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Il miglio (Panicum miliaceum, L.) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle graminacee. Rientra nel raggruppamento dei cereali minori.

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Miglio
Il miglio
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Ordine Poales
Famiglia Poaceae
Sottofamiglia Panicoideae
Genere Panicum
Specie P. miliaceum
Nomenclatura binomiale
Panicum miliaceum
L., 1753
Nomi comuni

Coda di volpe, Vulpicoca

Tavola botanica
Tavola botanica

Caratteri botanici


La pianta ha un portamento cespitoso, con numerosi culmi lignificati alla base, robusti, di altezza variabile dai 50 cm ai 150 cm, talvolta ramificati in alto.

Le foglie sono lineari-lanceolate, guainanti, con lamina larga fino a 1 cm e pubescente su entrambe le pagine. La ligula è pelosa.

I fiori riuniti in infiorescenze a pannocchia terminali, lunghe 15–20 cm, spesso pendenti su un lato. Ogni pannocchia è composta da racemi di spighette. La spighetta, lunga circa 4 mm, è composta da due brevi glume di 1–2 mm e due fiori. Ciascun fiore è racchiuso da due glume superiori (lemma e palea), lunghe circa 3 mm, e comprende un androceo di tre stami e un gineceo con stimma bifido e piumoso.

Il frutto è una cariosside ellittica, lucida, di colore bianco oppure variabile dal grigio al bruno al nero. Il peso di 1000 cariossidi è di 5-7 grammi.


Note ecobotaniche


Coltivata fin dalla preistoria, è una specie cosmopolita la cui origine è alquanto incerta. Dalla regione di origine la specie si è diffusa in tutto il Vecchio Continente e successivamente negli altri continenti. Attualmente è ancora coltivato in diverse regioni dell'Asia e dell'Africa, mentre la coltivazione nei paesi occidentali è sporadica e marginale. Si trova naturalizzata sui terreni incolti.

È una specie termofila e xerofila. Particolarmente esigente per quanto riguarda le temperature, nelle regioni temperate vegeta con ciclo primaverile-estivo. Ha una spiccata resistenza alla siccità e non mostra particolari esigenze pedologiche, perciò si presta per la coltivazione in aree aride o semidesertiche e su suoli poveri.


Storia


Secondo le varie ipotesi la specie sarebbe originaria del Medio Oriente oppure dell'Asia centrale oppure, quella più accreditata, dell'India. È accertato che la coltivazione del miglio risalga ad epoche preistoriche: in Italia è stato ritrovato in tombe del Neolitico.

Largamente utilizzato per l'alimentazione umana all'epoca dei Romani, raggiunse la massima diffusione nel primo Medioevo, durante il quale veniva considerato un ottimo sostituto della carne nei periodi di astinenza prescritti dalla Chiesa, successivamente iniziò un lento declino perché sostituito da altri cereali più produttivi.

Caratterizzato da una lunga conservabilità, è grazie a questo cereale stoccato nei magazzini cittadini che Venezia, assediata dai Genovesi nel 1378, si salvò dalla morte per fame.

Per secoli la polenta di miglio fu un piatto tipico dell'Italia settentrionale, in particolare in Veneto, Lombardia e Trentino. Tre piante di miglio compaiono nello stemma comunale di Miagliano, un piccolo centro della provincia di Biella.[1] Un mazzetto di miglio appare anche nello stemma del comune di Miglianico (da cui prende il nome) in provincia di Chieti.


Importanza economica


Nei paesi industrializzati dell'Europa, dell'America, dell'Oceania, questa specie ha perso del tutto importanza e ha una diffusione marginale anche come cereale foraggero. L'unico impiego economico è come componente di mangimi e becchime per i piccoli uccelli, anche se negli ultimi anni sta tornando di moda come alimento in diete particolari.

È invece ampiamente coltivato in aree semidesertiche dell'Asia e dell'Africa, nonostante abbia una diffusione nettamente inferiore rispetto a sorgo (Sorghum vulgare) e riso (Oryza sativa). La coltivazione del miglio interessa l'Africa subsahariana, il Medio Oriente, l'Ucraina, la Russia, il Kazakistan e, soprattutto, l'India e la Cina.


Note colturali


Date le sue esigenze termiche, leggermente superiori a quelle del mais, il miglio si coltiva, nelle regioni temperate, a ciclo primaverile-estivo. La semina si effettua a partire dalla primavera avanzata (fine aprile). Dal momento che ha un ciclo produttivo piuttosto breve (2-3 mesi), questo cereale si presta per la semina in secondo raccolto in estate, dopo la raccolta di un cereale o di un erbaio autunno-primaverile.

La coltivazione si pratica secondo gli stessi criteri del sorgo, come coltura da granella o da foraggio, impiegando nel primo caso 5–15 kg di seme per ettaro, nel secondo caso 30–40 kg per ettaro. La semina può essere fatta con seminatrice a righe. Per la concimazione si può impiegare un concime fosfo-azotato oppure un ternario con rapporto ottimale di 1:1,2:1 fra azoto fostoro e potassio. L'eventuale irrigazione può essere condotta con interventi di soccorso.


Raccolta


Come cereale da granella il miglio va raccolto prima della maturazione di morte in quanto la maturazione è scalare e la pannocchia sgrana facilmente. Va perciò mietuto precocemente e trebbiato dopo la completa essiccazione. Le rese sono dell'ordine di 1-2 tonnellate ad ettaro.

