Il nome deriva dal grecoᾶ-, àlfa-, con valore di negazione della parola seguente, e τύπος, typos, cioè forma, immagine, tipo, ad indicarne la forma atipica a causa della sproporzione dei cheliceri e delle filiere[1].
Caratteristiche
Le femmine, di dimensioni fra i 7 e i 21mm, sono di colore rossastro o marrone scuro. I maschi non superano i 12mm e a volte hanno colorazioni vivaci.
Questi ragni posseggono otto occhi di dimensioni da medie a grandi; hanno in tutto sei filiere, di cui le due mediane di forma troncata. Hanno cheliceri di grandi dimensioni con zanne lunghe e sottili e la pars cephalica del cefalotorace è più innalzata rispetto al resto.[2].
I maschi di questo genere si possono distinguere da quelli del genere Sphodros dalle creste marginali situate sullo sterno, dal loro embolo a forma di spina dorsale, e dal loro capo dritto; le femmine invece si differenziano per l'epigino con due piastre fortemente sclerotizzate recanti alla base i ricettacoli[3].
Comportamento
I ragni del genere Atypus vivono in un tubo setoso parallelo al terreno, per una ventina di centimetri circa seppellito e per altri 8 centimetri fuoriuscente. Il ragno resta in agguato sul fondo del tubo: quando una preda passa sulla parte esterna, le vibrazioni della tela setosa allertano il ragno che scatta e la trafigge, per poi rompere la sua stessa tela, portarsi la preda nella parte interna e cibarsene.[4].
Rapporti con l'uomo
I contadini dei Carpazi adoperano i tubi-trappola che costruiscono come tana questi ragni, tagliandoli longitudinalmente, per coprire le ferite ed accelerarne la guarigione; le loro ragnatele presentano, infatti, notevoli proprietà antisettiche, probabilmente perché costituite da proteine e si amalgamano con i bordi della ferita aiutandone la chiusura[5].
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