I membri di questa sottotribù vengono distinti da due sinapomorfie: zigomi marcatamente arcuati dorsoventralmente e la presenza d'una seconda cuspide posteriore sul quarto premolare inferiore posizionato tra la prima cuspide posteriore e il cingolo.[1] Si tratta del gruppo di veri cani più evoluti nella direzione dell'ipercarnivorismo e della taglia grossa.[2] Tutti i canidi lupini condividono più o meno la stessa forma generale, essendo canini dotati d'un corpo gracile con arti relativamente lunghi adattati a rincorrere le prede. La coda è folta, la cui lunghezza e qualità del pelo varia a secondo della stagione. Con l'eccezione del licaone, ci sono cinque dita sulle zampe anteriori, ma il pollice è ridotto, non toccando mai il suolo. Le zampe posteriori dispongono di quattro dita, ma in certi cani domestici ci possono anche essere un dito extra vestigiale.[3]
Tendono essere più gregari degli altri canini, siccome i cuccioli nascono relativamente più piccoli e si maturano più lentamente, così richiedendo più aiutanti nel loro allevamento, formando così un branco. Una conseguenza di tale organizzazione nelle specie più grandi è la capacità di lavorare in gruppo per abbattere prede di taglia grossa.[4] La riproduzione viene generalmente monopolizzata da una femmina dominante.[3]
Tassonomia
Questo albero filogenetico è basato su una filogenia proposta nel 2005 in base al genoma mitocondriale delle specie odierne.[5]
L'albero dimostrò che il gruppo è parafiletico, siccome gli sciacalli africani, tradizionalmente considerati membri del genere Canis, risultarono più basali del licaone e del cuon, ambedue considerati al di fuori del genere.[6] Certi studiosi, di conseguenza, proposero di assegnare i due sciacalli africani a generi diversi: Schaeffia per C. adustus e Lupulella per C. mesomelas[7][8] o Lupulella per ambedue.[8][9][10][11] L'ultima proposta fu in seguito accettata dalla American Society of Mammalogists[12] e dal ramo dell'Iucn dedicato ai canidi.[13]
Storia evolutiva
I canidi lupini ebbero origine nel Nordamerica, presso la fine del Miocene e l'inizio del Pliocene, dai sei ai cinque milioni di anni fa.[2] La loro ascesa come predatori alfa coincise con l'estinzione dei borofagini.[14] Una serie di specie ancestrali simili agli sciacalli odierni si diffusero in Nordamerica durante il Blancano inferioriore, inclusi Canis ferox, Canis lepophagus e altre specie innominate. Nel frattempo, esemplari del genere Canis si erano già insediati in Europa durante il Neogene. L'espansione e la diversificazione di questi canidi continuò fino al Pleistocene, con numerose specie imparentate emergendo in Europa, Africa e Asia, tutte mostrando un incrementale adattamento a una dieta sempre più ipercarnivora.[2]
Il sequenziamento dell'intero genoma dei canidi lupini dimostrò che la stirpe che condusse al lupo e al coyote ebbe origine da un'antica ibridazione tra un membro del genere Canis e una popolazione fantasma di canini imparentati con il cuon.[15] Mentre i coyote si evolsero in Nordamerica, i loro antenati non avendo mai lasciato il continente, i lupi, i cuon e i licaoni emersero dall'Eurasia e dall'Africa, probabilmente sfruttando la nicchia ecologica lasciata vacante dall'estinzione delle iene corridori come il casmaportete.[2]
Conservazione
Il caberù è la specie più vulnerabile, con solo 500 esemplari divisi in sette piccole popolazioni sull'altopiano etiope. Il lupo grigio è stato sterminato in gran parte del suo areale negli Stati Uniti, il Messico e l'Europa occidentale, e la popolazione di licaoni consiste in solo 6.000 esemplari minacciati persino in zone protette, dove sono messi in difficoltà dalla concorrenza con le iene macchiate e i leoni. La situazione attuale del cuon è incerta, siccome la specie ha subito una riduzione notevole del suo areale.[3]
Note
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(EN) J. R. Castelló, Canids of the World, Princeton, 2018, p. 74, ISBN 978-0-691-17685-7
(EN) R. Estes, The behavior guide to African mammals: including hoofed mammals, carnivores, primates, University of California Press, 1992, pp. 384-392, ISBN 0-520-08085-8
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(EN) Lindblad-Toh, K.; Wade, C. M.; Mikkelsen, T. S.; Karlsson, E. K.; Jaffe, D. B.; Kamal, M.; Clamp, M.; Chang, J. L.; Kulbokas, E. J.; Zody, M. C.; Mauceli, E.; Xie, X.; Breen, M.; Wayne, R. K.; Ostrander, E. A.; Ponting, C. P.; Galibert, F.; Smith, D. R.; Dejong, P. J.; Kirkness, E.; Alvarez, P.; Biagi, T.; Brockman, W.; Butler, J.; Chin, C. W.; Cook, A.; Cuff, J.; Daly, M. J.; Decaprio, D.; et al. (2005). "Genome sequence, comparative analysis and haplotype structure of the domestic dog". Nature. 438 (#7069): 803–819. Bibcode:2005Natur.438..803L. doi:10.1038/nature04338. PMID 16341006.
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