Come cereale foraggero va raccolto all'inizio della spigatura se utilizzato come foraggio verde, oppure alla maturazione cerosa se destinato all'insilamento. La produzione di massa verde è dell'ordine di 15-25 t/ha.


Usi


Nell'alimentazione umana occidentale odierna il miglio ha interesse marginale, venendo impiegato per produrre farine e semole utilizzate soprattutto dalla cucina macrobiotica.

Il valore dietetico è elevato, per il discreto tenore in proteine (11% in peso) (simile a quello del grano), sali minerali e fibra grezza.

È inoltre ricco di vitamine A e del gruppo B, specialmente niacina, B6 e acido folico, calcio, ferro, potassio, magnesio e zinco. Per il suo elevato contenuto di acido silicico, e non salicilico come erroneamente altrove riportato, è spesso considerato un vero e proprio prodotto di bellezza per pelle e capelli, unghie e smalto dei denti, stimolandone la crescita. Il miglio non contiene glutine, per cui la predisposizione alla panificazione è minore rispetto alle farine di orzo, frumento e segale. Quando viene combinato con il grano (o la gomma arabica nel caso di prodotti per celiaci), può essere utilizzato per produrre pane lievitato. Da solo, può venire utilizzato per "schiacce" non lievitate.

Poiché nessuno dei tipi di miglio è strettamente imparentato con il grano, è un alimento indicato per i celiaci o per chi soffre di altre forme di allergie o intolleranze al glutine o al grano. Il miglio è anche un blando inibitore della perossidasi tiroidea, l'enzima coinvolto nella sintesi degli ormoni tiroidei (uno studio del 2009[2] ha rilevato una stretta correlazione tra celiachia e tiroidite autoimmune nei pazienti in età pediatrica) e quindi non dovrebbe venire consumato in grandi quantità da chi soffre di problemi alla tiroide.

Nella medicina tradizionale cinese viene considerato un alimento tiepido, meno riscaldante dell'avena. Il suo considerevole contenuto in lecitina e colina lo rende particolarmente adatto alle persone sedentarie, chi è dedito a lavori intellettuali e ai convalescenti, nonché alle donne in gravidanza.

Essendo ricco di lipidi, lo stoccaggio sotto forma di fiocchi o farina è limitato nel tempo, mentre si conserva a lungo in chicco. È quindi consigliabile macinare i chicchi al momento dell'uso.


Statistiche


Secondo le statistiche riportate dalla FAO , nel 2004 i principali produttori di miglio nel mondo erano (in milioni di t, altri cereali sono indicati per confronto):

  1. India 9,4 (frumento 72, riso 128)
  2. Nigeria 6,3 (frumento <0,1, riso 3,5, sorgo 8,0, mais 4,8)
  3. Niger 2,1 (frumento <0,1, riso <0,1, sorgo 0,5, mais <0,1)
  4. Cina 1,8 (frumento 92, riso 181)
  5. Russia 1,1 (frumento 45, orzo 17)
  6. Mali 1,0 (frumento <0,1, riso 0,7, sorgo 0,7, mais 0,5)
  7. Burkina Faso 0,9 (frumento <0,1, riso <0,1, sorgo 1,4, mais 0,5)

Note


  1. Comuni della Provincia di Biella, pag. 122; AA.VV, Nerosubianco edizioni, Cuneo 2005
  2. Meloni A. et al, Stretta correlazione tra tiroidite autoimmune e malattia celiaca nei pazienti in età pediatrica, in J Pediatr 2009; Epub ahead of print.

Bibliografia



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Collegamenti esterni


Controllo di autoritàThesaurus BNCF 60272 · LCCN (EN) sh96009055 · GND (DE) 4159957-3 · BNF (FR) cb12328085h (data) · J9U (EN, HE) 987007563774305171 · NDL (EN, JA) 00565693
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[en] Proso millet

Panicum miliaceum is a grain crop with many common names, including proso millet, broomcorn millet, common millet, hog millet, Kashfi millet, red millet, and white millet.[2] Archaeobotanical evidence suggests millet was first domesticated about 10,000 BP in Northern China.[3] The crop is extensively cultivated in China, India, Nepal, Russia, Ukraine, Belarus, the Middle East, Turkey, Romania, and the United States, where about half a million acres are grown each year.[4][better source needed] The crop is notable both for its extremely short lifecycle, with some varieties producing grain only 60 days after planting,[5] and its low water requirements, producing grain more efficiently per unit of moisture than any other grain species tested.[5][6] The name "proso millet" comes from the pan-Slavic general and generic name for millet (Serbo-Croatian: proso / просо, Czech: proso, Polish: proso, Russian: просо). Proso millet is a relative of foxtail millet, pearl millet, maize, and sorghum within the grass subfamily Panicoideae. While all of these crops use C4 photosynthesis, the others all employ the NADP-ME as their primary carbon shuttle pathway, while the primary C4 carbon shuttle in proso millet is the NAD-ME pathway.

[es] Panicum miliaceum

Mijo común (Panicum miliaceum), es una especie de planta herbácea perteneciente a la familia de las poáceas.
- [it] Panicum miliaceum

[ru] Просо обыкновенное

Про́со обыкнове́нное[2], или просо посевно́е[3] (лат. Panicum miliaceum) — однолетнее травянистое растение, вид рода Просо (Panicum) семейства Злаки, или Мятликовые (Poaceae). Одна из древнейших зерновых культур[3] получившая распространение из Юго-Восточной Азии.



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