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Homo cepranensis è il nome proposto da alcuni paleontologi per identificare l'uomo di Ceprano o Argil[1], i cui resti fossili (un cranio) sono stati rinvenuti a Ceprano, in provincia di Frosinone. Il cranio risulta abbastanza ben conservato, sebbene incompleto. Lo studio comparativo su base cladistica con altri reperti suggerisce l'autonomia a livello specifico di questo campione[2], inizialmente ricondotto a forme tarde dell'Homo erectus[3]. Non esistono datazioni assolute per questo cranio: le datazioni relative, basate sul quadro geo-stratigrafico e paleontologico regionale, lo collocano tra 0,9 e 0,8 Ma[4][5]. Recenti analisi magneto-stratigrafiche sui sedimenti lacustri e fluviali recuperati in carotaggi effettuati nel luogo di ritrovamento del reperto hanno però fornito una datazione relativa differente; secondo questi studi infatti il livello stratigrafico contenente il reperto stesso ha un'età compresa tra 0,5 Ma e 0,35 Ma[6][7].

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Uomo di Ceprano
cranio di Homo cepranensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Euarchontoglires
(clade) Euarchonta
Ordine Primates
Sottordine Haplorrhini
Infraordine Simiiformes
Parvordine Catarrhini
Superfamiglia Hominoidea
Famiglia Hominidae
Sottofamiglia Homininae
Genere Homo
Specie H. cepranensis
Nomenclatura binomiale
Homo cepranensis
Mallegni et al., 2003
Nomi comuni

Uomo di Ceprano, Argil


Ritrovamento e ricostruzione del reperto


Il reperto venne scoperto il 13 marzo 1994 dall'archeologo Italo Biddittu nel corso di ricognizioni di superficie effettuate lungo il tracciato di una strada in costruzione nei pressi di Ceprano (località Campogrande) nella bassa valle del fiume Sacco. I mezzi meccanici che hanno consentito il ritrovamento del campione sono stati probabilmente la causa della sua frammentazione e della sua perdita di integrità, con danni principalmente a carico dell'osso frontale superiore e la perdita della faccia. Il campione è quindi limitato al solo neurocranio o, secondo la terminologia paleontologica, calvario. I frammenti erano compresi in uno strato di argilla (da cui il soprannome di "Argil" dato al campione da Biddittu) il quale, a sua volta, giaceva nettamente al di sotto di sabbie vulcanoclastiche[8].

La forma attuale del reperto è il risultato di un procedimento di ricostruzione iniziato nel 1994 e concluso nel 1999. Questo lavoro è stato svolto inizialmente dall'équipe del professor Antonio Ascenzi, allora presidente dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana[9], perfezionato quindi dallo specialista sudafricano Ron J. Clarke (Università del Witwatersrand) ed infine revisionato dalla paleoantropologa Marie Antoinette de Lumley (Institute de Paleontologie Humaine di Parigi[10]) e da Francesco Mallegni (Università di Pisa). Attualmente il fossile è conservato presso il Servizio di Antropologia della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.


Descrizione del reperto


Il calco endocranico ottenuto dalla ricostruzione ha permesso di valutare una capacità di 1180–1200 cm cubi[11], capacità confrontabile con quella delle forme più recenti di Homo erectus di Zhoukoudian datate 0,5-0,2 Ma[12]. Il reperto mostra una serie di caratteri propri delle forme di umanità più antiche del Pleistocene medio asiatico, ovvero l'Homo erectus. Da questo però si distingue per i mastoidi e le creste sopramastoidee massicce, la volta cranica medio-lunga, la larghezza cranica massima verso la parte bassa del cranio stesso e coincidente con la larghezza biauricolare, il toro occipitale considerevole e sviluppato nella stessa misura in tutte le sue parti ed il solco sopratorale presente e sviluppato. Il principale carattere distintivo è però il toro orbitario che presenta un accenno di separazione dei rilievi sopraciliari da quello che sarà nell'uomo moderno il trigono sopraorbitario. Questa caratteristica è comune ad un gruppo di ominidi subsahariani che si pensa rappresentino la linea evolutiva che porterà all'Homo sapiens[13]


