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Enyo lugubris (Linnaeus, 1771)[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in America Settentrionale, Centrale e Meridionale.

Come leggere il tassobox
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Enyo lugubris
Enyo lugubris
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Sphingidae
Sottofamiglia Macroglossinae
Tribù Dilophonotini
Sottotribù Dilophonotina
Genere Enyo
Specie E. lugubris
Nomenclatura binomiale
Enyo lugubris
(Linnaeus, 1771)
Sinonimi

Epistor luctuosus
Boisduval, 1875
Epistor lugubris delanoi
Kernbach, 1962
Sphinx fegeus
Cramer, 1779
Sphinx lugubris
Linnaeus, 1771

Sottospecie
  • Enyo lugubris lugubris
  • Enyo lugubris delanoi

Descrizione



Adulto


La pagina superiore dell'ala anteriore è di un grigio alquanto omogeneo, e reca una macchia discale ben distinta, mentre quella inferiore rivela una netta area triangolare subapicale di colore arancione.[2][3][4]
Il maschio è distinguibile rispetto alle altre specie congeneri (escluse E. boisduvali e E. latipennis per l'assenza della plica contenente l'organo androconiale nell'ala anteriore, e per la presenza di un'area anale marroncina sulla pagina superiore dell'ala posteriore. Se invece lo si raffronta con E. boisduvali ed E. latipennis, il maschio mostra un'ala anteriore più stretta ed appuntita a livello apicale, con un disegno meno variegato, ed un margine esterno poco scavato. L'ala posteriore è essa pure di un grigio spento, tendente al marroncino nella zona anale.[3]
Nella femmina, la pagina superiore dell'ala anteriore in genere l'area mediana marroncina si estende posteriormente lungo la linea mediana fino a raggiungere CuA1, con un contorno non ben definito, comprendente R2 e l'angolo del tornus.[3]
Il torace, l'addome e le tegulae sono di un grigio abbastanza omogeneo.[3] Le antenne sono uncinate alle estremità.[2][3]
Nel genitale maschile, l'uncus presenta un lungo e stretto processo mediano; i tre processi ventrali sono sottili e ravvicinati. Lo gnathos appare dilatato e ritorto asimmetricamente a livello apicale. La valva destra e sinistra si mostrano diverse tra loro: la sinistra è quasi diritta se vista dorsalmente, con il margine ventrale pressoché rettilineo al centro, laddove diventa angolato a formare una sorta di dente, e con apice ristretto in un lungo processo mozzo; al contrario la valva destra presenta un margine ventrale non angolato al centro, privo di dente, obliquo dalla base fino al processo angolare. L'edeago termina in un processo lungo e sottile.[3]
L'apertura alare è di 50–60 mm.[4][5]


Larva


Il bruco è verde abbastanza chiaro, con un capo largo e appiattito, relativamente piccolo rispetto alle dimensioni del corpo. Sui fianchi sono presenti sette linee oblique di un verde più pallido. Sono inoltre presenti, dorsolateralmente, delle aree di colorazione bruna che contribuiscono a dare l'impressione d'insieme di una fogliolina parzialmente seccata. Il cornetto caudale si riduce via via che gli stadi di sviluppo larvale si susseguono.[4]


Pupa


Le crisalidi appaiono scure e lucide, con un cremaster sviluppato e appuntito; si rinvengono entro bozzoli posti a scarsa profondità nel sottobosco.[4]


Biologia


Durante l'accoppiamento, le femmine richiamano i maschi grazie ad un feromone rilasciato da una ghiandola, posta all'estremità addominale.[4]


Periodo di volo


Gli adulti di questa specie sono rinvenibili tutto l'anno nella fascia tropicale, mentre più a nord volano tra agosto e novembre.[4]


Alimentazione


Gli adulti suggono il nettare di fiori di varie specie.[4]

I bruchi si alimentano su foglie di membri della famiglia Vitaceae Juss., nom. cons., tra cui Ampelopsis spp. Michx., Cissus spp. L., e Vitis tiliifolia Humb. & Bonpl. ex Schult.[4]


Distribuzione e habitat


Localizzazione geografica dell'isola di Antigua, locus typicus della specie
Localizzazione geografica dell'isola di Antigua, locus typicus della specie

L'areale di questa specie si estende sia sull'Ecozona neartica sia su quella neotropicale, essendo presente in Antigua (locus typicus), Argentina (Buenos Aires, Chaco, Formosa, La Rioja, Misiones, Salta, Tucumán), Belize (Cayo, Corozal, Orange Walk, Toledo), Brasile (Minas Gerais, probabilmente Rio de Janeiro e San Paolo), Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Galápagos, Guatemala, Guiana Francese (Régina ), Guyana (Barima-Waini), Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay (Alto Paraguay, Alto Paraná, Amambay, Boquerón, Caaguazú, Canindeyú, Central, Concepción, Cordillera, Guairá, Presidente Hayes, Paraguarí, probabilmente Caazapá, Itapúa, Misiones, Ñeembucú, San Pedro), Perù (Junín), Repubblica Dominicana, Stati Uniti d'America (Arizona, Arkansas, Florida, Georgia, Illinois, Michigan, New York, Carolina del Sud, Texas), Suriname, Uruguay, Venezuela (Apure, Aragua, Bolívar, Guárico, Lara, Portuguesa).[2][3][4][5]

L'habitat è rappresentato da foreste tropicali e sub-tropicali, dal livello del mare fino a 2.700 metri di altitudine.[4][5]


Tassonomia


Questo taxon è la specie tipo del genere Enyo.[6]


Sottospecie


Al momento sono riconosciute due sottospecie.[3]


Sinonimi


Sono stati riportati quattro sinonimi:[3][8]


Note


  1. Carl von Linné, Mantissa Plantarum altera Generum editionis Vi & Specierum editionis II Mantissa Plant. 2: -,[iv], 142-510, + Regni Animalis Appendix 511-552, 1771.
  2. Bernard D'Abrera, Sphingidae Mundi. Hawk Moths of the World. Based on a Checklist by Alan Hayes and the collection he curated in the British Museum (Natural History), 1ª ed., Faringdon, Oxon., SN7 7DR United Kingdom, E.W. Classey Ltd., 1986, pp. 104-106, ISBN 0860960226.
  3. CATE Creating a Taxonomic e-Science, su cate-sphingidae.org. URL consultato il 25 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2012).
  4. Silkmoths - E. l. lugubris, su silkmoths.bizland.com. URL consultato il 25 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2012).
  5. Silkmoths - E. l. delanoi, su silkmoths.bizland.com. URL consultato il 25 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2008).
  6. Pieter Cramer, Uitlandsche Kapellen (Papillons exotiques) Uitl. Kapellen 3 (23-24): 129-176, pl. 265-288, 1780.
  7. K. Kernbach, Die Schwärmer einiger Galapagos-Inseln (Lep. Sphingidae). Opusc. zool. Münch., 63, 1-19, 1962.
  8. Funet, su ftp.ipv6.funet.fi. URL consultato il 25 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  9. Jean Baptiste Alphonse Dechauffour de Boisduval, Histoire Naturelle des Insectes. Species Général des Lépidoptéres Hétérocéres. Tome Premier. Sphingides, Sésiides, Castnides Hist. nat. Ins., Spec. gén. Lépid. Hétérocères, 1 : 1-568, pl. 1-11, [1875].

Bibliografia



Voci correlate



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