Erigeron L., 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall'aspetto di piccole erbacee annuali o perenni i cui fiori sono molto simili alle margherite.
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Progetto:Forme di vita - implementazione Classificazione APG IV.
Il taxon oggetto di questa voce deve essere sottoposto a revisione tassonomica. |
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Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Euasteridi II |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Astereae |
Sottotribù | Conyzinae |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Astereae |
Sottotribù | Conyzinae |
Genere | Erigeron L., 1753 |
Sinonimi | |
Stenactis | |
Specie | |
Vedi: Specie di Erigeron | |
Il nome del genere (erigeron) deriva dalla combinazione di due parole: dal greco eri (= lana) e dal latino gerere (= portare) e fa riferimento alla vistosa pelosità della pianta. Ma altri testi fanno riferimento ad altri significati: eri (= inizio, sollecito, presto) e geron (= vecchio), richiamandosi forse al pappo di alcune specie che invecchiando diventa grigio oppure al breve periodo della sua fioritura.
Il genere ha ricevuto la denominazione di Erigeron dal botanico e naturalista svedese Carl von Linné nel 1737, termine consolidato definitivamente in una pubblicazione del 1753.
Queste piante sono chiamate Fleabanes dagli inglesi; mentre i tedeschi le chiamano Berufskrauten, e i francesi Vergerettes (un nome che ricorda le margheritine). Il termine inglese fleabane deriva dalla convinzione che le piante essiccate respingano le pulci.
Gli Erigeron sono simili agli Aster ma di solito fiorisco più precocemente e formano copiosi cespi. La loro superficie è ricoperta da densi peli in alcune specie, mentre in altre sono appena pelose. La forma biologica prevalente (almeno per la flora spontanea italiana) per questo genere è emicriptofita scaposa (H scap): ossia sono piante perennanti tramite gemme posizionate al livello del terreno con fusto allungato e poco foglioso.
Le radici possono essere secondarie da rizoma (semplici o ramificate) o di tipo stolonifero o fibrose - fittonanti.
I fusti sono generalmente eretti e ascendenti, ma a volte anche prostrati; la superficie può essere glabra o pubescente ( a volte anche ghiandolosa).
La forma delle foglie è lineare – lanceolata o anche oblanceolata o spatolata; la lamina fogliare possiede da 1 a 3 nervature longitudinali e può essere dentata; la superficie della lamina può essere glabra o pubescente ( a volte anche ghiandolosa).
L'infiorescenza è composta da capolini terminali solitari o in formazione di corimbo. La struttura dell'infiorescenza è quella tipica delle Asteraceae : un involucro formato da squame fa da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati e quelli interni tubulosi. Alcuni membri di questo genere possono essere privi dei fiori esterni, quelli raggianti. L'involucro è campanulato o semisferico; mentre il ricettacolo è a forma conica e piatto superiormente e normalmente è nudo (senza pagliuzze). Il numero delle squame varia da 30 a 150 e sono di forma ellittico – lanceolate – lineari con margini a volte scariosi e disposte al massimo in due serie (gli Aster hanno le squame disposte in più di due serie); possono inoltre essere glabre o pubescenti (a volte anche ghiandolose). Diametro dell'involucro 5 – 35 mm.
I fiori sono tetra-ciclici (calice – corolla – androceo – gineceo), pentameri e ermafroditi.
I fiori del raggio sono di norma disposti in due o più serie (a differenza degli Aster) e si presentano con colori rosei, o violetti o purpurei o bluastri o bianchi; il loro numero può andare da 12 a 350 (in alcune specie è nullo). Possono essere filiformi o avere delle linguette (brevi oppure larghe) e sono femminili (con pistillo).
I fiori del disco sono generalmente gialli o giallastri; il loro numero varia da 25 a 450, sono bisessuali e fertili. La forma è tubolare (a volte con un rigonfiamento alla gola); terminano con 5 denti o lobi.
In generale i caratteri morfologici dei fiori di queste piante possono essere così riassunti:
I frutti sono degli acheni oblunghi – ovoidi con un pappo piumato (è più breve di quello degli Aster) di colore bianco o rossiccio; sono appiattiti e sono percorsi da 2 – 4 nervi (o costole) longitudinali (in alcune specie i nervi sono fino a 14); le setole del pappo sono disposte su un unico rango. I pappi sono persistenti o precocemente caduchi.
