Aconitum tauricum (Wulfen, 1788), comunemente noto come aconito taurico, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, diffusa nell'Europa centro-orientale[1].
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Stato di conservazione | |
![]() Specie non valutata | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
Ordine | Ranunculales |
Famiglia | Ranunculaceae |
Sottofamiglia | Ranunculoideae |
Tribù | Delphinieae |
Genere | Aconitum |
Specie | A. tauricum |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Magnoliidae |
Ordine | Ranunculales |
Famiglia | Ranunculaceae |
Sottofamiglia | Ranunculoideae |
Tribù | Delphinieae |
Genere | Aconitum |
Specie | A. tauricum |
Nomenclatura binomiale | |
Aconitum tauricum Wulfen, 1788 | |
Nomi comuni | |
(DE) Tauern-Eisenhut | |
Il nome del genere (“Aconitum”) deriva dal greco akòniton (= pianta velenosa). La pianta infatti risulta conosciuta per l'alta sua tossicità fin dai tempi dell'antichità omerica. Con questo nome probabilmente veniva indicata una pianta velenosa endemica il cui habitat frequente era tra le rocce ripide di alcune zone della Grecia. Due sono le radici che vengono attribuite al nome: (1) akòne (= pietra) in riferimento al suo habitat; (2) koné (= uccidere), facendo ovviamente riferimento alla sua tossicità. Questo nome veniva anche usato come simbolo negativo (maleficio o di vendetta) nella mitologia dei popoli mediterranei.
L'epiteto specifico (tauricum) deriva dalla regione della Crimea, che anticamente era denominata “Taurica Chersoneso”[2], probabile origine di questa pianta.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Aconitum tauricum) è stato proposto dal botanico, mineralogista, alpinista e sacerdote gesuita Franz Xaver von Wulfen (1728 – 1805) nella pubblicazione ”Plantae rariores carinthiacae. Collectanea annuncio botanicam, chemiam et naturalem historiam, vol.II” del 1788[3].
Sono piante erbacee, perenni la cui altezza può arrivare da 1 fino a 8 dm. La forma biologica è definita come geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come rizomi, un fusto sotterraneo dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.
Le radici sono secondarie da rizoma.
L'infiorescenza è una pannocchia terminale simile ad una spiga; alla base è più densa. L'asse dell'infiorescenza si presenta poco pubescente (quasi glabra). Alla diramazione dei rami sono presenti delle foglie di tipo bratteale. I fiori sono peduncolati. Altezza dell'infiorescenza: 5 – 15 cm.
Questi fiori sono considerati arcaici, o perlomeno derivati da fiori più arcaici dalla struttura aciclica. Il perianzio è formato da due verticilli: gli elementi esterni hanno una funzione di protezione e sono chiamati tepali o sepali (la distinzione dei due termini in questo caso è ambigua e quindi soggettiva); quelli interni sono dei nettari[4] (in questo fiore la corolla è praticamente assente). I fiori sono pentameri (a cinque elementi) a simmetria zigomorfa (o bilaterale). Il colore del perianzio è blu intenso – violetto cupo. La forma complessiva è quella di un fiore protetto e chiuso, ma adatto ad attirare le api. I fiori non sono profumati come del resto la maggioranza dei fiori delle specie della famiglia delle Ranunculaceae. Dimensione dei fiori: 20 – 30 mm.
Il frutto è costituito da un aggregato di tre capsule o follicoli glabri, sessili e polispermi (frutto secco sviluppato longitudinalmente con delle fessure per la fuoriuscita dei semi). Ogni follicolo termina con un becco diritto. All'interno del follicolo sono contenuti dei piccoli semi cilindrici e privi di lamelle, di colore bruno lucido e dalla superficie rugosa. Dimensione dei follicoli: larghezza 5 mm: lunghezza 15 – 20 mm. Dimensione dei semi: 4 mm.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[8]:
Il genere Aconitum comprende 250 specie[9] (una dozzina delle quali sono spontanee dei territori italiani) distribuite soprattutto nelle regioni temperate. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2000 specie distribuite su circa 47 generi[9] (2500 specie e 58 generi secondo altre fonti[10]).
Da un punto di vista sistematico (e pratico) le specie di questo genere vengono classificate in base al colore e alla forma del fiore. In questo caso il fiore “Aconitum tauricum” appartiene al gruppo delle piante vellutate con cappuccio più o meno largo quanto alto e fiori blu[11].
L'assetto tassonomico di questo aconito ha subito più di una revisione e modifica in questi ultimi decenni. Sandro Pignatti nella “Flora d'Italia”[12] lo descrive come sottospecie (Aconitum napellus subsp. tauricum (Wulgen) Gàyer). Attualmente i testi più aggiornati[13] considerano questa pianta come specie con la seguente denominazione: Aconitum tauricum Wulfen.
L'Aconitum tauricum inoltre fa parte del Gruppo di A. napellus[14]. Si tratta di un gruppo polimorfo con un assetto tetraploide dei cromosomi e quindi molto variabile. La variabilità di questo gruppo si manifesta soprattutto nella forma delle foglie e nelle dimensioni e forma dell'elmo (elementi comunque che non permettono l'individuazione sicura dei vari taxa). Frequentemente si formano gruppi con caratteri intermedi probabilmente di origine ibridogena, ma possono presentarsi anche forme strettamente localizzate geograficamente. La difficoltà maggiore da un punto di vista sistematico si ha in quanto i limiti tra specie e specie (o anche tra sottospecie e sottospecie) sono a volte molto esigui e comunque variabili[15].
Nell'elenco che segue sono indicate alcune sottospecie e varietà non presenti sul territorio italiano (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):
Nell'elenco seguente è indicato un ibrido interspecifico:
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Gli aconiti sono fiori di facile identificazione rispetto ad altri generi; più difficile è distinguere tra di loro le varie specie di aconito specialmente quelle di colore blu-violetto. Il casco (o elmo) insieme all'infiorescenza sono le parti più utili per distinguere le varie specie:
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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze. |
È una pianta velenosa (contiene alcaloidi e glucosidi – soprattutto l'aconitina). I suoi fiori sono tra i più tossici della flora spontanea italiana. I sintomi per avvelenamento di questa pianta sono nausea, vomito, diarrea, bradicardia, aritmia e infine arresto cardiaco e morte. Nella medicina popolare, anticamente, veniva usata per i suoi effetti antidolorifici, sedativi e calmanti.
Queste piante vengono soprattutto coltivate come fiori ornamentali grazie all'elegante contrasto tra i fiori e i ricco e decorativo fogliame. Sono piante rustiche (di facile impianto e mantenimento) e si adattano a qualsiasi tipo di terreno. Superano facilmente i rigori dell'inverno.
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