I Calamari Magnapinna (o pinna grande) sono un gruppo di cefalopodi con una morfologia distinta, raramente avvistati e perciò ancora poco studiati. Appartengono alla famiglia Magnapinnidae e al genere Magnapinna[1].
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Ramo | Bilateria |
Superphylum | Protostomia |
(clade) | Lophotrochozoa |
Phylum | Mollusca |
Subphylum | Conchifera |
Classe | Cephalopoda |
Sottoclasse | Coleoidea |
Superordine | Decapodiformes |
Ordine | Oegopsida |
Sottordine | Oegopsina |
Superfamiglia | Chiroteuthoidea |
Famiglia | Magnapinnidae |
Genere | Magnapinna Vecchione-Young 1998 |
Specie | |
La famiglia è conosciuta solo attraverso esemplari allo stadio larvale, paralarvale o in giovane età, non vi è certezza circa l'osservazione di esemplari adulti. Nonostante alcuni avvistamenti di animali con una simile morfologia, i presunti adulti non sono mai stati catturati e campionati, per cui non è possibile stabilire l'effettiva appartenenza al medesimo genere.
Le braccia e i tentacoli di questi calamari sono entrambi incredibilmente estesi, con una lunghezza che può variare dai 4 agli 8 metri. Queste appendici vengono tenute perpendicolarmente dal calamaro, creando delle sorta di "gomiti". Ci sono varie teorie sulla maniera in cui questo animale si nutre[2].
La prima osservazione di questa famiglia deriva da una specie (oggi conosciuta come Magnapinna talismani) catturata nel 1907 al largo delle Azzorre[3]. L'esemplare era danneggiato e quindi poche informazioni ne vennero tratte, venne classificato come un mastigoteuthid, inizialmente come Chiroteuthopsis talismani[3] e poi come Mastigoteuthis talismani. Nel 1956 venne catturata un'altra specie (Magnapinna sp. C) ma gli venne data poca attenzione, l'esemplare venne descritto da Alister Hardy in The Open Sea (1956), nel quale venne identificato come un Octopodoteuthopsis[4]
Durante gli anni '80 vennero ritrovati due nuovi esemplari immaturi nell'Oceano Atlantico (Magnapinna atlantica) e altri tre nel pacifico (Magnapinna pacifica). I ricercatori Michael Vecchione e Richard Young erano a capo dei ritrovamenti e li ricollegarono ai due ritrovamenti precedenti, creando la famiglia Magnapinnidae nel 1998, con il Magnapinna pacifica come specie-tipo[5]. Curiosa era la dimensione delle pinne, da cui deriva il nome dell'animale.
Nel 2006 venne trovato un esemplare di una quinta specie (Magnapinna sp. B). Nello stesso anno il Magnapinna sp. A venne chiamato Magnapinna atlantica[6].
Nel settembre del 1988, l'equipaggio del sommergibile "Nautile" ha osservato un esemplare al largo delle coste settentrionali del Brasile, a una profondità di 4 735 metri. Nel luglio del 1992 il "Nautile" ha osservato e filmato nuovamente queste creature, prima al largo delle coste del Ghana a 3010 m e poi del Senegal a 2950 m[7].
Nel Novembre del 1998, il sommergibile giapponese "Shinkai 6500" ha filmato un esemplare nell'Oceano Indiano, al largo delle coste meridionali delle Mauritius a 2 340 metri di profondità.
Un altro esemplare è stato filmato da un sottomarino a comando remoto (ROV) della nave esploratrice "Millennium Explorer" nel gennaio del 2020, nel Golfo del Messico a 2 195 metri di profondità, comparando la specie con le parti visibili del ROV si è stimata una lunghezza totale di 7 metri, con i tentacoli completamente estesi[7].
Una specie è stata inoltre filmata dal ROV "Atalante" nell'Oceano Indiano, vicino alle Rodrigues a 2 576 metri di profondità, nel maggio del 2000[7]. Nello stesso anno, ad ottobre, il sommergibile "Alvin" osservò un esemplare nel Golfo del Messico a 1 940 metri.
Questi video non ricevettero molta attenzione, molti erano molto corti e sfocati. Nel maggio del 2001 però venne realizzato un filmato più nitido, lungo 10 minuti, che attirò l'attenzione di molti[8], questo filmato venne registrato dal ROV "Tiburon" nell'oceano Pacifico, a Nord delle Hawaii a 3 380 metri di profondità.
Nel Novembre del 2007 un nuovo video di un presunto Magnapinna venne filmato vicino alla piattaforma Perdido, nel Golfo del Messico[9].
Alcuni Magnapinna vennero osservati nella Grande Baia Australiana da dei ROV nel 2015 e nel 2017[10].
Un altro esemplare è stato osservato e ripreso in alta qualità in data 9 Novembre 2021, al largo della Florida occidentale alla profondità di 2.300 metri circa.
Le specie nei video erano molto diverse da tutti i calamari precedentemente noti. In maniera unica tra tutti i Cefalopodi, le braccia e i tentacoli erano della stessa lunghezza e sembravano identici (similmente agli estinti Belemniti). I tentacoli sono stati stimati essere 15-20 volte la lunghezza del mantello e le specie più grandi si sono stimate essere lunghe 8 o più metri[11]. Le pinne sono estremamente grandi, fino al 90% della lunghezza del mantello. Anche se sembrano essere simili alle larve, nessun esemplare adulto è stato catturato e studiato, la loro esatta identità rimane quindi incerta.
Poco si conosce dell'alimentazione di questi calamari. Gli scienziati hanno teorizzato che i Magnapinna si cibino trascinando le braccia e i tentacoli sul fondale marino e catturando vari organismi[9]. In alternativa potrebbero semplicemente aspettare passivamente che le prede, come gli Zooplancton[12], capitino tra le loro braccia[9].
"Magnapinna Vecchione & Young, 1998"
https://www.youtube.com/watch?v=0EYtBedgLLg
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