Le specie di questo genere sono proprie delle regioni montuose e quindi adatte a climi freddi. Sono particolarmente diffuse nel continente americano e si estendono dall'emisfero boreale (regioni artiche) a quello australe (i monti dello stretto di Magellano), ma anche nei territori delle zone temperate e subtropicali montuose (Messico, Guatemala e Venezuela). Al di fuori di questo continente oltre all'Europa abitano le zone temperate dell'Asia, dell'Africa (Abissinia e isole Maurizio) e dell'Australia.
In Italia questi fiori sono presenti in prevalenza sulle Alpi ad eccezione della specie Erigeron epiroticus che si trova solo negli Appennini centrali (Gran Sasso e Majella).
Relativamente alle sole specie alpine risulta che le caratteristiche ecologiche delle comunità vegetali si accentrano sulle "comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite" per oltre il 60 % delle specie (vedi tabella sottostante[1]), mentre il substrato preferito dal genere è fondamentalmente calcareo a basso livello trofico (tenore nutrizionale del terreno) e basso grado di umidità del suolo (secco) con pH vicino a valori neutri. Possiamo aggiungere inoltre che nella maggioranza dei casi (70%) l'ambiente più favorevole a queste specie alpine sono le praterie rase dei piani vegetazionali subalpini e alpini.
La seguente tabella mette in relazione alcuni dati caratteristici di 9 specie alpine del genere Erigeron.
Specie | Comunità vegetali | Piani vegetazionali | Substrato | pH | Livello trofico | H2O | Ambiente | Zona alpina |
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Erigeron acer | 9 | collinare montano | Ca Si | neutro | basso | secco | B6 C1 C5 F2 | tutto l'arco alpino |
Erigeron alpinus | 10 | subalpino alpino | Ca Si | neutro | basso | secco | F5 | tutto l'arco alpino |
Erigeron annuus | 5 | collinare montano | Ca Si | neutro | medio | secco | B2 B5 F2 F7 | CN TO AO NO BL TN BZ SO |
Erigeron atticus | 10 | subalpino | Ca Si | neutro | basso | medio | F5 | tutto l'arco alpino |
Erigeron gaudinii | 3 | subalpino | Ca Ca/Si | neutro | basso | secco | C2 | CN AO NO TN BZ UD |
Erigeron karvinskianus | 3 | collinare | Ca Si | neutro | basso | secco | C2 | NO SO BS TN |
Erigeron neglectus | 10 | subalpino alpino | Ca Ca/Si | basico | basso | secco | F5 | AO NO SO TN BZ BL |
Erigeron polymorphus | 10 | subalpino alpino | Ca | basico | basso | secco | C2 C3 C4 F5 | CN AO NO SO TN BZ BL UD |
Erigeron uniflorus | 10 | alpino | Ca Si | neutro | basso | secco | F5 | tutto l'arco alpino |
Substrato con “Ca-Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province). |
La famiglia delle Asteraceae è la famiglia vegetale più numerosa, organizzata in quasi 1000 generi per un totale di circa 20.000 specie.
Nelle classificazioni più vecchie la famiglia delle Asteraceae viene chiamata anche Compositae.
La Cespica annua appartiene al genere Erigeron comprendente diverse centinaia di specie una buona parte di origine americana, mentre le altre sono di origine europea (e asiatica) di cui una decina sono proprie della flora italiana. Alcuni testi americani elencano fino a 390 specie di cui 173 di origine americana.
Secondo le classificazioni più tradizionali[2] le specie spontanee della nostra flora possono essere raggruppate in quattro sezioni: Eschenbachia, Euerigeron, Caenothus e Trimorpha. Suddivisioni non sempre accettate dai vari botanici (ad esempio la sezione Caenothus comprende una specie, Erigeron canadensis, ora passata al genere Conyza). Studi più recenti degli anni '90' fatti soprattutto da botanici americani hanno cercato di capire meglio i vari rapporti tra le varie sezioni e anche i collegamenti con il genere simile Conyza. Le analisi molecolari fatte ancora più recentemente hanno evidenziato come i gruppi Erigeron, Conyza e altri (come il genere Aphanostephus e il genere Leptostelma, sempre della famiglia delle Asteraceae) siano in realtà parafiletici, cioè discendenti da un comune progenitore.
