Il megalodonte (Otodus megalodon o Carcharocles megalodon Louis Agassiz, 1843) è una specie estinta[1] di squalo di notevoli dimensioni, noto per i grandi denti fossili. Il nome scientifico megalodon deriva dal greco e significa appunto "grande dente". I fossili di C. megalodon si trovano in sedimenti dal Miocene al Pliocene (tra 3,6 e 4 milioni di anni fa). In passato si pensava fosse un membro della famiglia Lamnidae, rendendolo strettamente imparentato con il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias). Tuttavia al momento vi è un consenso unanime sulla sua appartenenza alla famiglia estinta degli Otodontidi, che divergeva dalla discendenza del grande squalo bianco durante il Cretaceo inferiore.
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Megalodonte
Ricostruzione delle fauci del Megalodonte, all'American Museum of Natural History
Gli scienziati suggeriscono che il megalodonte sembrasse una versione più grossa del grande squalo bianco, anche se alcuni esperti ritengono che potrebbe essere stato simile allo squalo elefante (Cetorhinus maximus) o allo squalo toro (Carcharias taurus). Considerato uno dei più grandi e potenti predatori che siano mai esistiti, i resti fossili di megalodonte suggeriscono che questo squalo gigante abbia raggiunto una lunghezza massima di 18,5 metri con una dimensione media di 10,5 metri.
Le loro grandi mascelle potevano esercitare una forza di morso da 102.000 a 125.000 N, anche se alcuni studi propongono fino a 180.000 Newton per alcuni esemplari colossali; la pressione mascellare era di 500 kg/cm2[2]. Soltanto i coccodrilli come Purussaurus potevano superare questa forza, peraltro di molto[3]. I loro denti erano spessi e robusti, costruiti per afferrare la preda e rompere l'osso.
Tassonomia
Vi fu una prima apparente descrizione del megalodonte nel 1881 ad opera del naturalista e paleontologo italiano Roberto Massimo Lawley, che lo classificò come Selache manzonii.[4]
La classificazione è oggetto di dibattito scientifico tra gli esperti. In passato questo animale è stato classificato nel genere Carcharodon, come l'attuale squalo bianco. Nel 1995 il nuovo genere Carcharocles (appartenente alla famiglia Otodontidae) fu proposto per l'animale. Molti paleontologi ora appoggiano quest'ultima teoria.
La scoperta di fossili assegnati al genere Megalolamna nel 2016 portò alla rivalutazione del genere Otodus, ora considerato parafiletico (cioè facente parte di un gruppo con un ultimo antenato comune, ma senza includere tutti i suoi discendenti). L'inclusione degli squali Carcharocles in Otodus avrebbe reso il genere monofiletico insieme a Megalolamna, che risulterebbe essere il diretto sister-taxon.[5]
Quello considerato il parente stretto del più noto, e tuttora vivente, è il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), soprattutto per la notevole somiglianza nella forma e nella struttura dei denti. Tuttavia, un numero crescente di ricercatori sta mettendo in discussione questo legame, abbracciando l'ipotesi che sia invece l'evoluzione convergente il motivo per cui squalo bianco e C. megalodon hanno una dentatura tanto simile. In ogni caso, l'aspetto e le dimensioni del C. megalodon sono ricostruiti proprio a partire da questa somiglianza.
Questo cladogramma illustra le relazioni tra il megalodonte e gli altri squali, incluso il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias)[6]:
Dente di megalodonte (nero) comparato a due denti (bianchi) di grande squalo bianco su una scala centimetrica: il dente di megalodonte è lungo 13,5 cm, mentre quelli di squalo bianco tra i 2 e i 3 cm.
Sebbene i più antichi resti di megalodonte risalgano all'Oligocene superiore e siano datati circa 28 milioni di anni fa,[7][8] altre specie in competizione continuarono ad esistere anche dopo la sua evoluzione, tra i 16 e i 23 milioni di anni.[9] Si ritiene che il megalodonte si estinse verso la fine del Pliocene, probabilmente circa 2,6 milioni di anni fa;[9][10] i denti di megalodonte risalenti al Pleistocene, più recenti di 2,6 milioni di anni, sono considerati reperti inaffidabili.[10]
Il Megalodonte è adesso considerato membro della famiglia Otodontidae, genere Carcharocles, in opposizione alla precedente classificazione nella famiglia Lamnidae, genere Carcharodon.[5][9][10][11] La classificazione del megalodonte nel genere Carcharodon fu dovuta alle somiglianze dentali con il grande squalo bianco, ma la maggioranza degli esperti ora concorda che ciò si debba ad una convergenza evolutiva. In questo modello, il grande squalo bianco è più strettamente imparentato con lo squalo Isurus hastalis che con il megalodonte, come si può evincere dalle somiglianze fra i denti di queste due specie; i denti del megalodonte hanno dentellature più fini di quelle dei denti del grande squalo bianco. Il grande squalo bianco è più strettamente imparentato anche con lo squalo mako del genere Isurus, avendo con questi un ultimo antenato comune circa 4 milioni di anni fa.[6][12]
Morfologia
Riproduzione di un megalodonte con aspetto simile al grande squalo bianco.
