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Il mitilo[1] (Mytilus galloprovincialis Lamarck, 1819), Regolamento (CE) N. 1638/2001 e Regolamento (CE) N. 216/2009), è un mollusco bivalve ed equivalve. I mitili vengono chiamati comunemente in Italiano regionale anche cozze[2], muscoli[3], peoci[4], pedoli[5], móscioli[6], a seconda della zona geografica. Quando è necessario distinguere questa specie dalle altre del genere Mytilus, essa viene indicata con l'espressione mitilo mediterraneo.

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Mitilo
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Superphylum Protostomia
(clado) Lophotrochozoa
Phylum Mollusca
Subphylum Conchifera
Classe Bivalvia
Ordine Mytiloida
Famiglia Mytilidae
Genere Mytilus
Specie M. galloprovincialis
Nomenclatura binomiale
Mytilus galloprovincialis
Lamarck, 1819
Sinonimi

Mytilus dilatatus, Mytilus edulis diegensis, Mytilus edulis galloprovincialis, Mytilus edulis zhirmunskii, Mytilus edulis zhurmunski, Mytilus flavus, Mytilus galloprovincialis angustata, Mytilus galloprovincialis eduliformis, Mytilus galloprovincialis falcata, Mytilus galloprovincialis herculea, Mytilus galloprovincialis var. frequens, Mytilus galloprovincialis var. latissima, Mytilus galloprovincialis var. trepida, Mytilus galloprovincialis var. uncinata, Mytilus glocinus, Mytilus hesperianus, Mytilus lamarckianus, Mytilus orbicularis, Mytilus pelecinus, Mytilus sagittatus, Mytilus succineus

Nomi comuni

cozza, mitilo, mòsciolo, muscolo, pedolo, peocio


Morfologia


È un mollusco lamellibranco, dotato cioè di branchie a lamelle che assorbono l'ossigeno per la respirazione e che trattengono contemporaneamente il cibo per l'alimentazione, costituita soprattutto da plancton e particellato organico in sospensione.

La valva, composta principalmente da carbonato di calcio, si presenta esternamente di colore nero o nero-viola, con sottili cerchi d'accrescimento radiali e concentrici verso la parte appuntita; internamente si presenta invece di colore madreperla, ma con una superficie liscia. Le due valve sono tenute insieme da una cerniera con tre o quattro dentelli.

La forma è grossolanamente a goccia, con il margine valvare arrotondato da un lato e appuntito e leggermente incurvato dall'altro.

Una volta aperto, il mollusco mostra il mantello che contiene tutti gli organi interni, tra cui quelli riproduttivi.

La distinzione tra i due sessi è possibile grazie all'osservazione del colore del mantello stesso, il quale, una volta raggiunta la piena maturità sessuale, si presenta di colore giallo crema nei maschi e di colore rosso arancio nelle femmine.

L'animale si lega al supporto attraverso il bisso, che contiene da fibre composte da L-3,4-diidrossifenilalanina (DOPA), sostanza studiata per la sua straordinaria resistenza alla trazione[7]: per la parte prossimale della fibra la resistenza è di 35 megapascal e per la parte distale di 75 megapascal[8]. La parte prossimale del bisso può essere allungato a tre volte la sua lunghezza e quindi ha una relativamente elevata estensibilità, che viene superato solo dalla seta di ragno, tra fibre naturali di origine animale[8]. La parte distale, più resistente allo strappo, può essere allungata fino al doppio della sua lunghezza[8]. Rispetto ai capelli, i fili di bisso hanno una superficie della fibra liscia e senza squame; la sezione trasversale ellittica permette di distinguerla dalle fibre della seta. Il diametro delle fibre di bisso è compreso tra 10 e 45 micrometri, il che significa che sono tra le fibre animali naturali più fini[9].


Distribuzione


La distribuzione naturale del mitilo mediterraneo comprende tutte zone ove vi siano scogli, emersi o sommersi, in tutto il Mediterraneo, il Mar Nero e la fascia costiera dell'Atlantico orientale, dal Marocco alle Isole Britanniche.

