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Il cacao (Theobroma cacao L., 1753; dal nahuatl: cacahuatl) è una pianta appartenente alla famiglia delle Malvacee, originaria dell'America meridionale.[1]

Disambiguazione – "Cacao" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Cacao (disambigua).
Come leggere il tassobox
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Cacao
Theobroma cacao
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Malvidi
Ordine Malvales
Famiglia Malvaceae
Sottofamiglia Byttnerioideae
Tribù Theobromateae
Genere Theobroma
Specie T. cacao
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Dilleniidae
Ordine Malvales
Famiglia Sterculiaceae
Genere Theobroma
Specie T. cacao
Nomenclatura binomiale
Theobroma cacao
L., 1753

Descrizione


Si presenta in forma di albero sempreverde, alto in media 5-10 metri


Foglie


Foglie persistenti, alterne, ovali, con margine lievemente ondulato, lucide nella parte superiore, con picciolo fogliare dotato di articolazione che permette di orientarsi a seconda dell'intensità luminosa. Non tutte le specie di cacao hanno le foglie verdi.


Fiori


Piccoli fiori sparsi a mazzetti, bianchi, verdi o rosei, che spuntano direttamente sul tronco o sui rami adulti; di essi solo pochi si trasformeranno in cabosside, ovvero in frutti del cacao; hanno un calice profondamente diviso, i cinque petali sono clavati, l'ovario è sessile.


Frutti


Dall'ovario si sviluppa il frutto (cabossa) a forma di cedro allungato, di colore giallastro-verdognolo, che diventa bruno-rossastro a maturazione, con la buccia solcata da 10 strisce longitudinali e può contenere da 25 a 40 semi; i semi sono immersi in una sostanza ricca di zuccheri, chiara e di consistenza gelatinosa. Il peso della cabosside è variabile fra 300 e 500 grammi, lunghezza di 10~15 cm. In casi eccezionali tale frutto può arrivare anche a 1 kg.


Semi


All'interno di una polpa asprigna sono racchiusi numerosi semi ovali e piatti, a forma di mandorla, di colore bruno-violaceo, disposti in cinque file, contenenti zuccheri, grassi, albuminoidi, alcaloidi e coloranti.

Tra questi alcaloidi, i più importanti sono la teobromina e la caffeina (contenuta in quantità simile al caffè): il primo è un euforizzante mentre il secondo è un eccitante; grosse quantità di cacao possono infatti indurre una dipendenza fisiologica. La teobromina ha inoltre effetti diuretici: era infatti adoperata come diuretico in casi di scompenso cardiaco, finché non è stata rimpiazzata da farmaci più efficaci.


Sottospecie



Coltivazione


La coltivazione richiede elevate spese d'impianto e comincia a produrre dal quinto anno, mentre la fruttificazione dura per una trentina d'anni.
La pianta teme l'insolazione diretta e quindi cresce all'ombra di alberi più alti quali palme e banani. Ogni pianta fornisce da 1 a 2 kg di semi secchi; la fruttificazione è continua ma durante l'anno si hanno due periodi di massima produzione.


Aree geografiche


Il cacao di piantagione è coltivato tra il 20º parallelo nord e il 20º parallelo sud, ad altitudine più bassa rispetto a quello selvatico, per comodità di raccolta.

Tre le grandi zone dove viene coltivato in grandi quantità, in particolare:


Lavorazione dei semi del cacao


I semi del cacao all'interno del frutto
I semi del cacao all'interno del frutto

Ogni pianta fornisce da 1 a 2 kg di semi secchi. Il cacao secco mercantile, che ha una resa del 50% rispetto al seme raccolto, si ottiene mediante lieve fermentazione, essiccamento e macinazione dei semi stessi.


Raccolta


Il frutto della pianta (definito cabossa), si raccoglie un paio di volte all'anno, viene schiacciato e lo si fa riposare per circa una settimana, per poi estrarne la polpa ed i semi. Un albero produce dai 20 ai 50 frutti maturi all'anno della dimensione di una barbabietola da zucchero (lunghezza 15~25 cm; diametro 7~10 cm; peso 500 g).


Fermentazione


Il procedimento di fermentazione può essere leggermente diverso a seconda del tipo di cacao che si vuole ottenere; tempo fa, ad esempio, la fermentazione avveniva in appositi cassoni di legno.

