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L'uomo di Pechino (Homo erectus pekinensis) è una sottospecie di Homo erectus.

Come leggere il tassobox
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Uomo di Pechino
Homo erectus pekinensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Euarchontoglires
(clade) Euarchonta
Ordine Primates
Sottordine Haplorrhini
Infraordine Simiiformes
Superfamiglia Hominoidea
Famiglia Hominidae
Genere Homo
Specie H. erectus
Sottospecie H. e. pekinensis
Nomenclatura trinomiale
Homo erectus pekinensis

I resti vennero trovati per la prima volta fra il 1923 e il 1927 durante degli scavi condotti a Zhoukoudian (nei pressi di Pechino, da cui il nome), in Cina. Il fossile è stato datato come risalente a un periodo compreso fra i 680.000 e i 780.000 anni fa, quindi durante il Pleistocene.


La scoperta


Calchi dei teschi dell'uomo di Pechino
Calchi dei teschi dell'uomo di Pechino

Questo fossile venne trovato da Birgir Bohlin solo tre giorni prima della fine dei lavori di scavo. I primi studi iniziarono a Zhoukoudian nel 1921, esaminando una serie di grotte calcaree che si trovavano in quel sito. Sembra che sia stato un abitante della zona a portare gli archeologi europei in un'area dove si trovavano numerose ossa fossilizzate. Nel 1926 vennero portati al Peking Union Medical College alcuni molari, trovati nel sito, per essere analizzati da parte dell'anatomista canadese Davidson Black. Il primo teschio fu recuperato da Pei Wenzhong[1] (il 1º dicembre 1929, alle 4:00 del pomeriggio).[2]

I primi fossili di Homo erectus vennero trovati sull'isola di Giava nel 1891 da Eugène Dubois, anche se l'uomo di Giava inizialmente era stato classificato come Pithecanthropus erectus e non incluso nel genere Homo, classificazione che venne corretta più tardi.

A partire dal 1929 alcuni archeologi cinesi proseguirono gli scavi nel sito, portando alla luce oltre quaranta campioni di cui sei crani quasi completi. Gli scavi vennero interrotti nel 1937 in seguito all'invasione giapponese della Cina, mentre gli esemplari fino a quel momento recuperati vennero portati in salvo dai bombardamenti.

Nel 1941 vennero spediti negli Stati Uniti per maggior sicurezza, fino alla fine della guerra, ma scomparvero durante il viaggio verso il porto di Qinhuangdao. Probabilmente erano in possesso di un gruppo di marines statunitensi catturati dai giapponesi all'inizio delle ostilità fra il Giappone e gli Stati Uniti.

Il museo costruito dove è stato ritrovato l'uomo di Pechino (al centro è visibile la statua con le sembianze ricostruite della sua faccia)
Il museo costruito dove è stato ritrovato l'uomo di Pechino (al centro è visibile la statua con le sembianze ricostruite della sua faccia)

Da allora sono state tentate svariate strade per riuscire a localizzare i fossili scomparsi. Nel 1972 il finanziere statunitense Christopher Janus promise una ricompensa di 5.000 dollari, venne contattato da una donna che ne chiedeva 500.000 ma il tutto si risolse in una bolla di sapone. Nel luglio del 2005 il governo cinese formò un comitato incaricato di trovare i fossili in occasione del sessantesimo anniversario della fine della guerra. Tra le varie teorie su ciò che potrebbe essere accaduto, una sostiene che le ossa siano affondate con la nave giapponese Awa Maru nel 1945.

Il sito in cui venne ritrovato l'uomo di Pechino è stato inserito nel 1987 nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.


Conclusioni scientifiche


Homo erectus pekinensis, ricostruzione facciale forense
Homo erectus pekinensis, ricostruzione facciale forense

Poiché tutti i ritrovamenti effettuati prima della guerra nel sito di Zhoukoudian sono andati perduti, gli scienziati che hanno analizzato i fossili si sono dovuti basare su calchi e sugli scritti effettuati durante le scoperte originali.

Alcuni ritrovamenti effettuati nello stesso luogo di resti di animali e di prove dell'utilizzo di fuoco e utensili vennero usate per supportare l'idea che l'Homo erectus sia stato il primo a utilizzare tali "tecnologie". Gli esami condotti sui resti dell'uomo di Pechino hanno portato a concludere che esso e l'uomo di Giava appartengano allo stesso stadio dell'evoluzione umana.[senza fonte]

Nel 1985 Lewis Binford sostenne la teoria secondo la quale l'uomo di Pechino era un mangiatore di carogne (come le iene) invece che un cacciatore. Nel 1998 Steve Weiner disse invece che non aveva trovato alcuna prova del fatto che l'uomo di Pechino usasse il fuoco.[senza fonte]

La maggior parte degli antropologi[senza fonte] ritiene che il diretto antenato dei moderni esseri umani sia stata la popolazione africana di Homo ergaster, piuttosto che le popolazioni asiatiche rappresentate dall'uomo di Pechino e di Giava.


Note


  1. (EN) Melvin, Sheila, su iht.com, 10 ottobre 2005.
  2. (CS) Josef Kleibl, Cesta za Adamem, Praga, 1978.

Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


Portale Antropologia
Portale Mammiferi

На других языках


[es] Homo erectus pekinensis

El hombre de Pekín[1] (Homo erectus pekinensis) es una subespecie de Homo erectus propia de China. Su nombre alude a que sus restos fósiles se descubrieron al suroeste de Pekín, en una cueva de la localidad de Zhoukoudian.[2] Datan de hace entre 780 000 y 230 000 años (Pleistoceno medio). Es especialmente popular porque en el momento de su descubrimiento fue considerado el primer «eslabón perdido» que justificaba la teoría de la evolución. Los restos fueron encontrados entre 1921 y 1937, pero se perdieron en 1941, durante la Segunda Guerra Sino-japonesa, conservándose hoy las réplicas, fotografías, dibujos y descripciones que se hicieron tras las excavaciones y algunos pocos restos más obtenidos del yacimiento con posterioridad.[3]
- [it] Homo erectus pekinensis

[ru] Синантроп

Сина́нтроп (лат. Homo erectus pekinensis — «человек прямоходящий пекинский»; ранее был известен как Sinanthropus pekinensis) — подвид рода Люди, близкий к питекантропу, однако более поздний и развитый. Был обнаружен во время раскопок под Пекином в Чжоукоудяне (Китай) в 1923—1927 годах (отсюда название). В 2009 году эта группа образцов ископаемых датируется возрастом примерно 750 000 лет[1], а новые исследования 26Al/10Be предполагают, что им от 680 000 до 780 000 лет[2][3].



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