleari) indicano che la specie di questa voce potrebbe essere vicina evolutivamente alla specie Brachypodium pinnatum.[16]

Il numero cromosomico di B. phoenicoides è: 2n = 28 (14).[17]


Sinonimi


Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[18]


Note


  1. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 28 luglio 2019.
  2. Etymo Grasses 2007, pag. 52.
  3. Etymo Grasses 2007, pag.227.
  4. Kellogg 2015, pag. 222.
  5. Judd et al 2007, pag. 311.
  6. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 531.
  7. Motta 1960, Vol. 1 - pag. 334.
  8. Strasburger 2007, pag. 814.
  9. Pasqua et al 2015, pag. 467.
  10. Conti et al. 2005, pag. 62.
  11. Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 928.
  12. EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 29 luglio 2019.
  13. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 29 luglio 2019.
  14. Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 34.4.5 ALL. BRACHYPODION PHOENICOIDIS BR.-BL. EX MOLINIER 1934. URL consultato il 29 luglio 2019.
  15. Bete 2014, pag. 19.
  16. Catalan et al. 2012.
  17. Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 28 luglio 2019.
  18. The Plant List, su theplantlist.org. URL consultato il 29 luglio 2019.

Bibliografia



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