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Andrewsarchus (il cui nome significa "mangiatore di carne di Andrews") è un genere estinto di mammifero artiodattilo vissuto durante la metà dell'Eocene, circa 48-41 milioni di anni fa (Ypresiano-Luteziano), in quella che oggi è la Mongolia Interna, in Cina. Il genere contiene una singola specie, A. mongoliensis, conosciuta per un singolo cranio di grandi dimensioni scoperto nel 1923 durante le spedizioni dell'Asia centrale da parte dell'American Museum of Natural History (AMNH). Originariamente classificato come un Mesonicoideo, la maggior parte degli studi più recenti lo classificano come un artiodattilo, in uno studio specifico, in quanto membro del clade dei Cetancodontamorpha, strettamente imparentato con entelodontidi, ippopotami e cetacei.

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Andrewsarchus
Cranio olotipo Andrewsarchus, presso l'American Museum of Natural History di New York.
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Artiodactyla
Clade Cetancodontamorpha
Genere Andrewsarchus
Osborn, 1924
Nomenclatura binomiale
† Andrewsarchus mongoliensis
Osborn, 1924
Sinonimi

Paratriisodon Chow, 1951


Etimologia


Il nome Andrewsarchus è stato attribuito in onore dell'esploratore e ricercatore di fossili Roy Chapman Andrews. Il reperto fossile fu infatti scoperto nel giugno del 1923 da Kan Chuen Pao, un membro della spedizione di Andrews, nel deserto del Gobi in Mongolia, nel sito denominato Irdin Mahna (o Erdeni-Mandal).[1]


Descrizione


Il cranio olotipo di Andrewsarchus mongoliensis (AMNH 20135) ha una lunghezza totale di ben 83,4 cm (32,8 pollici)[1] e largo 56 cm[2], con un lungo muso che comprende il 60% delle dimensioni totali del cranio. Le orbite degli occhi sono posizionate in basso e ampiamente separate l'una dall'altra dal muso, la cresta sagittale è piccola e l'articolazione per la mandibola è poco profonda.


Dimensioni


Nella sua prima descrizione Osborn (1924) dichiarò che l'Andrewsarchus fosse il più grande mammifero carnivoro terrestre mai vissuto sulla base della lunghezza del cranio, che ha usato per stimarne le dimensioni confrontando il cranio con quello del mesonychide Mesonyx.[1] Tuttavia, poiché secondo le nuove scoperte la morfologia di Andrewsarchus è molto più simili a quella degli entelodontidi che a quella dei mesonichidi, quindi secondo Szalay e Gould (1966) un'adeguata stima delle dimensioni andrebbe calcolata sulle proporzioni degli entelodontidi.[3]
Si stima che questo animale raggiungesse i 5-6 metri di lunghezza.[4]


Dentatura


Illustrazione del cranio di Andrewsarchus (in visione ventrale) comparato a quello di altri carnivori, da Osborn (1924)
Illustrazione del cranio di Andrewsarchus (in visione ventrale) comparato a quello di altri carnivori, da Osborn (1924)

L'Andrewsarchus mongoliensis ha una formula dentaria completa placentare con 3 incisivi, 1 canino, 4 premolari e 3 molari su ogni lato delle fauci, e come negli entelodontidi gli incisivi sono disposti in una configurazione semicircolare, il secondo e il terzo premolare hanno una singola cuspide allungata, le corone dei molari sono fortemente rugose ed i primi e i secondi molari sono molto più consumati rispetto ai denti precedenti e successive, infatti, i molari sono così simili a quelli degli entelodontidi che è stato suggerito che se fossero stati trovati isolati probabilmente sarebbero stati assegnati ad un entelodontide.[3] Tra le caratteristiche dentali uniche di A. mongoliensis troviamo i secondi incisivi notevolmente allargati, grandi quanto i canini, che pur non essendo conservati possono essere stimati dal diametro delle orbite dentali, il che erano proporzionalmente più piccoli rispetto a tutta la dentatura e le dimensioni del cranio sono state stimate sia da Szalay e Gould (1966) sia da Osborn (1924).[3]

Il cranio era lungo e stretto, munito di denti poderosi e larghi ma le mascelle erano stranamente sottili e relativamente deboli. Per questo motivo, e non solo, molti paleontologi ritengono che l'Andrewsarchus fosse un saprofago.


