Le LamproniinaeHeslop, 1938[1] sono una sottofamiglia di lepidotteri, diffusa in Eurasia, America Settentrionale e Meridionale con 30 specie (dato aggiornato al 23 dicembre 2011).[2][3][4][5][6]
Il nome del taxon è ricavato dal genere tipo LamproniaStephens, 1829,[7] a sua volta derivato dal grecoλαμπρός (lamprós)=splendente, fulgido, riferito anche ad un metallo, presumibilmente a causa dei riflessi iridescenti delle ali di alcune specie appartenenti a questo genere, con l'aggiunta del suffisso -inae, che indica una sottofamiglia.[8]
Descrizione
Adulto
La sottofamiglia è costituita da piccole falene diurne, alquanto primitive, con nervatura alare di tipo eteroneuro e apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura , funzionale sia all'accoppiamento, sia all'ovodeposizione;[3][4][5] per quest'ultima caratteristica anatomica, in passato venivano collocate all'interno della divisione Monotrysia, oggi considerata obsoleta in quanto rivelatasi polifiletica.[2][3][5][9][10]
Il capo è ricoperto di scaglie piliformi, che tuttavia appaiono meno fitte rispetto a quanto osservabile in generale negli Adeloidea;[3][12] in Prodoxoides si osservano scaglie lamellari più fitte in corrispondenza di fronte e vertice.[11]
Le antenne non sono molto lunghe, potendo misurare al massimo 0,33-0,6 volte la lunghezza della costa dell'ala anteriore; sono di regola moniliformi, mai clavate, con lo scapo talvolta provvisto di pecten ed il flagello filiforme.[3][11]
Gli occhi, di dimensione variabile a seconda del genere, sono di regola glabri o con cornea ricoperta da esili microsetae.[11] Gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata.[3]
I pilifer sono ben sviluppati, ma ridotti in Tetragma.[11] Le mandibole sono vestigiali ma tuttavia pronunciate. La proboscide è ben sviluppata, tranne in Lampronia, e di solito priva di scaglie; la lunghezza è al massimo doppia di quella dei palpi labiali; in Tridentaforma appare rivestita di scaglie solo a livello basale, e questo ha portato in passato alcuni Autori ad includere il genere nelle Incurvariidae.[3][11][13][14]
I palpi mascellari sono di regola allungati e costituiti da tre-cinque articoli.[3][11][12][15]
Torace
Le ali sono lanceolate (la lunghezza è circa il triplo della larghezza), con colorazione variabile dal biancastro traslucido al marroncino, in rari casi iridescenti, e talvolta con macchie e geometrie varie. Il tornus non è individuabile. I microtrichi sono di solito presenti su tutta l'ala anteriore.[11] Il termen è convesso e manca una macchia discale. Rs4 termina sulla costa, mentre 1A+2A è biforcata solo alla base.[3][11]
L'ala posteriore presenta un apice arrotondato, ed è lievemente più corta dell'anteriore.[3][13]
L'accoppiamento alare è di tipo frenato (con frenulum più robusto nel maschio), mentre è presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace; si può inoltre osservare un ponte precoxale.[3][11][13][14][16][17][18][19]
Nelle zampe, l'epifisi è di regola presente, mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[3][11][13][14]
Addome
Nell'addome, il margine caudale di S2a è a forma di "U" o di "W".[11]
Nell'apparato genitale maschile, si osservano i pectinifer sulle valve di molte specie, con sviluppo e struttura variabili, talvolta ridotti a semplici spine, oppure totalmente assenti.[3][11] L'uncus si trova fuso assieme al tegumen con varie soluzioni, tra cui uno o due lobi terminali. Il tegumen appare costituito da una stretta fascia dorsale, mentre il vinculum è solitamente ben sviluppato, a forma di "V" o di "Y". La juxta si mostra sotto forma di uno sclerite sagittato ben definito. L'edeago è costituito da una struttura tubulare alquanto allungata, facilmente distinguibile.[11]
Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e perforante, come di regola negli Adeloidea, al fine di permettere l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite.[3][5][13][14] Si può osservare inoltre un paio di signa stellati sul corpus bursae (in alcuni casi ridotti o assenti), oltre che un caratteristico bordo posteriore arrotondato sul settimo tergite.[3][11][13][20]
Uovo
Le uova, sono inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, e possono pertanto assumere la forma della "tasca" che le ospita.[3][21]
In genere l'uovo si mostra biancastro e di forma alquanto variabile, ma di regola è ovoidale, con dimensioni comprese tra 0,3 e 0,5mm di lunghezza, e con un diamentro di 0,2-0,3mm.[11][22][23] Il chorion appare liscio e provvisto di un reticolo micropilare ridotto.[11]
Larva
La larva può essere bianca, verdastra oppure rossiccia, di solito cilindrica o sub-cilindrica, e con una lunghezza compresa tra 6 e 22mm.[11]
Capo
Il capo è solitamente prognato, con frontoclipeo breve, e di colorazione da chiara a molto scura. Solitamente si osservano sei paia di stemmata, che tuttavia si riducono a tre paia nelle sole forme meramente apode.[3][11][14][24]
Zampe e pseudozampe
