Macrauchenia (il cui nome significa "lama lungo", basato sull'ormai invalido genere di lama, Auchenia, dal greco "grande collo") è un genere estinto di grande mammifero sudamericano dotato di tre dita, un lungo collo e lunghe zampe, appartenente all'ordine Litopterna. Il genere dà il nome alla sua famiglia, Macraucheniidae o "litopterni robusti", e come gli altri litopterni, è più strettamente imparentato con gli ungulati dalle dita dispari (Perissodactyla), dai quali i litopterni si sono discostati circa 66 milioni di anni fa. I fossili più antichi del genere risalgono al Miocene superiore, circa 7 milioni di anni fa, e la specie recente, M. patachonica, scomparve dalla documentazione fossile durante il Pleistocene superiore, circa 20.000-10.000 anni fa. La specie M. patachonica è uno degli ultimi nonché il più conosciuto membro della famiglia ed è conosciuto principalmente dalla Formazione Luján in Argentina, sebbene sia stato ritrovato anche in altre località del Sud America meridionale. La specie era coeva con un altro genere di macraucheniide, Xenorhinotherium, che però abitava il nord-est del Brasile e il Venezuela durante il Pleistocene superiore. L'esemplare tipo di Macrauchenia fu scoperto da Charles Darwin durante il viaggio del Beagle. In vita, Macrauchenia doveva avere l'aspetto di un cammello senza gobbe, sebbene i due taxa non siano strettamente correlati.[1] Era un animale erbivoro, che si nutriva di una gran varietà di piante in quello che oggi è il Sud America. Tra le specie descritte si considerano valide M. patachonica e M. ullomensis; M. boliviensis è considerata un nomen dubium; e M. antiqua (o M. antiquus) è stata spostata nel genere Promacrauchenia.
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Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | †Litopterna |
Famiglia | †Macraucheniidae |
Sottofamiglia | †Macraucheniinae |
Genere | † Macrauchenia Owen, 1838 |
Nomenclatura binomiale | |
† Macrauchenia patachonica Owen, 1838 | |
Specie | |
Mappa che mostra la distribuzione di Macrauchenia (in rosso) e Xenorhinotherium (in giallo), dedotta da reperti fossili | |
In vita Macrauchenia doveva somigliare vagamente a un cammello privo di gobbe, dotato di lunghe zampe slanciate ma robuste, collo lungo e una testa relativamente piccola. I suoi piedi, tuttavia, somigliavano di più a quelli di un rinoceronte moderno, con un dito centrale e due dita laterali su ciascun piede. Era un animale di medie-grandi dimensioni, con una lunghezza corporea di circa 3 metri, per un peso massimo di 1.042,8 kg, le dimensioni di un moderno rinoceronte nero.[2][3] Macrauchenia, come il suo parente Theosodon, aveva una serie completa di 44 denti.
Una delle caratteristiche più iconiche di Macrauchenia sono le aperture ossee delle narici poste sulla sommità della testa, sopra e tra gli occhi. Questa inusuale caratteristica sembra essere una tendenza evolutiva piuttosto diffusa nei litopterni successivi, che mostrano narici sempre più retratte sulla sommità della testa. Siccome i mammiferi dotati di proboscide hanno aperture ossee delle narici in posizioni simile, venne ipotizzato che anche Macrauchenia avesse una piccola proboscide simile a quella di un tapiro o un muso gonfio come quello dell'antilope saiga, forse per tenere la polvere fuori dalle narici.[2] Questa ipotesi si fece in breve largo nella cultura di massa, donando a Macrauchenia un aspetto iconico di un'antilope con la proboscide, aspetto che si è fatta strada in diversi media diventando iconico per la specie. Tuttavia, uno studio del 2018 ha confrontato i crani di tapiri e varie altre specie di mammiferi erbivori moderni ed estinti, trovando invece delle somiglianze con i crani degli alci, suggerendo che Macrauchenia e altri macraucheniidi, come Huayqueriana, non possedessero proboscidi, ma piuttosto musi larghi e carnosi dotati di labbra prensili.[4] Tuttavia, alcuni pittogrammi raffiguranti l'estinta megafauna sudamericana datati da circa 12.600 a 11.800 anni fa, rinvenuti nella formazione rocciosa Serranía de La Lindosa di Guaviare, in Colombia, raffigurano quello che sembra essere un possibile macraucheniide dotato di proboscide, presumibilmente Xenorhinotherium.[5][6]