In realtà nelle ultime checklist della flora spontanea italiana[3] le specie del genere Conyza sono incluse nel genere di questa voce.
Qui di seguito è indicata una possibile classificazione di questo genere (classificazione APG):
Altri testi[4] propongono una diversa classificazione:
Forse meglio ancora è organizzare il genere secondo la morfologia dei fiori ligulati (quelli del raggio esterno) come usualmente fanno i giardinieri:
Il genere di questa scheda si presenta con diverse specie poliploidi, caratteristica legata a diverse altre anomalie genetiche, ad esempio Erigeron annuus è una specie apogamica (o autogamica – a sviluppo diretto senza processo gamico) quindi sono piante autofertili o anche a generazione per partenogenesi (generazione senza intervento sessuale).
Gli ibridi di questo genere, specialmente per le specie alpine, sono facilitati dalla coabitazione forzata in ambienti ristretti delle valli alpine. È la specie Erigeron alpinus che più facilmente si ibrida con altre specie (Erigeron atticus Erigeron polymorphus e Erigeron uniflorus). In effetti se si mettono in relazione i dati relativi alla fitosociologia, ai piani vegetazionali, al tipo di substrato e alle aree di distribuzione si noterà senz'altro come queste specie abbiano dei parametri simili se non addirittura uguali facilitando così il processo di ibridazione (vedi tabella più sotto).
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della nostra flora) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche.
SEZIONE 1 : i fiori del capolino sono di due tipi: (1) i fiori ligulati (quelli esterni) sono raggianti e di colore roseo o lillacino oppure bianco e sono tutti femminili; (2) i fiori del disco centrale (del tipo tubuloso) sono in prevalenza gialli con i lobi della corolla (denti corollini) a disposizione patente (compongono la figura di una stella) e sono ermafroditi.
SEZIONE 2 : i fiori del capolino sono di tre tipi: (1) i fiori ligulati (quelli esterni) sono raggianti e di colore roseo o lillacino oppure bianco e sono tutti femminili; i fiori del disco centrale si dividono in due tipi: (2) nella zona periferica del disco sono disposti dei fiori filiformi di colore paglierino e la corolla è priva di lobi (sono comunque femminili); (3) al centro i fiori sono propriamente tubulosi di colore giallo con i lobi (denti corollini) della corolla a disposizione patente (compongono la figura di una stella) e sono ermafroditi.
A questo elenco vanno aggiunte due specie del genere Conyza (vedi sopra):
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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze. |
Alcune proprietà di queste piante sono interessanti per la medicina popolare. Ad esempio le radici di Erigeron affinis (una specie messicana non coltivata in Europa) è adoperata come il dentifricio per la pulizia dei denti o addirittura in caso di mal di denti.
Vista la loro origine montana, queste piante sono quasi sempre sfruttate per il giardinaggio roccioso. Erigeron annuus insieme ad altre specie come Erigeron ramosus vennero introdotte in Europa (dall'America) verso il XVIII secolo a scopi ornamentali. Quindi si sono perfettamente naturalizzate ai nostri climi, simili assai a quelli di provenienza. In tempi successivi altre specie sono state introdotte, sempre dall'America, e sempre per scopi ornamentali. Alla fine ammontano ad una ventina le specie che si possono trovare nei nostri giardini e orti. I giardinieri hanno anche sfruttato la facilità di ibridazione di questa specie per creare diverse varietà anche pregiate.
Tra le specie più usate nel giardinaggio vi è l'Erigeron speciosa la specie più alta, con portamento vigoroso; si presenta con i fiori ligulati colorati di rosa-azzurro o porporino anche a fioritura doppia con notevoli effetti decorativi.
Anche la specie Erigeron aurantiacus è molto usata nel giardinaggio, sia per sé stessa che per la possibilità, insieme ad altre specie, di originare con essa ibridi dalle forme interessantissime dal punto di vista estetico. Molte sono le cultivar ricavate da questo genere ('Wayne Roderick', 'Carità', 'Dunkelste Aller' e 'Foersters Liebling').
Gli Erigeron sono utilizzati come piante alimentari dalle larve di alcuni lepidotteri tra cui Bucculatrix angustata, Coleophora squamosella, Schinia intermontana, Schinia obscurata, Schinia sexata e Schinia villosa tutte del genere Schinia, famiglia Noctuidae.
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