Le zampe sono di solito presenti e ben sviluppate; il pretarso rivela spesso una robusta seta squamiforme disposta sulla base laterale dell'unghia; le pseudozampe possono essere vestigiali, con uncini talvolta assenti, almeno nei primi stadi di sviluppo, ma spesso presenti sui segmenti addominali da III a VI, e disposti su doppie file. In ogni caso gli uncini sono sempre assenti nel decimo segmento addominale.[3][11][14][24]
Pupa
La pupa è exarata e relativamente mobile, con appendici libere e ben distinte (pupa dectica).[3][11][14][24][25]
Nel capo, il vertice è spesso dotato di un rostro frontale molto evidente, a differenza di quanto osservabile in alcune Prodoxinae. Le ali si estendono fin sul V-VII segmento addominale e di regola i segmenti addominali da II a VII sono mobili in ambo i sessi.[25] Sui segmenti addominali da II a VIII è inoltre osservabile una singola fila di spine tergali. Il cremaster è di solito rappresentato da una coppia di robuste spine, o tubercoli dorsali, disposte sul decimo segmento addominale, in alcune specie accompagnate da altre due spine in posizione ventrale.[11]
Le uova vengono inserite nei tessuti della pianta nutrice, tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate; la giovane larva è minatrice e, come nei Cecidosidae, non costruisce un fodero; essa si accresce inizialmente alle spese del seme in formazione ma, a seconda della specie in questione, possono invece essere attaccati i piccioli, le gemme, le foglie, i ricettacoli fiorali, oppure i frutti della pianta ospite.[3][11]
Durante la seconda parte dell'estate, la larva di terza età abbandona le strutture vegetali occupate in precedenza, per iniziare a tessere un hibernaculum, ossia una struttura all'interno della quale si appresta a trascorrere l'inverno tra gli strati superficiali del terreno, oppure al riparo in una fessura, sempre alla base della pianta nutrice; all'inizio della primavera successiva, la larva emerge dal proprio riparo, risale lungo il fusto, per poi andare a perforare le nuove gemme, provocando danni anche severi alla fioritura. Eccezionalmente, come nel caso di Lampronia fuscatella, il bruco si alimenta all'interno dello stesso cecidio (altrimenti detto "galla") di cui provoca la formazione. L'impupamento può avvenire sia all'interno delle mine, come pure in un bozzolo sericeo, sito all'esterno alla pianta.[3][11]
Di regola le specie sono univoltine, con la larva che rappresenta lo stadio svernante.[3][11][26][27]
Alimentazione
Fa seguito un elenco parziale delle specie vegetali che possono essere attaccate da questi bruchi:[3][11][24][28]
Sono noti fenomeni di parassitoidismo ai danni delle larve di Prodoxidae, da parte di diverse specie di imenotteri appartenenti alle superfamiglie Chalcidoidea e Ichneumonoidea; tra queste citiamo:[29]
La sottofamiglia è a distribuzione esclusivamente olartica, tranne per un'unica specie, Prodoxoides asymmetra, presente in Sudamerica, ma con una biodiversità decisamente maggiore nel Paleartico orientale.[3][11][13]
L'habitat è rappresentato da boschi e foreste a latifoglie, orti e giardini.[3][11]
Tassonomia
Non sono stati ancora compresi appieno i rapporti filogenetici che intercorrono tra i generi Lampronia e Tetragma, da un lato, e Prodoxoides, soprattutto alla luce del fatto che quest'ultimo genere monotipico è di recente scoperta, e potrebbe indicare una distribuzione relitta, essendo l'unico rappresentante neotropicale delle Lamproniinae.[11]
Altro caso enigmatico è quello rappresentato da TridentaformaDavis, 1978,[30] la cui precisa collocazione sistematica appare di difficile definizione, sia che si affronti il problema dal punto di vista anatomico, come pure da quello molecolare: il genere possiede infatti peculiarità morfologiche affini sia agli Adelidae (haustellum dotato di scaglie alla base), sia agli Incurvariidae (valva maschile munita di più serie di spinule appiattite),[11] e tuttavia analisi genetiche condotte sul DNA mitocondriale hanno rivelato affinità con Adela,[31][32] mentre studi riguardanti la sub-unità ribosomiale 18 S, fanno collocare evolutivamente questo taxon alla base degli Heteroneura, oppure in prossimità dei Cecidosidae.[33]
Si è deciso in questa sede di seguire l'impostazione sistematica proposta da Scoble (1995)[3] e Davis (1999),[11] e parzialmente ripresa in seguito da Van Nieukerken et al. (2011).[2]
Generi
La sottofamiglia si compone, a livello mondiale, di quattro generi, per un totale di trenta specie (dato aggiornato al 23 dicembre 2011),[2]; di questi, un solo genere (Lampronia) è presente in Europa con diciotto specie, nove delle quali si trovano anche in Italia. Non sono noti endemismi italiani.[11][34][35]
Lamproniinae Heslop, 1938 - New biling. Cat. of the Br. Lepidopt., 34[36] (4 generi e 30 specie tra Olartico ed ecozona neotropicale, presente anche in Italia)
LamproniaStephens, 1829 - Nom. Br. Ins.: 51[37] (genere tipo) (27 specie olartiche, di cui 18 presenti in Europa e 9 in Italia)
È mostrato di seguito un albero filogenetico ricavato da quello proposto da Pellmyr (1997),[39] sulla base dei dati forniti da Nielsen & Davis (1985)[13] e da Brown et al. (1994a[40], b[41]). Il diagramma non considera, tuttavia, la posizione del genere Tridentaforma.
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