A causa dei resti frammentari, ci sono state molte stime contraddittorie sulle dimensioni per il megalodonte, in quanto possono essere ricavate solo da denti fossili e vertebre.[13][14] Anche per questo, il grande squalo bianco è alla base della sua ricostruzione e stima delle dimensioni,[15] poiché è considerato il migliore analogo al megalodonte. Le dimensioni dei fossili ritrovati (per lo più denti lunghi fino a 17cm, anche se pare siano stati ritrovati denti di 20cm) fanno pensare ad un animale la cui lunghezza avrebbe potuto raggiungere i 18 metri, sebbene negli anni 1990 i biologi marini Patrick J. Schembri e Stephen Papson asserirono che il C. megalodon avrebbe potuto raggiungere una lunghezza totale massima di 24-25 m.[16][17] Le stime sul peso indicano che potesse raggiungere le 50-70 tonnellate ma per alcuni esemplari si potevano forse raggiungere le 80 tonnellate[18]. Basandosi sul metabolismo dello squalo bianco, si pensa che il C. megalodon avesse bisogno di mangiare in media un quinto del suo peso ogni giorno, cioè 8 tonnellate di carne. Possedeva un'apertura della mascella superiore ai 2 metri e pare che la sua dieta potesse includere anche le grandi balene, come la caperea (ancora esistente ai nostri giorni).
Nessun altro pesce possedeva un morso potente come il suo, forse nemmeno Dunkleosteus. Si stima che la pressione esercitata potesse superare i 102.000 N ovvero 10.000 kg forza, il doppio del tirannosauro[19]. Era sufficiente a schiacciare una piccola automobile, esercitando una pressione di 500 kg/cm2. Solamente i coccodrilli superavano questa forza, con alcuni esemplari in grado di mordere con una pressione di 444.000 N per 5000 kg/cm2[20].
Diffusione, abitudini e alimentazione
Vertebra fossile di balena, ritenuta stata tagliata in due da un morso di C. megalodon, i solchi visibili sarebbero tracce del morso
Da alcuni siti anomali di ritrovamento sulle coste orientali degli Stati Uniti d'America e nei Caraibi si è ipotizzato che le femmine di C. megalodon partorissero le loro "uova" in baie protette, con acque particolarmente basse; solo quando i piccoli raggiungevano dimensioni ragguardevoli si avventuravano in mare aperto.
Il C. megalodon era un predatore diffuso in tutti gli oceani dalle latitudini più meridionali a quelle più settentrionali; adatto a più ambienti e più climi (ma tendenzialmente prediligendo quelli caldi e temperati), probabilmente preferiva le zone relativamente costiere, in cui era facile incontrare i grossi mammiferi marini di cui certamente si nutriva (impronte di morsi, rinvenute su resti ossei fossilizzati, anche rimarginate, tenderebbero a confermare questa teoria).
Reperti di questo grosso squalo sono però stati rinvenuti anche in zone di mare aperto, oppure in giacimenti situati in piccole isole remote dell'Oceano Pacifico e dell'Oceano Indiano. Va però aggiunto che era, con ogni probabilità, un predatore specializzato nella caccia a poca profondità.
Il miocene è stato il periodo di massima diversificazione dei cetacei di grossa taglia (20 generi di balene contro i 6 attuali), ed ha conosciuto anche una grande diffusione di altre possibili prede (dugonghi e grossi sirenidi, tartarughe marine, pinnipedi di grossa taglia, pinguini di grossa taglia, altri squali predatori, squali balena, tonni); nelle acque fredde abbondavano gli antenati dell'attuale orca, in quelle calde invece regnavano i C. megalodon.
Il C. megalodon e la criptozoologia
Dente di C. megalodon (AGASSIZ, 1843) rinvenuto nel deserto di Atacama (Miocene)
Alcuni criptozoologi affermano che il C. megalodon potrebbe essersi estinto più di recente, o essere addirittura sopravvissuto fino ai giorni nostri. Mentre la maggior parte degli esperti è concorde sul fatto che le prove disponibili dimostrino che il C. megalodon si sia estinto, l'idea di una popolazione di questi squali sopravvissuta sembra aver stimolato l'opinione pubblica, ma gli indizi a supporto di questa teoria sono generalmente scarsi e ambigui.
I sostenitori della sopravvivenza del megalodonte citano il ritrovamento di due denti da parte dell'HMS Challenger[21] per i quali è stata proposta la datazione a 24.000 e a 11.000 anni fa, in base alla stima del tempo impiegato dall'accumulazione del manganese sugli stessi. Tuttavia è possibile che i denti provenissero da un deposito pliocenico e siano per erosione finiti in uno strato più recente e si siano fossilizzati molto tempo prima di incrostarsi di manganese. Altri esperti ritengono che queste stime siano sbagliate, ed affermano che l'ipotesi di un C. megalodon post-Pliocene sia errata, dal momento che si basano su test e metodologie datate e non più affidabili. È stato fatto presente inoltre che il C. megalodon era un predatore che viveva lungo le coste, e che quindi pensare che ci siano esemplari sopravvissuti in acque profonde è veramente difficile[22].
