Il nome della tribù deriva dal suo genere tipo Pedalium Royen ex L. la cui etimologia deriva da "piede" e fa riferimento ai frutti di alcune piante di questo genere dotate di ganci per aderire ai piedi degli animali e favorirne così la dispersione.[2] Il nome scientifico è stato definito dal botanico, naturalista e politico belga Barthélemy Charles Joseph Dumortier (Tournai, 3 aprile 1797 – 9 giugno 1878) nella pubblicazione "Analyse des Familles de Plantes: avec l'indication des principaux genres qui s'y rattachent. Tournay - Anal. Fam. Pl.: 22." del 1829.[3][4]
Il portamento delle specie di questa tribù è vario: da erbe perenni o annuali o arbusti fino a piccoli alberi (massimo 8 metri in Uncarina). In genere la pubescenza è formata da peli portanti ghiandole mucose. Le piante sono inoltre prive di spine. Nelle piante perenni erbacee sono presenti radici tuberose. I fusti possono essere eretti e ascendenti oppure decombenti o prostrati.[1][5][6]
Le foglie, decidue, lungo il caule sono disposte in modo opposto e sono succulente (ad eccezione di Uncarina). Possono essere sia picciolate che sessili. Normalmente sono semplici con lamine da intere (da lineari a ampiamente oblunghe) a pennatolobate (o pennatifide) larghe fino a 30cm.. Le stipole sono assenti. Sono presenti diverse specie con fogliame polimorfico.
Le infiorescenze sono formate da fiori solitari (in Pedaliodoscus, Pedaliim e altre specie), oppure sono molti (fino a 9) disposti in cime dicasiali (due rami fioriferi opposti e uno centrale più breve) alle ascelle delle foglie. I fiori sono pedicellati; in alcune specie i pedicelli alla base hanno 2 o più ghiandole nettarifere. In Rogeria sono presenti specie rosulate.
I fiori sono ermafroditi, debolmente o fortemente zigomorfi e tetraciclici (ossia formati da 4 verticilli: calice– corolla – androceo – gineceo) e pentameri (i verticilli del perianzio hanno 5 elementi). I fiori sono ipogini.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
x K (5), [C (5/2+3), A 2+2], G (2), supero, capsula.
Il calice, piccolo rispetto alla corolla, di norma è formato da 5 elementi (sepali) concresciuti alla base (calice gamosepalo).
La corolla gamopetala è tubolosa con un tubo obliquo a forma da cilindrica a campanulata (o imbutiforme) terminante con 5 lobi più o meno uguali (in questo caso i lobi anteriori sono più grandi) oppure la corolla è bilabiata. Spesso la corolla è stretta alla base, oppure è gibbosa nella parte adassiale, raramente è speronata. I colori sono bianco, giallo o varietà di rosso fino a purpureo.
L'androceo è formato da 4 stami didinami fertili e un quinto ridotto ad un piccolo staminoide; tutti gli stami sono in posizione epipetala e inclusi all'interno della corolla. I filamenti sono adnati alla corolla. Le antere sono pendenti dalla cima dei filamenti e sono introrse. Le teche sono 2 ed hanno delle forme più o meno ovate e sono divergenti. La deiscenza delle antere è longitudinale. La morfologia del polline è monadica. Il disco nettarifero è ipogino, a consistenza carnosa, generalmente consistente e spesso asimmetrico.
Il gineceo è bicarpellare (sincarpico - formato dall'unione di due carpelli connati) ed ha un ovario supero tetraloculare. La placentazione è assile. I loculi spesso sono parzialmente o completamente divisi da falsi setti, contenente da uno a più ovuli attaccati centralmente alla placenta. Gli ovuli sono pendenti o ascendenti e sono numerosi per ogni loculo e hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[7] Lo stilo è filiforme e unico inserito all'apice dell'ovario con stigma in genere bifido (lo stilo sovrasta gli stami).
I frutti sono molto vari, legnosi o coriacei, indeiscenti o deiscenti, tipo noci o capsule loculicide (4-loculari). In Uncarina sono larghi fino a 12cm (15cm in Harpagophytum). In genere hanno delle emergenze (tipicamente quattro, ma anche più) a forma di spine più o meno alate e uncinate. I semi hanno un endosperma carnoso ma sottile e hanno la superficie rugosa.
Riproduzione
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama) o il vento (impollinazione anemogama).[1]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento - dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). I frutti invece sono dispersi dagli animali più grandi in quanto sono provvisti di uncini per aderire ai loro piedi (disseminazione zoocora).[1]
Distribuzione e habitat
La distribuzione delle specie della tribù Pedalieae è africana con climi più o meno tropicali.
Tassonomia
La famiglia di appartenenza di questo gruppo (Pedaliaceae) comprende 18 generi con circa 90 specie[8] (altre fonti indicano 13 - 15 generi con 70 specie[9]) con una distribuzione cosmopolita. La tribù Pedalieae è una delle 3 tribù nella quale è divisa la famiglia.[1]
Filogenesi
Da un punto di vista filogenetico la tribù di questa voce è divisa in due gruppi. Il primo, in posizione abbastanza "basale", comprende due generi piuttosto isolati: Rogeria e Uncarina. Entrambi si presentano con piccole infiorescenze dicasiali alle ascelle delle foglie. Il secondo gruppo contiene un insieme di generi relativamente vicini (Harpagophytum, Holubia, Pedaliodoscus, Pedalium e Pterodiscus). Di questi il genere Pterodiscus, in posizione "basale", è apparentemente parafiletico (è un genere con una morfologia non omogenea). Il carattere unificante di questo gruppo è la presenza nei frutti di 4 emergenze (alate e/o provviste di uncini).[1]
Altre analisi indicano che la tribù potrebbe non essere monofiletica con il genere Rogeria "gruppo fratello" del resto dell'intera famiglia.[9]
Tutte endemiche del Madagascar (regioni del nord-ovest)
Usi
Alcune specie (Pedalium murex) contengono mucillagini usate nella medicina e nell'industria per rendere sciroppose le bevande. Altre piante, come Harpagophytum e Pterodiscus, sono coltivate per ornamento.[5]
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