Il mitilo si è naturalizzato in diverse regioni del mondo: in Giappone, California, Sudafrica, Australia meridionale e Nuova Zelanda[10]. In queste località il mitilo mediterraneo compete con la fauna locale ed è perciò considerata specie invasiva, dannosa per gli ecosistemi. Per questo motivo esso compare nella lista delle cento specie invasive più dannose[11].


Utilizzo per l'alimentazione


Mitili e anemoni sul fondale di Portonovo (Ancona).
Mitili e anemoni sul fondale di Portonovo (Ancona).

I mitili sono frutti di mare molto apprezzati. Per questo motivo essi sono allevati in vivai distribuiti in tutto il Mediterraneo e in alcune zone, particolarmente vocate, si pratica la pesca dei mitili selvatici.

Nella parte edibile del mitilo si ha una media di 58 calorie[12] ogni 100 g[13]. I mitili sono caratterizzati dalla presenza di sostanze importanti dal punto di vista nutrizionale: il ferro ammonta a 5,8 mg ogni 100 g di parte edibile[14] e significativa è l'alta percentuale di acidi grassi polinsaturi, tra cui l'acido eicosapentaenoico e l'acido docosaesaenoico, come anche è rilevante la presenza di pochi acidi grassi saturi, rispetto ad altri cibi di origine animale. Altrettanto importante è la presenza nei mitili di sostanze antiossidanti, come il selenio e la vitamina E.[15]

Molte sono le ricette gastronomiche che vedono i mitili come protagonisti[16]; se ne segnalano alcune:


Cautele


Il mitilo mediterraneo è edule, ma il suo consumo richiede molte precauzioni poiché esso, se cresciuto in zone marine prossime a scarichi urbani od in zone ove le correnti marine trascinano elementi provenienti da acque reflue, può essere facilmente ricettacolo di batteri e/o virus molto pericolosi. Infatti i mitili, come d'altro canto tutti i lamellibranchi, filtrano attraverso le loro branchie una gran quantità di acqua trattenendone particelle e microorganismi in essa sospesi.[14].

I mitili potrebbero essere utilizzati per la depurazione delle acque, in quanto possono filtrare fino a 1 000 litri di acqua al giorno.

Per i motivi suddetti è sconsigliabile l'uso comune di mangiarli crudi, conditi con succo di limone. In alcune zone del meridione d'Italia questo modo di cibarsene è considerato, erroneamente, apportatore di effetti afrodisiaci. La credenza poi, che succo di limone spruzzato sul mollusco uccida i batteri è assolutamente infondata, dato che per eliminare tutti i batteri il succo di limone impiegherebbe diverse ore, o addirittura giorni[17].

Le patologie più comuni che possono insorgere a seguito di ingestione di mitili crudi cresciuti in acque non perfettamente sane sono: tifo, paratifo, colera, Norovirus ed epatite virale.[14] Le tossine algali DSP e PSP rispettivamente causa di sindromi gastroenteriche e neurologiche di cui i mitili sono accumulatori qualora presenti nell'acqua, sono termoresistenti.

In ogni caso nella cottura i mitili devono necessariamente aprirsi in modo tale da far fluire il calore al centro del mollusco uccidendo tutti i batteri, il che richiede idoneo tempo.


Denominazioni e tradizioni nelle regioni italiane


Cozze:

Muscoli:

Móscioli

Gli usi culinari della zona prevedono varie ricette con i móscioli, ma soprattutto essi vengono gratinati o preparati alla marinara, ossia conditi con olio di oliva, limone, prezzemolo e pepe macinato fresco[22]; I mòscioli sono molto frequentemente utilizzati per la preparazione di sughi per la pasta; se utilizzati da soli si hanno così le tipiche paste "con i móscioli", bianche o con il pomodoro; se invece i móscioli sono associati ad altri frutti di mare si ha la pasta "alla marinara" (in bianco) o "alla pescatora" (con il pomodoro)[6].

