Il camaleonte del Namaqualand (Chamaeleo namaquensis Smith, 1831) è un rettile della famiglia Chamaeleonidae, originario dell'Africa.[2]
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Stato di conservazione | |
![]() Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Classe | Reptilia |
Ordine | Squamata |
Sottordine | Sauria |
Famiglia | Chamaeleonidae |
Sottofamiglia | Chamaeleoninae |
Genere | Chamaeleo |
Specie | C. namaquensis |
Nomenclatura binomiale | |
Chamaeleo namaquensis Smith, 1831 | |
Questo camaleonte ha una lunghezza di 14–16 cm e una colorazione che varia dal grigio al marrone, con 4-6 macchie più chiare sui fianchi, 4-6 macchie più scure sulla cresta dorsale e delle striature rosse e gialle sulla gola. La coda è corta, non prensile.[3]
Se disturbato assume una colorazione nera e spalanca le fauci in atteggiamento di minaccia.
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Questa specie è l'unica del genere Chamaeleo ad essersi adattata alla sopravvivenza negli ambienti desertici.[4]
Per evitare il surriscaldamento cerca riparo in buche scavate nella sabbia o in tane di altre animali. Ha inoltre una caratteristica andatura a gambe iperestese, che gli consente di tenere il corpo distante dalla sabbia bollente (stilting). Possiede infine delle ghiandole nasali che gli consentono la escrezione dei sali senza perdita di acqua.[3]
Si nutre di insetti (locuste, grilli, coleotteri) e piccoli invertebrati che cattura con la lunga lingua.[3]
Raggiunge la maturità sessuale tra i 5 e i 7 mesi. L'accoppiamento può avvenire sino a 3 volte all'anno. Le uova vengono deposte in buche scavate nella sabbia ed hanno una incubazione di 3-4 mesi.[3]
L'areale di questa specie si estende dal deserto del Namib (Angola meridionale e Namibia) sino al Namaqualand, regione semidesertica al confine tra il Sudafrica e la Namibia.[1]
Abita le regioni sabbiose con vegetazione arbustiva, i deserti rocciosi e le dune costiere.
La IUCN Red List classifica Chamaeleo namaquensis come specie a rischio minimo (Least Concern).[1]
La specie è inserita nella Appendice II della Convention on International Trade of Endangered Species (CITES).[5]
Altri progetti
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