Il muso di Macrauchenia è completamente racchiuso da osso, e l'animale ha un collo allungato che gli permetteva di protendersi verso l'alto; nessun mammifero vivente con una proboscide presenta queste caratteristiche, in quanto mancano anche gli agganci per i poderosi muscoli (tipici di lunghe-medie proboscidi), e i canali nervosi (presenti anche nel grugno di un cinghiale) con cui controllare la proboscide. Un'ipotesi alternativa è che questi litopterni fossero brucatori di vegetazione dura e spinosa e le narici arretrate consentissero loro di raggiungere le foglie senza essere impalati dalle spine sulle narici. I dinosauri sauropodi (spesso ricostruiti come brucatori di alta vegetazione, come aghi di conifere e cicadee) hanno un muso simile, e giraffe e gerenuk, anch'essi brucatori di alta vegetazione spinosa, hanno narici più arretrate rispetto ai taxa correlati con altre abitudini alimentari.[7]
Un'idea sulle abitudini comportamentali di Macrauchenia è fornita anche dalle articolazioni della caviglia e degli stinchi che indicherebbero che l'animale fosse piuttosto mobile, essendo in grado di cambiare rapidamente direzione quando correva ad alta velocità.[8]
Macrauchenia era un erbivoro, che si nutriva probabilmente di foglie degli alberi e d'erba. L'analisi dell'isotopo di carbonio nello smalto dei denti di M. patachonica, così come l'analisi del suo indice di ipsodontia (basso in questo caso; cioè era brachidonte), le dimensioni del corpo e la larghezza relativa del muso suggeriscono che avesse una dieta variegata, combinando la brucazione di Fogliame C3 con il pascolo di graminacee C4.[9] Un'analisi della microusura dentale, dello smalto ocsale e dell'isotopo di carbonio di Macrauchenia e Xenorhinotherium ha rivelato che entrambi erano erbivori che si nutrivano di erbe C3.[10]
Il genere era molto diffuso, essendo rinvenuto in ambienti che andavano dal secco all'umido, dal Cile meridionale al Brasile nord-orientale e alle coste del Venezuela. Fossili di M. ullomensis sono stati ritrovati in Bolivia ad altitudini fino a 4000 metri. Le abitudini e la dieta possono variare a seconda dell'ambiente, ma negli erbivori un collo allungato è solitamente un adattamento per consentire all'animale di brucare su alberi e arbusti. Non essendo confinati alle foreste, questi animali erano probabilmente in grado di sfruttare ambienti più marginali mescolando brucazione su alta vegetazione con il pascolo di erba. Un sito nel nord del Cile ha riportato alla luce i resti di cinque esemplari adolescenti associati, il che suggerisce che Macrauchenia vivesse in grandi mandrie o gruppi familiari.[7]
Il predatore endemico principale di Macrauchenia, sarebbe stato lo sparassodontide Thylacosmilus, un mammifero sudamericano dai denti a sciabola. Anche i grandi uccelli phorusrhacidi potrebbero essere stati una minaccia per questi animali, soprattutto per i giovani. A seguito del Grande scambio americano, i principali predatori per gli esemplari adulti divennero il felino dai denti a sciabola Smilodon populator[11] e gli orsi giganti dal muso corto. Anche i lupi terribili e giaguari potrebbero aver cacciato i Macrauchenia, in particolare i giovani.
Si presume che Macrauchenia affrontasse questi predatori principalmente superandoli nella corsa o, se messo alle strette, usando le lunghe e robuste zampe per scalciare. Le grandi dimensioni degli adulti avrebbero limitato la loro vulnerabilità alla maggior parte dei predatori. La sua potenziale capacità di cambiare rapidamente direzione ad alta velocità avrebbe potuto consentirgli di eludere i suoi inseguitori; sia Thylacosmilus che S. populator erano cacciatori da imboscate probabilmente incapaci di inseguire la preda sulle lunghe distanze se la preda sfuggiva al primo attacco.