Considerazioni sullo status tassonomico del reperto


I reperti del genere Homo del Pleistocene medio sono stati oggetto di diverse interpretazioni sistematiche e tassonomiche. In particolare è discusso lo status dell'Homo erectus, specie a cui fino a poco tempo erano assegnati tutti i reperti africani, asiatici ed europei databili da 1,7 a 0,4 Ma. Il dibattito riguarda la questione se assegnare questi reperti, che mostrano una notevole variabilità morfologica, ad una sola specie – Homo erectus appunto – dalla grande diffusione geografica e cronologica o frazionarli in più entità[14]. Secondo l'ipotesi che attualmente trova più riscontro l'Homo erectus comprende esclusivamente gli esemplari provenienti dall'Asia orientale[15].

La morfologia di Homo cepranensis è a proposito sorprendente e significativa. L'analisi dei caratteri facciali ha dimostrato come il calvario di Ceprano non sia assimilabile né con Homo erectus né alle forme successive che si ritrovano in Africa in Europa e parzialmente anche in Asia e che vengono da alcuni riunite nella specie Homo heidelbergensis[16][17]. Clarke, che riconduce il cranio di Ceprano alla variabilità di Homo erectus, lo associa al controverso cranio siglato OH9 rinvenuto da Louis Leakey nel 1960 a Olduvai[18].

Di particolare interesse il rapporto tra Homo cepranensis ed il materiale coevo (almeno secondo la datazione 'classica' del cranio di Ceprano) rinvenuto alla Gran Dolina di Atapuerca. In questa località nel luglio del 1994, quindi pochi mesi dopo la scoperta di Argil, una squadra di archeologi diretta da Eudald Carbonell i Roura dell'Università di Tarragona rinvenne circa 80 frammenti fossili umani, quasi tutti riferibili a individui ancora nell'età della crescita. Per questi reperti è stato proposto il nome di Homo antecessor. Secondo Giorgio Manzi[19] è ragionevole ritenere in via provvisoria, in attesa di un confronto diretto, i reperti spagnoli e quello italiano come appartenenti alla medesima specie[20].

Se la datazione su base magneto-stratigrafica recentemente proposta fosse confermata[21] si aprirebbero evidentemente nuove prospettive sul significato dell'uomo di Ceprano all'interno della linea filogenetica del genere Homo.