Negli attuali processi di produzione, polpa e semi si fanno fermentare insieme per 5 o 6 giorni; un tempo, invece, la fermentazione del criollo non superava i tre giorni. La temperatura di fermentazione si assesta tra i 45 e i 50 °C e, durante questo periodo, la polpa si liquefà e viene eliminata. La fermentazione inattiva il seme, che smette di germogliare e provoca il rammollimento della polpa rimasta aderente al seme, un processo di leggero addolcimento del cacao e inoltre l'ingrossamento del seme che assume una colorazione bruna; la fermentazione provoca l'ossidazione dei polifenoli; un'ossidazione troppo scarsa provoca un sapore amaro, mentre una troppo spinta rende il seme insipido (formazione dei precursori d'aroma). Attualmente la fase di fermentazione è sostituita dalla fermentazione in armadi su plance in legno di cedro da circa 80 cm che consentono un prodotto fermentato in maniera più omogenea ed esente da muffe.


Essiccazione


Semi di cacao essiccati al sole
Semi di cacao essiccati al sole

I semi vengono sottoposti ad essiccazione al sole per bloccare la fermentazione e per ridurre il contenuto di umidità che favorirebbe lo sviluppo di muffe. I semi sono distesi al sole e in questa fase occorre molta manodopera per coprire velocemente i semi di cacao in caso di pioggia. Questa fase dura dai 7 ai 15 giorni.

Durante l'essiccatura, i semi vanno accuratamente protetti dall'umidità, che potrebbe indurre la formazione di muffe e rendere il raccolto inutilizzabile per l'uso alimentare. I semi di cacao rovinati sono comunque recuperabili come fonte di burro di cacao, usato anche nell'industria cosmetica.

Un'essiccatura accelerata o artificiale è più rapida, ma produce un cacao di qualità inferiore, usato nelle produzioni industriali.

Con queste procedure i semi sono resi fragili per il rammollimento della pellicola esterna; così le due metà dei semi si suddividono mediante semplice pressione, il seme si divide così in due parti, dette cotiledoni.

Il prodotto essiccato viene poi insaccato ed inviato ai centri di raccolta.


Tostatura (o torrefazione)


Macchinario utilizzato per la tostatura del cacao
Macchinario utilizzato per la tostatura del cacao

Questo processo, chiamato torrefazione, dura fra i 70 e i 120 min, con temperatura variabile in funzione del prodotto che si vuole ottenere: la produzione di cacao da cioccolato richiede una temperatura fra i 98 e i 104 °C, mentre per la produzione di cacao in polvere fra i 116 e i 121 °C.

Vi sono due tipologie diverse di tostatura:

Questa operazione serve a facilitare la decorticazione del cacao e anch'essa determina l'addolcimento dello stesso.

Questo trattamento termico può riguardare le fave intere, i cotiledoni, la granella o il liquor. Il trattamento tradizionale prevede che le fave intere vengano investite da aria calda. In questo caso le bucce sono aspirate al termine del processo. La tostatura della granella e del liquor (quest'ultima meno utilizzata) è preceduta da un processo di pre-riscaldamento o pre-tostatura che ha la funzione di ottenere il distacco della buccia, rende il perisperma fragile e secco permettendone il distacco. Il preriscaldamento può anche essere effettuato mediante lampade a infrarossi, aria calda o vapore, trattamenti che consentono un distacco della buccia più ottimale. La temperatura non deve superare i 150 °C anche se la durata e l'entità del trattamento termico possono essere influenzate dalla dimensione, dalla varietà, dal grado di maturazione del frutto. I tempi sono variabili da pochi minuti a due ore circa.

Si ha un'ulteriore riduzione dell'umidità del frutto dal 2-3% circa; la temperatura viene aumentata nel caso in cui il cacao sia destinato alla produzione di cioccolato fondente.

Questo trattamento termico ha la funzione sia di consentire la formazione dell'aroma del cioccolato mediante l'instaurarsi delle reazioni di Maillard e l'ossidazione dei composti fenolici, sia di consentire l'evaporazione di acido acetico ancora eventualmente presente e di altri esteri volatili negativi per l'aroma. Altro ruolo importante è quello igienico-sanitario, dato che così si uccidono microrganismi e larve di parassiti sopravvissuti ai precedenti trattamenti.

Le fave trattate sono poi trasferite agli impianti di separazione bucce e rompicapi.