I fossili di Macrauchenia furono raccolti per la prima volta il 9 febbraio 1834 a Puerto San Julián in Patagonia (Argentina) da Charles Darwin, mentre il HMS Beagle era attraccato al porto.[12] In quanto non un esperto, Darwin identificò provvisoriamente le ossa delle gambe e i frammenti di spina dorsale che trovò come "un grosso animale, immagino un mastodonte". Nel 1837, subito dopo il ritorno del Beagle, l'anatomista Richard Owen identificò le ossa, comprese le vertebre dorsali e cervicali, come da una creatura gigantesca simile a un lama o un cammello, che Owen nominò Macrauchenia patachonica.[13] Nel nominarlo, Owen usò i termini greci originali µακρος (makros, grande o lungo), e αυχην (auchèn, collo), usati da Illiger per il genere Auchenia, nome generico all'epoca usato la vigogna. Il ritrovamento fu una delle scoperte che portarono all'inizio della teoria di Darwin. Da allora sono stati ritrovati più fossili di Macrauchenia, principalmente in Patagonia, ma anche in Bolivia, Cile e Venezuela.
Il relativo genere Cramauchenia fu nominato da Florentino Ameghino come anagramma deliberato di Macrauchenia.
È probabile che Macrauchenia si sia evoluta da litopterni più antichi, come Theosodon o Promacrauchenia o una specie simile. Litopterna era uno dei cinque (quattro in alcune classificazioni) antichi ordini di mammiferi endemici sudamericani chiamati collettivamente Meridungulata. Le loro relazioni con altri gruppi di mammiferi al di fuori del Sud America sono state a lungo ignote o mal interpretate, poiché la loro storia evolutiva si sarebbe originata nel Gondwana occidentale, e al di fuori del Sud America quest'area è ora l'Antartide. Quando il Sud America si separò dall'Antartide durante l'Eocene,[14] i meridungulati sopravvissero in Sud America, all'epoca separato dal resto del mondo consentendo l'evoluzione di animali unici al mondo come bradipi, armadilli, glyptodonti e phorusrhacidi. La maggior parte dei meridungulati fiorì nel Paleogene per poi diminuire in numero. In precedenza, numerosi paleontologi nordamericani consideravano questi animali inferiori, inadatti a competere con gli animali dell'emisfero settentrionale, e vennero soppiantati da quest'ultimi fino all'estinzione a seguito del Grande scambio americano, quando si venne a creare un ponte di terra tra l'America settentrionale e l'America meridionale. Tuttavia, prove più recenti dimostrano che tre degli ordini di meridungulate scomparvero molto prima della congiunzione delle americhe, proprio come è successo ai primi gruppi di mammiferi in tutto il mondo.[7] Litopterni e notoungulate continuarono a sopravvivere, evolvendosi in una varietà di forme più derivate. Mentre i notoungulati toxodontidi si espansero in Nord America durante il Grande scambio americano, i litopterni rimasero confinati in Sud America. Macrauchenia fu tra gli ultimi meridungulati, insieme a litopterni come Neocaliphrium e i grandi notungulati Toxodon e Mixotoxodon. Quest'ultimi ungulati endemici sudamericani si estinsero alla fine del Lujaniano (10.000-20.000 anni fa), probabilmente in seguito a cambiamenti climatici, concorrenza con altri animali o l'arrivo dell'uomo in Sud America, o un combinazione di tutte e tre.[15]
Il sequenziamento del DNA mitocondriale estratto da un fossile di M. patachonica da una grotta nel Cile meridionale indica che Macrauchenia (e per deduzione, Litopterna) è il gruppo gemello di Perissodactyla, con una data di divergenza stimata di 66 milioni di anni fa.[16][17] L'analisi delle sequenze di collagene ottenute da Macrauchenia e Toxodon ha raggiunto una conclusione simile e ha esteso l'appartenenza al clade del gruppo gemello ai notoungulati.[18][19]
I fossili di Macrauchenia sono stati ritrovati in:[20]
L'aspetto originariamente ipotizzato per questo animale, un'antilope sudamericana dotata di proboscide, si è fatta in breve strada nella cultura di massa, donando a Macrauchenia un aspetto iconico che si è fatta strada in diversi media diventando iconico per la specie, sebbene oggi sappiamo che avesse un aspetto diverso. Con tale aspetto l'animale appare in diversi documentari e show sulla vita preistorica, spesso come preda dei suoi predatori contemporanei. Nel documentario della BBC I predatori della preistoria, appare una mandria di Macrauchenia, dove vengono mostrate come le prede principali dei grandi predatori sudamericani come Smilodon e Phorusrachos;
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