Possono essere trovati in tutti gli oceani[2], e vivono sia in zone con fondali rocciosi che con fondali sabbiosi. Di solito si trovano oltre il limitare della piattaforma continentale.
Descrizione
Sono invertebrati con un esoscheletro molto protettivo. Come molti artropodi, devono cambiarlo tramite una muta. Durante quel processo sono vulnerabili.
Hanno 10 arti, dei quali le prime tre paia sono chele; le chele della prima coppia sono molto più grandi delle altre[3]. Testa e torace sono fusi insieme nel cefalotorace, coperto da un carapace di chitina, che presenta un rostro abbastanza lungo[1]. La lunghezza delle antenne è maggiore di quella del corpo[1].
Si distinguono dagli Enoplometopidae per la conformazione delle chele[4], dai Chilenophoberidae estinti per il reticolo delle scanalature sul carapace[4].
Biologia
Alcuni presentano organismi simbiotici, cioè cicliofori del genere Symbion nelle branchie o nella bocca[5].
Comportamento
Molti si rifugiano spesso negli anfratti tra le rocce. Alcune specie, come Thymopsis nilenta, vivono in aree molto profonde, anche oltre i 3000 m di profondità[6]. Mangiano la propria pelle dopo la muta.
Alimentazione
Sono onnivori[1] ma si nutrono prevalentemente di invertebrati acquatici come molluschi, vermi e altri crostacei.
Riproduzione
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Carlos Robles, Lobsters, in Encyclopedia of tidepools and rocky shores, University of California Press, 2007, pp.333–335, ISBN978-0-520-25118-2. URL consultato il 27 luglio 2013.
Dale Tshudy & Loren E. Babcock, Morphology-based phylogenetic analysis of the clawed lobsters (family Nephropidae and the new family Chilenophoberidae), vol.17, n.2, Journal of Crustacean Biology, 1997, pp.253–263, JSTOR1549275.
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