Decorticazione e degerminazione


Dopo la tostatura si esegue un lungo processo di decorticazione e di degerminazione per mezzo di macchine apposite; i cotiledoni, dopo questa operazione, possono essere venduti allo stato di fatto oppure la lavorazione può continuare tramite la triturazione.


Triturazione


I cotiledoni vengono macinati fra cilindri caldi, che, fondendo il grasso contenuto (in percentuali superiore al 50%), li trasforma in una massa viscosa e bruna detta massa di cacao o liquore.

A questo punto viene addizionato di carbonato di potassio ( aggiunto solo nella produzione industriale ma non artigianale) per amalgamare il grasso con le altre componenti ma anche per neutralizzare i tannini. La massa di cacao può essere utilizzata allo stato di fatto se si vuole fare il cioccolato, oppure continuare il trattamento con la separazione del grasso.


Separazione del grasso


Lo stesso argomento in dettaglio: Burro di cacao.
Burro di cacao
Burro di cacao

Una buona parte del grasso viene separata per pressione, la parte rimanente, che ha ancora il 20-28% di grasso, viene posta in contenitori, nei quali si solidifica in lastre, in ambiente raffreddato, dette panelli.

Il burro di cacao può venire separato dalla pasta ottenuta anche tramite il processo Broma (sacchi di pasta di cacao appesi in una stanza calda, da cui il burro di cacao cola via).


Macinazione


Le lastre vengono quindi ridotte a polvere impalpabile. Questa polvere viene detta cacao solubile, ma è una denominazione impropria, in quanto non esiste una forma di cacao solubile; tale denominazione indica che la polvere viene suddivisa così finemente da rimanere in sospensione quando è mescolata con acqua.


Solubilizzazione


Consiste nell'eliminare la parte grassa rimanente tramite un riscaldamento con vapore e carbonato di sodio o di potassio per un tempo sufficiente affinché l'amido si trasformi in destrina e avvenga una parziale scissione del grasso rimanente; questa pratica è molto utilizzata dai fabbricanti olandesi, ma esistono anche altri metodi.


Economia


Il cacao è coltivato su circa 17 milioni di acri (27.000 miglia quadrate; 69 000 km²) in tutto il mondo.

Principali esportatori al 2019[3] Principali importatori al 2019[3] Principali consumatori al 2017[4]
Paese Tonnellate Paese Tonnellate Paese Kg/Anno pro capite
1 Costa d'Avorio 1,448,992 USA 1330167 Svizzera 8.8
2 Ghana 835,466 Paesi Bassi 1294792 Austria 8.1
3 Indonesia 777,550 Germania 1099643 Germania 7.9
4 Nigeria 367,000 Francia 793101 UK 7.6
5 Cameroon 275000 Belgio 715195 Svezia 6.6
6  Brasile 256186 UK 579583 Belgio 5.6
7 Ecuador 128449 Canada 349386 Russia 4.8
8  Messico 82000 Italia 310541 USA 4.4
9 Peru 71175 Spagna 349581 Francia 4.3
10 Repubblica Dominicana 68021 Polonia 265983 Brasile 1.2

Mercato del cacao


Contratto futures sul cacao
NomeCocoa Futures
SimboloCC
Dimensione10 tonnellate
Tick1 dollaro/tonnellata
ScadenzeMarzo, maggio, luglio, settembre, dicembre
BorsaCoffee, Sugar and Cocoa Exchange
Standard stabilito dalla Intercontinental Exchange[5]
Cacao in polvere
Cacao in polvere

Il Cocoa è il contratto futures con cui si scambia il cacao sui mercati finanziari ed è regolamentato dallo standard internazionale della Intercontinental Exchange (ICE).


Fattori

Il prezzo del cacao è influenzato dai seguenti fattori:[6][7]


Olio essenziale


L'aroma e il sapore tipici del cacao sono dovuti all'olio essenziale del cacao, costituito da oltre il 50% di linalolo, dal 4% - 10% di acido ottanoico (con tracce di acido esanoico e acido nonanoico) e da una miscela di esteri, tra cui l'acetato di amile, il propionato di amile, il butirrato di amile, il butirrato di esile, il propionato di esile e l'acetato di linaloile.[8]


Usi terapeutici


Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Il cacao ha un potere antiossidante (ORAC) tra i più elevati in assoluto, un indice di valore 80933[9], circa 19 volte più potente di una mela, che notoriamente viene considerata un ottimo antiossidante. Le qualità del cacao sono varie: è indicato in quanto energetico, leggermente stimolante e secondo alcuni studi avrebbe anche virtù antidepressive.[10]


Uso della buccia


La buccia deriva dalla torrefazione del cacao nel processo di produzione di cioccolata. Oltre a essere un pacciame, è anche un buon concime organico a lenta cessione.