Classificazione


Originariamente l'Andrewsarchus fu classificato all'interno del clade acreodi a causa della somiglianza nella struttura dei denti e del cranio con quelli di alcune specie di Mesonychidi conosciuti per scheletri più completi; tuttavia, gran parte di ciò si basa solo sulla pubblicazione originale di Osborn, mentre gli studi più recenti non hanno trovato alcuna affinità particolari con i Mesonychidi, trovando invece un raggruppamento con vari cladi di artiodattili. In effetti, un recente studio (Spaulding et al.) lo ha collocato come strettamente imparentato con gli entelodontidae, come parente dei Whippomorpha nel clade dei Cetancodontamorpha.[5]


Storia della scoperta


Cranio di Andrewsarchus, al Museo di storia naturale di Londra
Cranio di Andrewsarchus, al Museo di storia naturale di Londra

L'unico fossile di Andrewsarchus noto è un singolo cranio ritrovato in una località nei livelli inferiori della Formazione Irdin Manha, nella Mongolia Interna, risalente a metà dell'Eocene,[1][6] dall'assistente paleontologico Kan Chuen Pao durante la primavera del 1923, del Central Asiatic Expeditions (CAE) dell'AMNH, guidati dal famoso esploratore e naturalista Roy Chapman Andrews. Il cranio è tuttora in mostra presso l'American Museum of Natural History di New York.[7]

Da questo ritrovamento, però, si ricostruì l'intero animale sulla base di resti di mammiferi simili rinvenuti in Nordamerica, come Mesonyx. Ricostruendolo sulla base delle proporzioni corporee dei mesonychidi, l'Andrewsarchus risultava essere il più grande mammifero carnivoro terrestre finora conosciuto.[2] L'aspetto, in generale, fu ricostruito come simile a quello di un enorme lupo, lungo e basso sulle zampe, con un corpo di una lunghezza, compresa la coda, di circa 3,82 metri, con un'altezza al garrese di quasi 1,89 m,[2] più grande di qualsiasi mammifero carnivoro terrestre attuale o estinto. Confrontando le sue dimensioni con quelle di altri carnivori come l'orso bruno e il lupo, si stimò che il suo peso potesse raggiungere i 1.000 kg, che è prossimo al limite massimo raggiungibile da un carnivoro terrestre anche in funzione dei limiti del suo metabolismo.[8]

Tuttavia, tale descrizione dell'animale era basata solo sulla pubblicazione originale di Osborn, e studi più recenti hanno rivelato che non avesse nessuna particolare parentela coi Mesonychidi, e che fosse più strettamente imparentato con entelodonti, ippopotami e cetacei. Ricostruendo l'animale sulla base delle proporzioni corporee degli entelodonti, le stime sulle sue dimensioni sono scese rispetto a quelle precedenti, ma doveva essere comunque un animale molto imponente.[5]


Paleoecologia


Il cranio era lungo e stretto, munito di denti poderosi ma di mascelle stranamente sottili. Per questo motivo, e non solo, molti paleontologi ritengono che l'Andrewsarchus si cibasse principalmente di carogne. È probabile che, come altri artiodattili, l'Andrewsarchus avesse le zampe fornite di zoccoli anziché di unghie affilate, e questo testimonierebbe la sua origine tra gli ungulati arcaici. Probabilmente, piccoli gruppi di queste immense creature si aggiravano per le pianure della Mongolia, azzannando qualunque cosa capitasse loro a tiro o nutrendosi di animali morti. È possibile che, tra le sue prede, vi fossero i giganteschi Embolotherium, enormi animali simili a rinoceronti, o forse i loro cuccioli.


Nella cultura di massa


Ricostruzione della testa di Andrewsarchus, presente all'interno del documentario I predatori della preistoria, ora esposti al Museo Horniman, Londra
Ricostruzione della testa di Andrewsarchus, presente all'interno del documentario I predatori della preistoria, ora esposti al Museo Horniman, Londra

Note


  1. H. F. Osborn, Andrewsarchus, giant mesonychid of Mongolia (PDF), in American Museum Novitates, n. 146, 1924. URL consultato l'11 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2020).
  2. Henry Fairfield Osborn, Andrewsarchus, giant mesonychid of Mongolia (PDF), in American Museum Novitates, n. 146, The American Museum of Natural History, 11 novembre 1924. URL consultato l'11 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2020).
  3. F. S. Szalay e Gould, S. J., Asiatic Mesonychidae (Condylartha, Mammalia), in Bulletin of the American Museum of Natural History, vol. 132, 1966, pp. 127–174.
  4. Il regno animale, 1 - Mammiferi vol. I, La biblioteca di Repubblica-L'Espresso, 2009, p. 111, ISBN 9-771128-609734.
  5. M Spaulding e O'Leary MA, Gatesy J, Relationships of Cetacea (Artiodactyla) Among Mammals: Increased Taxon Sampling Alters Interpretations of Key Fossils and Character Evolution, in PLoS ONE, vol. 4, n. 9, 2009, pp. e7062, DOI:10.1371/journal.pone.0007062, PMC 2740860, PMID 19774069.
  6. Wang YQ, Meng J, Beard CK, Early Paleogene stratigraphic sequences, mammalian evolution and its response to environmental changes in Erlian Basin, Inner Mongolia, China, in Science China Earth Sciences, vol. 53, n. 12, 2010, pp. 1918–1926, DOI:10.1007/s11430-010-4095-8.
  7. AMNH, Andrewsarchus, "Superb Skull of a Gigantic Beast", su amnh.org, 7 marzo 2013. URL consultato il 18 febbraio 2014.
  8. Chris Carbone, Amber Teacher e J Rowcliffe, The Costs of Carnivory, in PLoS Biology, vol. 5, n. 2, 2007, p. e22, DOI:10.1371/journal.pbio.0050022.

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