L'erba pesce gigante (Salvinia adnata Desv.) è una felce acquatica della famiglia Salviniaceae[1] originaria del Brasile, che cresce sulla superficie di acque dolci stagnanti o lentamente fluenti.
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Stato di conservazione | |
![]() Specie non valutata | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Pteridophyta |
Classe | Polypodiopsida |
Ordine | Salviniales |
Famiglia | Salviniaceae |
Genere | Salvinia |
Specie | S. adnata |
Nomenclatura binomiale | |
Salvinia adnata Desv. | |
Sinonimi | |
Salvinia molesta | |
È una felce acquatica perenne con fronde la cui grandezza dipende dallo spazio in cui si trova e dal suo nutrimento; le fronde possono essere larghe da circa 15 mm fino a superare i 60 mm[2]. Alcune fronde galleggiano sulla superficie acquatica assumendo le sembianze di foglie, di colore prima verde e poi marrone; altre sono situate sotto la superficie acquatica assumendo le sembianze di radici e agendo come stabilizzatori. Il fusto è dotato di peli, poco ramificato, orizzontale
È un ibrido pentaploide (numero cromosomico 2n=45) non in grado di produrre spore fertili. Si riproduce pertanto esclusivamente per via vegetativa, attraverso la dispersione di frammenti di fusto con gemme. La principale causa di dispersione accidentale è imputabile all'azione umana.[2]
Salvinia adnata è originaria del Brasile sudorientale, ma è divenuta famosa per la sua invasività dopo essere stata trovata in altri paesi tropicali come l'Asia, l'Africa e l'Australia.
In Europa la sua popolazione è più contenuta probabilmente per motivi climatici, è stata ritrovata solamente in Francia, Italia e Spagna, anche se le segnalazioni per quest'ultima non sono confermate.
In Italia la prima segnalazione è stata effettuata nel Fosso di San Giuliano Terme[3], in Toscana. Successivamente la specie è stata segnalata anche nel Lazio, nel Pozzo del Merro, una dolina carsica situata nei Monti Cornicolani[4]; in questo sito la Salvinia adnata si è completamente sostituita all'originaria lenticchia d'acqua. La sua presenza in quel pozzo è stata probabilmente dovuta all'abbandono di una tartaruga palustre americana insieme a tutto il contenuto del suo acquario, che probabilmente conteneva i semi della pianta. Nel 2009 è stata condotta la bonifica del sito con la completa eradicazione della specie[5]. Un'ulteriore segnalazione si è avuta più recentemente in Sardegna, presso la località Poggio dei Pini nel comune di Capoterra (CA)[6].
Predilige le acque stagnanti e in condizioni favorevoli è in grado di coprire quasi completamente la superficie dell'acqua.[2]
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