La buccia di cacao proveniente dal Ghana ha livelli NPK 5,7-0,4-4,8 con un ph 5,4. La buccia di cacao proveniente dal Sudamerica, distribuita da grosse multinazionali del cioccolato, utilizzata prevalentemente negli Stati Uniti ha livelli inferiori di NPK e un ph più acido.

È un biocida antiparassitario del terreno, allontana le lumache per la sua qualità ruvida, drena e condiziona il terreno, è facile disfarsene poiché si rimescola al terreno aumentandone così la sua qualità fertilizzante.


Storia


Lo stesso argomento in dettaglio: Cioccolato.
Scultura azteca di un uomo con in mano un frutto di cacao
Scultura azteca di un uomo con in mano un frutto di cacao

In base alle ricostruzioni storiche, sembra che i Maya siano stati gli scopritori e i primi coltivatori del cacao. Secondo una leggenda azteca, la pianta venne donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica. Gli europei scoprirono i semi del cacao quando Cristoforo Colombo li ricevette in dono, durante il suo quarto viaggio, presso l'isola di Guanaja.[10]

Nella civiltà azteca erano considerati un bene di lusso, e venivano importati per il fatto che la pianta non cresceva sul territorio dell'impero. Il consumo del cacao era una prerogativa dei ceti alti (nobili, guerrieri e sacerdoti), e rappresentava uno dei cardini della cucina azteca.[11] I semi di cacao erano talmente preziosi da venire adoperati anche come moneta[12]. Da ciò il primo nome del cacao (Amygdala pecuniaria, ovvero mandorla monetaria) poi sostituito da Linneo con Theobroma cacao o cibo degli dei. Le fonti del tempo narrano anche di frequenti contraffazioni effettuate riempiendo i gusci vuoti con sporcizia o fango. Proprio dal termine azteco in lingua nahuatl xocoatl deriva la parola "cioccolato".

I semi di cacao arrivano in Europa solo con Hernán Cortés nel 1528. Qui la bevanda ottiene il successo solo con l'aggiunta di zucchero, anice, cannella e vaniglia. Nel 1606 il cioccolato si produce anche in Italia, a Firenze e Venezia. Nel 1678 Antonio Ari ottiene dai Savoia il permesso di vendere la cioccolata in "bevanda". Alla scuola torinese di cioccolato si forma Francois-Luis Cailler che nel 1819 fonda la prima fabbrica svizzera di cioccolato a Vevey.

Nel 1802 il genovese Bozelli costruisce una macchina per raffinare la pasta di cacao. Nel 1828 l'olandese van Houten separa il burro di cacao. Nel 1865 a Torino, Caffarel mescola cacao e nocciole producendo il cioccolato gianduia. Nel 1878 lo svizzero Daniel Peter mescola il latte al cacao producendo il cioccolato al latte. Nel 1879 a Berna Rodolphe Lindt produce il cioccolato fondente. Nel 1923 a Chicago Frank Mars inventa la barretta al cioccolato.

Dal cupuaçu (Theobroma grandiflorum, albero della stessa famiglia del cacao) si produce un cioccolato molto simile, chiamato cupulate.[13]


