La cicuta maggiore (Conium maculatum L., 1753) è una pianta erbacea della famiglia Apiaceae; originaria dell'Europa, è a ciclo biennale e può crescere fino a 1.800 m di altitudine.
Progetto:Forme di vita - implementazione Classificazione APG IV. Il taxon oggetto di questa voce deve essere sottoposto a revisione tassonomica.
Comunemente nota come cicuta, nella storia della Grecia antica è ricordata come mezzo per infliggere la pena capitale: sarebbe stata introdotta dal capo della polizia dei Trenta tiranni, Satiro, che l'avrebbe poi inflitta a Teramene nel momento della sua illegale condanna a morte[1]. Nella posterità è nota soprattutto per aver cagionato la morte per avvelenamento del filosofo Socrate, il quale, accettando lʼingiusta condanna a morte, l'assunse in forma di infuso. Comunque, sulla base dei sintomi descritti da Platone nel Fedone, non solo paralisi e asfissia con arresto cardiaco causati dal Conium, ma altri precedenti come delirio, anestesia e sedazione, è probabile che Socrate avesse bevuto una dose altissima di cicuta, o una mistura di veleni composta di cicuta e molto oppio, e forse datura, addolcita con miele e vino.[2][3][4] La cicuta è citata anche nell'opera shakesperiana Macbeth, nel dialogo fra Banco e Macbeth dopo l'incontro con le tre streghe.[5]
La cicuta è stata ripetutamente usata nella storia come veleno o, in bassissime dosi, per la preparazione di farmaci analgesici e di quelli antispastici, oggi non più in uso.
Descrizione
Conium maculatum
Conium maculatum è una pianta erbacea con radice carnosa di colore bianco. Presenta un odore sgradevole e nauseabondo, simile all'urina di gatto o di topo, soprattutto quando viene spezzata. Cresce spontanea nelle campagne italiane, dove preferisce i luoghi ben freschi ai bordi delle siepi, nei pressi dei rigagnoli; ai bordi delle strade spesso se ne trovano piccole piantine.
Il fusto, che può raggiungere 1-2 metri di altezza, è cavo, glabro, tipicamente arrossato verso il basso e presenta per tutta la lunghezza delle macchie rosso-vino.
Le foglie possono raggiungere i 50cm di lunghezza e 40 di larghezza, assumono una forma grosso modo triangolare e sono suddivise al loro interno in un gran numero di foglioline a bordi dentati (foglia composta pennatosetta).
I fiori appaiono generalmente al secondo anno di vita e sono portati in infiorescenze a ombrella di colore bianco. La pianta fiorisce tra aprile e agosto.
Il Conium, così come altre cicute, può essere pericolosamente confuso con piante non velenose, come il prezzemolo selvatico, da cui il nome falso prezzemolo, e il cerfoglio.
Tossicità
Tutta la pianta è notevolmente velenosa e può portare alla morte. Ciò è dovuto alla presenza di almeno cinque diversi alcaloidi: la coniina, la conidrina, la pseudoconidrina, la metilconicina e la coniceina. La coniina, una neurotossina, è l'alcaloide più attivo e agisce a livello delle sinapsi neuromuscolari.
La concentrazione dei principi attivi tossici varia in funzione della parte della pianta, in particolare:
frutti verdi: 0,73 - 0,98%
frutti maturi: 0,50%
fiori: 0,09 - 0,24%
foglie: 0,03 - 0,18%
fusti: 0,01 - 0,08%
radici: 0,05%
Si ritiene che la dose mortale per un essere umano sia di qualche grammo di frutti verdi. Nell'uomo l'ingestione della cicuta provoca problemi digestivi, paralisi discendente, cefalee e in seguito parestesia, diminuzione della forza muscolare e infine una paralisi ascendente letale.
La pianta è tossica sia per il bestiame sia per l'uomo e per questo motivo viene ignorata dagli erbivori. La dose letale per un cavallo è di circa due chilogrammi di foglie, mentre poco più di mezzo chilogrammo è sufficiente per una vacca. La dose letale per una pecora si aggira intorno ai 200 grammi. Invece i volatili ne sono in genere immuni. Il veleno agisce anche indirettamente, cioè porta ad avvelenamento anche in seguito a ingestione di un animale che se ne era cibato in precedenza.
Altre cicute
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Con il nome comune di cicuta vengono comunemente indicate anche altre due specie, ciascuna appartenenti a generi differenti:
La cicuta minore (Aethusa cynapium L.), annuale o bienne a seconda delle sottospecie, è detta anch'essa falso prezzemolo. Essendo abbastanza diffusa in Italia e nel Mediterraneo, la somiglianza della cicuta minore con questa pianta aromatica ha portato a fenomeni di avvelenamento per la confusione tra le due. Tuttavia il suo veleno è molto meno potente di quello della cicuta maggiore.
La cicuta acquatica (Cicuta virosa L.) è una pianta perenne che cresce in prossimità di acquitrini ed è la più velenosa delle tre. In Italia è divenuta rara anche a causa della distruzione delle zone paludose in cui cresce.
Cicuta è inoltre un genere che comprende oltre a Cicuta virosa, altre quattro specie:
Cicuta bulbifera L.
Cicuta curtissii J.M. Coult. & Rose
Cicuta douglasii (DC.) J.M.Coult. & Rose
Cicuta maculata L., un'altra cicuta acquatica, velenosa quasi come Conium
Note
Jules Isaac, Gli oligarchi. Saggio di storia parziale, traduzione di Paolo Fai, introduzione di Luciano Canfora, Collana Il divano n.304, Palermo, Sellerio, 2016, pp. 87 e 94.
George E. Burrows, Ronald J. Tyrl, Toxic Plants of North America, John Wiley & Sons, 2013, p. 67
Platone non evidenzia nella morte di Socrate tutti gli effetti che questo veleno normalmente ha. Il veleno che l'erba contiene si chiama coniina, un alcaloide tossico che provoca la paralisi del sistema nervoso che comincia dalla gola con grandi difficoltà a inghiottire, poi si estende ai muscoli delle gambe e sale fino al torace paralizzando i movimenti respiratori provocando la morte per asfissia. (in Scheda della coniina su Pubchem). La descrizione della morte di Socrate come indolore probabilmente è dovuta al fatto che Platone voglia sottolineare la separazione del corpo dall'anima come un avvenimento indolore oltreché benefico. (Cfr. C. Gill, The death of Socrate in Classical Quarterly, 23, 1973, pp.225-228). Altri autori, dati i sintomi descritti, hanno ritenuto che per Socrate si sia utilizzata una mistura di veleni: il termine "cicuta" del resto allude a un miscuglio di Conium, oppio e datura).(Cfr. Jean De Maleissye, Storia dei veleni. Da Socrate ai giorni nostri, Bologna, Odoya, 2008). Scrivono di questo veleno composto dalla cicuta Persio, Giovenale e altri ma Senofonte e Platone, discepoli di Socrate, Cicerone, Valerio Massimo, Plutarco scrivono genericamente della morte di Socrate per veleno non citando la cicuta. Secondo Aulo Gellio invece Socrate fu avvelenato per un infuso di cicuta e altri veleni. (Antonio Targioni Tozzetti, Corso di botanica medico-farmaceutica e di materia medica, Firenze, per Vincenzo Batelli e compagni, 1847, p. 461)
William Shakespeare, Macbeth, 1606, Scena III Atto I.
«"The insane root that takes the reason prisoner” - Banquo, Act I Scene III»
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