L'aspetto più impressionante di questo animale è dato dalle sue dimensioni: secondo le stime, la sua lunghezza variava da otto a circa dieci metri, mentre il suo peso oscillava da tre a sette tonnellate. Per via di determinate caratteristiche come la peculiare dentatura, si ipotizza che il Dunkleosteus fosse un predatore attivo.
Il nome scientifico significa «animale delle ossa di Dunkle», in onore dello studioso che per primo lo descrisse.
Anatomia
La testa e i primi tre metri del corpo del Dunkleosteus erano coperti da placche ossee molto resistenti, mentre la parte posteriore e la coda non erano corazzate.
Questo animale era provvisto di una speciale articolazione nella corazza tra la testa ed il torace, che probabilmente serviva a incrementare l'angolo di apertura della bocca.
Le mascelle del Dunkleosteus erano dotate di piastre gnatali, strutture simili a spessi ed aguzzi denti e di funzione chiaramente analoga. Potevano arrivare ad una tonnellata o più di peso.
La forza mascellare di questo pesce era dell'ordine di 88000N (9000 chilogrammi forza) per i maschi, il doppio del tirannosauro e del coccodrillo marino[1], mentre la pressione raggiungeva i 160000kPa (1600kg/cm²). Le femmine si fermavano a circa 39000N (4000 chilogrammi forza). Solamente i coccodrilli preistorici, come il Purussaurus, potevano superare queste cifre, peraltro di diverse volte. Era invece simile la forza di morso dello squalo megalodonte, che si attestava tra 78000 e 98000N (8000 e 10000 chilogrammi forza), con una certa variabilità[2][3].
L'era dei pesci
Il Dunkleosteus visse nei mari durante il Devoniano, un periodo geologico che iniziò circa 408 milioni di anni fa. Conosciuto anche come «l'era dei pesci», il Devoniano vide l'apparizione e l'evoluzione di una gran varietà di pesci. Il Dunkleosteus faceva parte dei Placodermi, un antico gruppo di vertebrati dotati di pinne appaiate e di aguzzi denti, anche se nel caso del Dunkleosteus l'apparato boccale non era caratterizzato da veri e propri denti bensì da estroflessioni ossee mascellari. La maggior parte dei paleontologi ritiene che i Placodermi non siano gli antenati dei pesci attuali, ma un gruppo estintosi senza lasciare discendenti.
Nella cultura di massa
Il Dunkleosteus è l'animale che ha ispirato le fattezze del mostro marino nel film Shark - Rosso nell'oceano (1984)
Il Dunkleosteus compare nella serie televisiva Mostri del mare e nei videogiochi Turok e Ark Survival Evolved.
Nel videogioco per Android e iOS Hungry Shark Evolution è possibile utilizzare un Dunkleosteus; tuttavia viene descritto come molto più grande del normale (la lunghezza massima che può raggiungere nel gioco è di ben 30 metri) e viene erroneamente detto che è il responsabile dell'estinzione del Megalodonte (sebbene i due animali appartengano a due ere geologiche ben distanti nel tempo). Può anche essere utilizzato nel sequel Hungry Shark World.
Nel quattordicesimo episodio dell'anime Nadia - Il mistero della pietra azzurra i protagonisti della serie si troveranno ad affrontare un Dunkleosteus annidato nell'immaginaria "Scogliera 64".
Nel videogioco Dariusburst Chronicle Saviours per PC, PlayStation 4 e PlayStation Vita, il boss "Gigantic Bite" è basato sul Dunkleosteus.
Appare anche nel film Megalodon (2004). Tuttavia nel film è presente un errore: l'animale è descritto come considerevolmente più piccolo di quanto non fosse in realtà (viene detto che era lungo 2,5 metri).
Viene menzionato nell'episodio 24 della quinta stagione di NCIS: Los Angeles.
Nel videogame per Android Jurassic Park: Builder, nella sezione del Parco Acquatico, il primo esemplare che sarà possibile creare sarà appunto una copia di Dunkleosteus.
In un episodio della serie tv animata Spongebob Squarepants, Spongebob compra in un negozio un animaletto da lui chiamato "Puffy Fluppy", che una volta cresciuto si rivela essere un Dunkleosteus.
Nel videogioco d'avventura Abzû, tra i numerosi altri pesci presenti compaiono anche esemplari di Dunkelosteus.
I Pokémon Dracovish, Arctovish e Wishiwashi forma banco sono parzialmente ispirati al Dunkleosteus.
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