Note


  1. (EN) Theobroma cacao, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 18 gennaio 2022.
  2. Criollo, Forastero e Trinitario: cosa cambia tra le varietà di cacao?, su Eataly, 12 febbraio 2018. URL consultato il 2 dicembre 2019.
  3. commodity.com, https://commodity.com/soft-agricultural/cocoa/#Top_Cocoa_Trading_Nations. URL consultato il 22 dicembre 2021.
  4. Consumo di cacao mondiale, su statista.com. URL consultato il 22 dicembre 2021.
  5. Intercontinental Exchange - Coffee C
  6. https://commodity.com/soft-agricultural/cocoa/
  7. Katia Ferri, Trading in commodity. Borse merci nel mondo, negoziazione e stagionalità, le strategie dei big, Trading library, ISBN 9788896481073.
  8. James Scott Bainbridge e Samuel Henry Davies, The Essential Oil of Cocoa, in J. Chem. Soc., Trans, Royal Society of Chemistry, 1912. URL consultato il 16 marzo 2015.
  9. List of ORAC values of food items
  10. "Le piante medicinali", di Roberto Michele Suozzi, Newton&Compton, Roma, 1994, pag.59
  11. Teresa L. Dillinger, Patricia Barriga e Sylvia Escárcega, Food of the Gods: Cure for Humanity? A Cultural History of the Medicinal and Ritual Use of Chocolate, in The Journal of Nutrition, vol. 130, n. 8, 1º agosto 2000, pp. 2057S–2072S, DOI:10.1093/jn/130.8.2057S. URL consultato l'8 luglio 2021.
  12. Alessandro Giraudo, Storie straordinarie delle materie prime, 2019, pag.136 I semi di cacao: quando le monete crescevano sugli alberi, trad. Sara Principe, add editore, Torino , ISBN 978 88 6783 236 1
  13. Motomura, Marina. 31 ottobre 2016. "Alimentos: O que é cupulate?" Super Interessante, (PT) consultato il 9 febbraio 2022

Bibliografia



Voci correlate



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Collegamenti esterni


Controllo di autoritàThesaurus BNCF 22666 · LCCN (EN) sh85018593 · GND (DE) 4163032-4 · BNF (FR) cb11958020f (data) · J9U (EN, HE) 987007293664405171 · NDL (EN, JA) 00564710
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[de] Kakaobaum

Der Kakaobaum (Theobroma cacao) gehört zur Gattung Theobroma (Kakaobäume) in der Familie der Malvengewächse (früher Sterkuliengewächse). Diese Gattung umfasst rund 20 Arten: immergrüne Büsche und kleine Bäume, die im Unterholz der tropischen Regenwälder Lateinamerikas wachsen. Der Kakaobaum verdankt seinen botanischen Namen dem schwedischen Naturwissenschaftler Carl von Linné, der ihm den Namen Theobroma cacao gab (Bedeutung des Gattungsnamens: „Götterspeise“, aus altgriechisch θεός .mw-parser-output .Latn{font-family:"Akzidenz Grotesk","Arial","Avant Garde Gothic","Calibri","Futura","Geneva","Gill Sans","Helvetica","Lucida Grande","Lucida Sans Unicode","Lucida Grande","Stone Sans","Tahoma","Trebuchet","Univers","Verdana"}theos „Gott“ und βρῶμα brōma „Speise“).

[en] Theobroma cacao

Theobroma cacao, also called the cacao tree and the cocoa tree, is a small (6–12 m (20–39 ft) tall) evergreen tree in the family Malvaceae.[1][2] Its seeds, cocoa beans, are used to make chocolate liquor, cocoa solids, cocoa butter and chocolate.[3] The largest producer of cocoa beans in 2018 was Ivory Coast, 2.2 million tons. The genus name, Theobroma, is derived from the Greek words θεός (theos), meaning 'god', and βρῶμα (broma), meaning 'food'.[4] The literal meaning is "food of the gods".

[es] Theobroma cacao

Theobroma cacao L. es el nombre científico que recibe el árbol del cacao o cacaotero, nativo de regiones tropicales subtropicales de América del sur: América tropical, planta de hoja perenne de la familia Malvaceae. Theobroma significa, en griego, «alimento de los dioses».[3] La palabra cacao se cree viene de los lenguajes de la familia mixe-zoque que habrían hablado los olmecas.[4] En maya yucateco, kaj significa amargo y kab significa jugo.[5] Alternativamente, algunos lingüistas proponen la teoría de que en el correr del tiempo pasó por varias transformaciones fonéticas que dieron paso a la palabra cacaoatl, la cual evolucionó después a cacao.[6]

[fr] Cacaoyer

Theobroma cacao
- [it] Theobroma cacao

[ru] Какао

Кака́о[2][3], или шокола́дное де́рево[3][4][5], или какао настоящее[4] (лат. Theobrōma cacāo) — вид вечнозелёных деревьев из рода Теоброма (Theobroma). Ранее этот род включался в семейство Стеркулиевые (Sterculiaceae), сейчас его относят к подсемейству Byttnerioideae семейства Мальвовые (Malvaceae)[6].



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