Peoci e Pedoli


Mitilicoltura


Mitili spiaggiati
Mitili spiaggiati

La mitilicoltura è un tipo particolare di acquacoltura; quella italiana, nonostante l'incremento della produzione degli ultimi decenni, non riesce a coprire il fabbisogno nazionale di mitili: nel 2006 l’importazione di questi molluschi in Italia è stata di circa 25700 tonnellate, di cui più della metà è costituita dai mitili della Galizia (Spagna).

In Italia si utilizzano tre diversi sistemi di allevamento:

Gli addetti alla mitilicoltura in Italia sono circa 1 400.

Le zone in cui la mitilicoltura è di più antica tradizione sono il golfo di Taranto (cozza tarantina), il golfo della Spezia, la Laguna Veneta, il litorale Flegreo. Furono i pescatori tarantini che emigrarono nel 1800 ad esportare a La Spezia il modo di allevare i mitili[24].

Zone di mitilicultura più recenti sono il litorale Triestino (Friuli-Venezia Giulia), il golfo di Olbia (Sardegna), l'Emilia-Romagna, che è oggi il primo produttore nazionale con circa 20000 t all'anno[25], l’Abruzzo e il litorale adriatico della Puglia[26], specie nel territorio di Cagnano Varano, nel Gargano[27].

Nelle Marche la mitilicoltura è recente e di sviluppo limitato, in quanto in questa regione prevale la pesca subacquea in banchi di mitili selvatici, praticata nella zona di Ancona, Portonovo e in genere in tutto il Promontorio del Conero.


Mitili della Galizia


I mitili della Galizia (Spagna), della specie Mytilus galloprovincialis, sono il primo prodotto marino ad aver ottenuto la denominazione di origine protetta dell'Unione Europea, il 1° gennaio 2007, con il nome di "Mexillón de Galicia"[28].

I mitili galiziani sono allevati in acquacoltura da diverse generazioni. Gli allevamenti sono concentrati in cinque grandi estuari simili a fiordi: le Rías Baixas. La raccolta in queste acquacolture quasi naturali avviene senza alcuna compromissione significativa della fauna marina. La Galizia è oggi il più grande produttore di mitili d'allevamento in Europa e il secondo produttore al mondo, dopo la Cina. Con circa 250.000 tonnellate all'anno (a partire dal 2004), la produzione galiziana di mitili rappresenta il 95% di quella spagnola, il 45% di quella europea e il 21% della produzione mondiale[28].

L'ambiente delle Rías Baixas è particolarmente adatto all'allevamento dei mitili: in questa zona l'Atlantico ha un forte movimento di marea, un'acqua ricca di ossigeno e, per la sua vicinanza alla Corrente del Golfo, una grande ricchezza di fitoplancton, la principale fonte alimentare dei mitili[28].

La base dell'allevamento è la batea, una zattera in legno di eucalipto con una lunghezza laterale di 25 metri che può trasportare fino a 500 corde, su cui crescono i mitili, lunghe fino a 15 metri. Alla fine della fase di crescita, ogni corda ha da 200 a 220 kg di mitili[28].


