La perlina minore (nome scientifico Bartsia trixago L., 1753) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Orobanchaceae (tribù Rhinantheae).[1]
Progetto:Forme di vita - implementazione Classificazione APG IV. Il taxon oggetto di questa voce deve essere sottoposto a revisione tassonomica.
Il nome generico (Bartsia) è stato dato in ricordo del botanico prussiano Johann Bartsch (1709-1738) di Königsberg, medico coloniale a Suriname[2], mentre L'epiteto specifico (trixago) è formato da due parole latine: "trix" (= capello, pelo), mentre "-ago" è un suffisso latino usato per indicare una somiglianza ("simile a...").[3][4]
Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2: 602. 1753"[5] del 1753.[6]
Descrizione
Il portamento
L'altezza di queste piante varia da 5 a 50cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Queste piante sono semiparassitarie ed hanno la superficie peloso-glandulosa; sono inoltre vischiose.[7][8][9][10][11]
Radici
Le radici sono dei fittoni.
Fusto
La parte aerea del fusto è eretta con peli rivolti verso il basso.
Foglie
Le foglie hanno delle forme lanceolato-lineari con bordi dentati (5 denti per lato). Si dividono in inferiori (spatolate), in medie (strette), e le superiori (triangolari). Le foglie superiori vicine all'infiorescenza sono bratteiformi. Dimensione delle foglie: lunghezza 1 – 6cm; larghezza 1/5 della lunghezza.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono simili a brevi spighe piramidali.
Fiore
I fiori
I fiori sono ermafroditi, zigomorfi e tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice – corolla – androceo – gineceo); sono inoltre pentameri/tetrameri (ogni verticillo ha più o meno quattro/cinque elementi). Lunghezza del fiore: 15 – 20mm.
Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (4), [C (5), A 2+2], G (2), (supero), capsula[7]
Calice: il calice, gamosepalo, è un tubo lungo 5mm con quattro lacinie lunghe 4 – 5mm.
Corolla: la corolla, bilabiata con cinque lobi, è simpetala ed è lunga 5 – 20mm; il colore del labbro superiore è roseo o purpureo, gli altri sono bianchi o gialli. La corolla è priva di sperone.
Androceo: gli stami dell'androceo sono quattro didinami (due lunghi e due corti); sono inseriti nel tubo corollino; in particolare ascendono sotto il labbro superiore della corolla. Le antere sono conniventi ed hanno una loggia portante un cornetto allungato; sono aristate o mucronate alla base. Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia.[10]
Gineceo: i carpelli del gineceo sono due e formano un ovario supero biloculare (derivato dai due carpelli iniziali). Lo stilo è unico lievemente più lungo degli stami ed è inserito all'apice dell'ovario; lo stimma è capitato.
Fioritura: da aprile a luglio.
Frutti
Il frutto è del tipo a capsula deiscente. La forma è oblungo-acuta, cavato-compressa e contiene diversi piccoli semi.
Riproduzione
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione e habitat
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[12] – Distribuzione alpina[13])
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Euri-Mediterraneo.
Distribuzione: in Italia è ovunque comune. Nelle Alpi si trova in Piemonte e in Carinzia (Austria). Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nei Pirenei e nei Monti Balcani. È presente anche nell'Anatolia, sulle coste mediterranee dell'Asia, e nell'Africa settentrionale (dalla Libia al Marocco).[14]
Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i pascoli, gli incolti e le garighe. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[13]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1200 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]
Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Sistematica
La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[15][16]) distribuiti in tutti i continenti. Il genere Bartsia si compone di una cinquantina di specie distribuite in Europa, Africa e America; tre vivono in Europa e due sono presenti nella flora spontanea italiana.
Filogenesi
La classificazione tassonomica della Bartsia trixago è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa il suo genere apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Orobanchaceae e alla tribù Rhinantheae Lamarck & de Candolle[17]; anche i livelli superiori sono cambiati (vedi box tassonomico a destra). In molte checklist questa pianta è descritta con il nome scientifico Bellardia trixago (L.) All., da altre considerato un sinonimo.[11][13]
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Bellardia trixago (L.) All.
Trixago apula Steven.
Altre notizie
La bellardia in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, pag. 852, ISBN 88-7287-344-4.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 29 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, pag. 60, ISBN 88-7621-458-5.
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