Alcuni avvistamenti relativamente recenti di grandi creature simili a squali sono stati interpretati come avvistamenti di C. megalodon sopravvissuti, ma queste testimonianze sono normalmente considerate abbagli dovuti all'avvistamento di squali elefante e squali balena, o di altri grandi animali. Un famoso esempio è quello riportato dallo scrittore Zane Grey. È possibile, ma improbabile, che alcuni di questi avvistamenti siano dovuti a squali bianchi di dimensioni enormi.
Nella cultura di massa
Ricostruzione di scheletro di megalodonte esposta al Calvert Marine Museum di Solomons.
Nei fumetti di Wonder Woman, i Megalodonti sono la difesa primaria dell'Isola Paradiso nel caso che qualcuno dal mondo esterno si avvicini all'Isola.
Una presunta popolazione di C. megalodon sopravvissuti è stato il soggetto di vari racconti, inclusi un romanzo scritto da Steve Alten (Meg: A Novel of Deep Terror) e tre B-movie americani intitolati rispettivamente Shark Attack 3: emergenza squali (di David Worth), Shark Hunter (di Matt Codd) e Megalodon (di Pat Corbitt).
Il videogioco Shark! Hunting the Great White contiene (nel livello finale) un C. megalodon sopravvissuto.
Megalodon è il marchio di una linea di attrezzatura per immersioni.
Il C. megalodon è presente nella storia Heerser der Diepte (Ruler of the Deep) della serie di fumetti belga De Rode Ridder.
Megalodon è il titolo di una canzone della metal band statunitense Mastodon, apparsa sull'album Leviathan.
Il Megalodon è un modello di sigaretta elettronica.
Nel manga One Piece è lo squalo della principessa degli "uomini-pesce".
Nel videogioco arcade The Ocean Hunter il boss del livello Luna Sea è Leviathan, un Carcharodon megalodon.
Un megalodon è l'antagonista del racconto Megabocca, contenuto nella raccolta di racconti Denti Assassini, di Scott Ingram.
Il Megalodon è menzionato anche nel romanzo Lo squalo, di Peter Benchley: durante la caccia al gigantesco squalo assassino, l'oceanologo Hooper descrive le caratteristiche dello squalo preistorico, ipotizzando che l'animale da loro braccato possa essere, piuttosto che un Carcharodon Charcarias, un giovane di Megalodonte.
Nei videogiochi per iOS, Windows phone e Android Hungry Shark Evolution e Hungry Shark World è possibile utilizzare un Megalodon.
Megalodon è il titolo di una canzone del DJ KSHMR pubblicata con l'etichetta Spinnin' Records.
Il Megalodonte è uno dei mostri del secondo Manuale dei Mostri dell'edizione 3.5 di Dungeons & Dragons.
Il Megalodonte è stato introdotto di recente anche nel videogiochi iOS e Android Jurassic World: The Game e Jurassic Park Builder come animale preistorico acquatico di superficie.
Megalodon, è un film del 2004 diretto da Pat Corbitt dove viene riprodotto per la prima volta in CGI questo squalo preistorico.
Il megalodonte è uno dei boss marittimi di Sea of Thieves.
Due megalodonti sono i protagonisti del film Shark - Il primo squalo (The Meg) del 2018 per la regia di Jon Turtletaub.
Nel gioco "Ghostbusters - the videogame" si vede la ricostruzione delle fauci del Megalodonte, nel livello all'interno dell'American Museum of Natural History
Galleria d'immagini
Fauci di Megalodonte.
Riproduzione museale.
Riproduzione di 16 metri al Museo dell'evoluzione di Puebla, Messico, nel 2016.
Roberto Lawley, Selache manzonii n. sp. – Dente Fossile délia Molassa Miocenica del Monte Titano (Repubblica di San Marino), in Atti Della Società Toscana Di Scienze Naturali, vol.5, 1881, pp.167–172.
Habe Hideo, Goto Mastatoshi e Kaneko Naotomo, Age of Carcharocles megalodon (Lamniformes: Otodontidae): A review of the stratigraphic records, in The Palaeontological Society of Japan, vol.75, n.75, 2004, pp.7–15.
K. G. Nyberg, C. N. Ciampaglio e G. A. Wray, [806:TTAOTG2.0.CO;2 Tracing the ancestry of the great white shark, Carcharodon carcharias, using morphometric analyses of fossil teeth], in Journal of Vertebrate Paleontology, vol.26, n.4, 2006, pp.806–814, DOI:10.1671/0272-4634(2006)26[806:TTAOTG]2.0.CO;2.
Mark Renz, Megalodon: Hunting the Hunter, 2002, Lehigh Acres, Florida: PaleoPress. pp. 1–159. ISBN 978-0-9719477-0-2. OCLC 52125833.
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