Note


  1. Perché rinvenuto in uno strato di argilla. Cfr. Giorgio Manzi, L'evoluzione umana, Bologna, 2007, pag. 96.
  2. Mallegni F., Carnieri E., Bisconti M., Tartarelli G., Ricci S., Biddittu I. & A. Segre, 2003: Homo cepranensis sp. nov. and the evolution of African-European Middle Pleistocene hominids. Comptes Rendus Paleov. 2 (2): 153-159. Abstract consultabile all'indirizzo: http://www.em-consulte.com/article/14930
  3. Ascenzi A. & A. G. Segre, 1997: Resti di cranio umano del Pleistocene medio-inferiore a Ceprano. Rendiconti Accademia Nazionale dei Lincei, Classe Sc. Mat Nat., ser. 9, 8 (1): 39-67. Abstract consultabile all'indirizzo: http://www.springerlink.com/content/9350618346423382
  4. Ascenzi A. & A. G. Segre, 1997: op. cit.
  5. Ascenzi A., Mallegni F., Manzi G., Segre A. G. & E. Segre Naldini, 2000: A re-appraisal of Ceprano calvaria affinities with Homo erectus, after the new reconstruction. Journal of Human Evolution 39 (4): 443-450. Abstract consultabile all'indirizzo: https://www.mendeley.com/research/a-reappraisal-of-ceprano-calvaria-affinities-with-homo-erectus-after-the-new-reconstruction
  6. Muttoni G., Scardia G., Kent D.V., Swisher C.C. & G. Manzi, 2009: Pleistocene magnetochronology of early hominin sites at Ceprano and Fontana Ranuccio, Italy. Earth and Planetary Science Letters 286: 255–268. Abstract consultabile all'indirizzo: http://www.earth-prints.org/handle/2122/5197
  7. Muttoni G., 2010: L'uomo più vecchio d'Italia non è poi così vecchio. Sistema Universitario 8 (31): 10. Disponibile in formato PDF: Copia archiviata (PDF), su unimi.it. URL consultato il 2 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2011).
  8. Il resoconto della scoperta è proposto al link: Copia archiviata, su argil.it. URL consultato il 27 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2013).. Vedi anche nota 2.
  9. Link istituto: http://www.isipu.org
  10. Link istituto: http://www.fondationiph.org
  11. Ascenzi A., Biddittu I., Cassoli P. F., Segre A. G. E. Segre Naldini, 1996: A calvarium of late Homo erectus from Ceprano, Italy. Journal of Human Evolution 31 (5): 409-423. Abstract consultabile al link: https://www.mendeley.com/research/calvarium-late-homo-erectus-ceprano-italy
  12. Mallegni F. (a cura di), 2004: Come eravamo. Il divenire biologico della famiglia degli ominidi. LTU Guarguaglini. Pisa (pp. 204-205).
  13. Mallegni F. (a cura di), 2004: op. cit. (pp.206).
  14. Potts R., Behrensmeyer A. K., Deino A., Ditchfield P. & J. Clark, 2004: Small Mid-Pleistocene Hominin Associated with East African Acheulean Technology. Science 305 (5680): 75-78. Gli autori sintetizzano così il dibattito: “The entire sample of fossils from Africa, Asia, and Europe exhibits wide morphological variation that some researchers divide into multiple lineages and others place in a single, polytypic species”. Abstract consultabile all'indirizzo: https://www.sciencemag.org/content/305/5680/75.abstract
  15. Per una sintesi del problema, che include anche una breve discussione sul calvario di Ceprano: Schwartz J. H., 2004: Getting to Know Homo erectus. Science 305 (5680): 53-54. Disponibile in formato PDF: https://www.pitt.edu/~jhs/articles/getting_to_know_homo.pdf).
  16. Manzi G., Mallegni F. & A. Ascenzi, 2001: A Cranium for the Earliest Europeans: Phylogenetic Position of the Hominid from Ceprano, Italy. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America 98 (17): 10011-10016. Disponibile in format PDF: http://www.pnas.org/content/98/17/10011.full.pdf+html
  17. Manzi G., 2004: Argil, antenato d'Europa. Le Scienze 428: 46-53. Disponibile in formato PDF: Copia archiviata (PDF), su serverbau.bio.uniroma1.it. URL consultato il 28 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2013).
  18. Clarke J., 2000: A corrected reconstruction and interpretation of the Homo erectus calvaria from Ceprano, Italy. Journal of Human Evolution 39 (4): 433-442.
  19. Manzi G. 2004: op. cit. (p. 53).
  20. In questo caso il nome corretto risulta essere quello spagnolo pubblicato nel 1997 e quindi prioritario.
  21. Vedi l'introduzione e le note 5 e 6

Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


Portale Frosinone
Portale Mammiferi
Portale Paleontologia

На других языках


[es] Homo cepranensis

El hombre de Ceprano (Homo cepranensis) es una especie extinta perteneciente al género Homo, basada en la parte superior de un cráneo descubierto por Italo Biddittu el 13 de marzo de 1994, cerca de la localidad de Campogrande de Ceprano, provincia de Frosinone, Italia.[1] Tras la reconstrucción de los fragmentos encontrados, realizada por el geólogo Aldo Segre y la paleontóloga Eugenia Segre Naldini, se calcula que la capacidad craneana de este espécimen podría ser hasta de 1200 cc, lo que significa un cerebro claramente mayor que el del Homo ergaster y el Homo erectus. Se ha estimado que este fósil data de hace por lo menos entre 800 000 y 350 000 años.
- [it] Homo cepranensis

[ru] Homo cepranensis

Homo cepranensis[1] (лат.) — предлагаемое имя для вида трибы гоминини, описанного в 2003 году только по черепной крышке. Окаменелость была обнаружена археологом Итало Биддитту и получила название «человек из Чепрано» по расположенному рядом городу итальянской провинции Фрозиноне, 89 км к юго-востоку от Рима[2].



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