Note


  1. Mipaaft - Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it. URL consultato il 12 settembre 2018.
    • Vocabolario Treccani: voce .
    • Questa specie, dal punto vista commerciale, ha in Italia la denominazione obbligatoria di "mitilo" o "cozza", ai sensi del DM 31 gennaio 2008.
  2. mùscolo, su treccani.it. URL consultato il 14 febbraio 2016.; Gino Eigenmann, Ivo Ubaldini, Nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata, Ulrico Hoepli Milano, 1975 ristampa 1997, ISBN 88-203-0532-1.
  3. Vocabolario Garzanti, su garzantilinguistica.it.
  4. Friûl.net, su friul.net. URL consultato il 1º settembre 2017.
  5. Il super adesivo sintetico copiato da gechi e cozze in La Repubblica del 19 luglio 2007
  6. (EN) J. Gosline, M. Lillie, E. Carrington, P. Guerette, C. Ortlepp, K. Savage: Elastic proteins: biological roles and mechanical properties. In: Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci. Band 28, 357(1418), 2002, S. 121–132. PMID 11911769; PMC 1692928.
  7. (EN) J. S. Jaworski: Properties of byssal threads, the chemical nature of their colors and the veil of Manoppello. In: Proceedings of the international workshop on the Scientific approach to the Acheiropoietos images. 2010. (PDF)
  8. Mytilus galloprovincialis / Invasive Species of Japan, su nies.go.jp. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  9. Lowe S. J., M. Browne and S. Boudjelas (2000) 100 of the World's Worst Invasive Alien Species Archiviato il 22 dicembre 2018 in Internet Archive. IUCN/SSC Invasive Species Specialist Group (ISSG), Auckland, New Zealand
  10. 1 cal = 4,178 J
  11. Achille Morricone e Vincenzo Pedicino, Dizionario dietetico degli alimenti, Milano, Garzanti editore, 1986, p. 534
  12. Achille Morricone e Vincenzo Pedicino, Dizionario dietetico degli alimenti, Milano, Garzanti editore, 1986, p. 533
  13. Maria Carla Alunno, Alberto Felici,Gian Luca Gregori, Le economie del mare, ibookpad, 2014 (pagina 58). ISBN 9788897066590.
  14. Alan Davidson, Il mare in pentola, (trad. di Elena Spagnol), Milano, Arnoldo Mondatori Editore, 1972. p. 224
  15. Unione Nazionale Consumatori
  16. Vittorio Coletti, In Liguria le cozze scalzano i muscoli, articolo presente nel sito dell'Accademia della Crusca. Consultabile a questa pagina
  17. Creuza de ma - “Pino il muscolaio” e quella voce resa immortale da Fabrizio De André, su ilsecoloxix.it. URL consultato il 9 febbraio 2016.
  18. Paolo Petroni, Il grande libro della vera cucina toscana, Giunti Editore, ISBN 9788809754348. Consultabile su Google Libri a questa pagina.
  19. James Trimble, European word translator: an interactive map showing "the mussels" in over 30 languages, su ukdataexplorer.com. URL consultato il 23 febbraio 2016.
  20. Sito "Riviera del Conero", pagina Moscioli
  21. peocio, in Treccani.it – Sinonimi e contrari, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 29 aprile 2015.
  22. Quotidiano Città Della Spezia, articolo di lunedì 19 maggio 2014 "La Spezia e Taranto, un gemellaggio a colpi di mitili".
  23. admin-cozzar, Home, su La Cozza Romagnola. URL consultato il 5 marzo 2021.
  24. Dal sito della FAO, articolo La molluschicoltura in Italia.
  25. Roberto Gismondi, Il profilo turistico dei comuni del Parco nazionale del Gargano, a cura di Gismondi, Russo, FrancoAngeli, 2007, p. 186, ISBN 88-464-8387-1. URL consultato il 15 luglio 2012.
  26. Mexillon de Galicia

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Collegamenti esterni


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На других языках


[es] Mytilus galloprovincialis

El mejillón mediterráneo[1] (Mytilus galloprovincialis), también conocido como mejillón gallego es una especie de molusco bivalvo de la familia Mytilidae. En Chile se lo conoce como Choro Araucano.[2] Está incluida en la lista 100 de las especies exóticas invasoras más dañinas del mundo[3] de la Unión Internacional para la Conservación de la Naturaleza (IUCN), y en la lista de moluscos invasores en América del Sur. [4]

[fr] Mytilus galloprovincialis

Mytilus galloprovincialis, parfois dite moule méditerranéenne (le nom que lui donnent les anglophones[1]) est une espèce de mollusques bivalves, de la famille des Mytilidés.
- [it] Mytilus galloprovincialis

[ru] Черноморская мидия

Средиземномо́рская ми́дия (лат. Mytilus galloprovincialis) — двустворчатый моллюск из семейства митилид. Распространён на мелководьях морей, Атлантического, Индийского и Тихого океанов[1][2]. Как и другие виды мидии, склонен к образованию плотных поселений (мидиевых друз), в которых моллюски прикрепляются к твёрдым субстратам (в том числе к раковинам особей того же вида) с помощью биссусных нитей.



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