Il ranforinco (gen. Rhamphorhynchus muensteri GOLDFUSS, 1831) era uno pterosauro vissuto a partire dal Triassico superiore fino al Giurassico superiore (circa 150 milioni di anni fa) in Europa e in Africa.
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Intervallo geologico | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Ordine | † Pterosauria |
Sottordine | † Rhamphorhynchoidea |
Famiglia | † Rhamphorhynchidae |
Sottofamiglia | † Rhamphorhynchinae |
Genere | † Rhamphorhynchus Meyer, 1846 |
Nomenclatura binomiale | |
† Pterodactylus longicaudus Münster, 1839 | |
Sinonimi | |
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Specie | |
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Gli pterosauri comparsi nel triassico e vissuti per tutto il giurassico avevano una lunga coda ossea, zampe corte e fauci dentate. Il ranforinco fu uno degli ultimi pterosauri a coda lunga, e anche uno di quelli che ha avuto più successo. Aveva ali lunghe e strette come quelle di un pellicano e sembra che vivesse in un modo piuttosto simile, planando in aria sul mare aperto alla ricerca di prede, puntando pesci e calamari e afferrandoli poi con i suoi denti affilati a volo radente sul pelo dell'acqua.
Gli Pterosauri del Triassico appartengono al sottordine Rhamphorhynchoidea (Plieninger, 1901), sono i più antichi e le caratteristiche che li contraddistinguono sono una lunga coda usata come timone durante il volo, una testa piccola e bocca provvista di numerosi denti. Gli Pterodactyloidea (Plieninger, 1901) più noti, ma evolutisi solo nel Giurassico direttamente dai Ranforinchi, avevano un vero e proprio becco, oltre ad una coda corta unita alle zampe posteriori da una membrana.
Del sottordine dei Ranforinchi, Eudimorphodon ranzii è il capostipite, essendo, ricordiamo, il più antico pterosauro conosciuto.
L'aspetto dell'animale era quello di un tipico pterosauro primitivo: ampie ali falciformi, testa munita di lunghi denti aguzzi, coda molto lunga. Le sue dimensioni si aggiravano intorno ai 75 centimetri di apertura alare, e a volte raggiungevano il metro. Il corpo, però, era piccolo e in genere non oltrepassava i 15 centimetri di lunghezza. Il cranio, lungo e sottile, era dotato di mascelle leggermente ricurve all'insù, dotate di una serie di micidiali denti aguzzi; quando le fauci si richiudevano, i denti formavano una trappola ideale per insetti e pesci. L'ampiezza delle ali lo denota come uno pterosauro più evoluto del dimorfodonte (Dimorphodon), vissuto svariati milioni di anni prima, anche se non evoluto quanto i contemporanei pterodattili (genere Pterodactylus).
Una caratteristica insolita del ranforinco è data dalla coda: alcuni esemplari rinvenuti nel giacimento di Solnhofen mostrano chiaramente i segni di una sorta di piega cutanea proprio sulla punta della coda. Questa espansione, con tutta probabilità, funzionava come un “timone” e serviva a direzionare e stabilizzare meglio l'animale mentre era in volo. È possibile che questa struttura fosse presente anche in altri pterosauri dalla lunga coda come Scaphognathus e Dorygnathus.
Molti fossili di questo pterosauro, il cui nome significa “muso a becco” sono stati rinvenuti nel famosissimo giacimento di Solnhofen, in Baviera.
Fin dal XIX secolo, questi fossili vennero classificati come varie specie di ranforinco a seconda delle dimensioni e della forma del cranio. Recenti studi, però, hanno evidenziato che tutte queste specie (tra cui R. phyllurus e R. gemmingi) erano basate su esemplari di età diverse appartenenti a una sola specie, Rhamphorhynchus muensteri. Altre specie, comunque, sono state rinvenute in Inghilterra (Rhamphorhynchus jessoni) e in Tanzania, negli strati di Tendaguru (Rhamphorhynchus tendagurensis).
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