Il nome del genere deriva dal grecoσμυρνα = mirra, in riferimento all'aroma dei semi, mentre l'epiteto specifico deriva dal latinoolus atrum = erba nera, in riferimento al colore dei frutti a maturità.
Descrizione
Dettaglio del fustoInfiorescenzaFrutti immaturiSmyrnium olusatrum
È una pianta erbacea biennale, con fusti eretti, cavi, cilindrici, con striature longitudinali rossastre, alti mediamente 40–80cm, ma che possono superare i 150cm. Possiede una radice robusta e ramificata.
Le foglie, opposte, di colore verde lucido, sono composte, a foglioline larghe e dentellate. Le foglie basali, più grandi, presentano tre segmenti ovati distinti, larghi 3–4cm e lunghi circa 10cm; le foglie superiori, più piccole, sono composte da tre sole foglioline. I piccioli, con venature di colore rossiccio, sono allargati alla loro base, inguainando il gambo.
Forma infiorescenze a ombrella composta da 6-12 (talora anche più) piccoli ombrelluli, con lunghi peduncoli a molti raggi. I fiori, piccoli, a simmetria pentamera, hanno petali giallo-verdastri e presentano al centro un ovario infero a due carpelli. I sepali sono assenti o molto ridotti e il calice è saldato quasi completamente all'ovario. L'ovario porta due stili che si allargano alla base in un disco nettarifero. I fiori sono ermafroditi, ossia presentano sia organi maschili che femminili, e sono impollinati dagli insetti. La fioritura avviene da febbraio a maggio.
I frutti sono degli schizocarpi globulari, lunghi 4–5mm, dapprima verdi poi neri; a maturità si scindono in due parti, ognuna delle quali contiene un piccolo seme nero, a forma di mezzaluna.
Distribuzione e habitat
È una specie nativa del bacino del Mediterraneo:
Africa del Nord: Marocco, Algeria, Tunisia;
Europa meridionale: Grecia, Italia, ex-Jugoslavia, Francia, Portogallo, Spagna;
Asia occidentale: Turchia, Cipro, Israele, Libano, Siria.
In tempi remoti è stata introdotta in Europa settentrionale (Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi) ove si è naturalizzata.
Cresce in luoghi umidi e ombrosi, ambienti di macchia e incolti, dal livello del mare fino a un'altitudine di 800 m.
Usi
Usi gastronomici
Questa pianta per il suo sapore aromatico veniva anticamente coltivata per uso alimentare ed era nota come "prezzemolo alessandrino" (Petroselinum alexandrinum). Verso il XVI e XVII secolo fu soppiantata dal sedano, domesticato in Italia come ortaggio. I germogli possono essere consumati crudi in insalata mentre le foglie possono essere usate per aromatizzare minestre. I frutti e i bottoni floreali possono essere utilizzati, crudi o macerati in aceto, per aromatizzare piatti di carne, minestre e insalate. Anche le radici, crude o cotte, sono commestibili.[1][2]
Usi terapeutici
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Dall'intera pianta (radici, fusti, foglie) è possibile estrarre un olio essenziale ricco in terpenoidi [3]
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