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Picrosia D.Don, 1830 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Come leggere il tassobox
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Picrosia
Picrosia longifolia
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Sottotribù Microseridinae
Genere Picrosia
D.Don, 1830
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Genere Picrosia
Specie
(Vedi testo)

Etimologia


Il nome scientifico del genere è stato definito dal botanico David Don (1799-1841) nella pubblicazione " Transactions of the Linnean Society of London. London" ( 16(2): 183) del 1830.[3]


Descrizione


Il portamentoPicrosia longifolia
Il portamento
Picrosia longifolia
InfiorescenzaPicrosia longifolia
Infiorescenza
Picrosia longifolia

Habitus. Le specie di questo genere, con cicli biologici perenni, sono piante non molto alte; in genere sono glabre. Tutte le specie del gruppo sono provviste di latice.[4][5][6][7][8][9]

Fusto. I fusti, in genere eretti e ascendenti, sono di solito solitari e poco ramificati; sono glabri e colorati da verde a rossastro. Le radici in genere sono di tipo fittonante.

Foglie. Sono presenti sia foglie formanti delle rosette basali che cauline con disposizione alterna. Le lamine delle foglie basali hanno delle forme lanceolate con apici acuti e alla base sono attenuate in un lungo picciolo; i margini sono interi o poco dentati. Quelle cauline sono molto ridotte (quasi brattee), sono sessili, lungamente attenuate verso l'apice e allargate (sagittate) verso la base.

Infiorescenza. L'infiorescenza è composta da uno o più capolini terminali lungamente peduncolati (gli steli sono cavi) e con alcune foglie ridotte. I capolini, solamente di tipo ligulifloro, sono formati da un involucro composto da diverse brattee (o squame) all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori ligulati. L'involucro ha una forma più o meno cilindrica ed è formato da una serie di 7 - 9 brattee embricate (possono essere presenti, alla base dell'involucro, una o due brattee ridotte). Le brattee, glabre, hanno delle forme lanceolate con apici acuti e margini scariosi. Il ricettacolo, alla base dei fiori, è piatto e nudo (senza pagliette).

Fiori. I fiori (numerosi), tutti ligulati, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[10]

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni hanno una forma da cilindrica a fusiforme (leggermente tetragona) con apice rostrato (non sono compressi); in alcuni casi gli acheni sono provvisti di 8 - 12 coste longitudinali. Il pappo, colorato da marrone-chiaro a giallastro, si compone di molte setole scabre facilmente caduche.


Biologia



Distribuzione e habitat


La distribuzione è unicamente Sud Americana.


Sistematica


La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[14], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[15] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[16]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][7]


Filogenesi


Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Microseridinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Microseridinae fa parte del "quinto" clade della tribù; in questo clade insieme alla sottotribù Cichoriinae forma un "gruppo fratello".[8]

I seguenti caratteri sono distintivi per la sottotribù:[7]

  • il polline è colorato di arancio;
  • la distribuzione è relativa al Nuovo Mondo.

Il genere di questa voce, nell'ambito della sottotribù, occupa una posizione abbastanza centrale e vicina al genere Pyrrhopappus[8] Alcuni Autori, considerando l'estensione della subtribù, l'hanno suddivisa in 8 entità (o alleanze) informali. Il genere di questa voce è stato associato al gruppo Alleanza Pyrrhopappus, formata da Picrosia e Pyrrhopappus.[9][17]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere sono:[7]

  • le brattee involucrali sono disposte su una sola riga;
  • si tratta di un endemismo del Sud America.

Il numero cromosomico della specie è: 2n = 14 (specie diploidi).[7]


Elenco delle specie


Questo genere ha 2 specie:[2]


Sinonimi


Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]


Note


  1. (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 22 agosto 2022.
  3. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 22 aprile 2022.
  4. Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  5. Strasburger 2007, pag. 860.
  6. Judd 2007, pag.517.
  7. Kadereit & Jeffrey 2007, pag.192.
  8. Funk & Susanna 2009, pag. 352.
  9. Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 22 agosto 2022.
  10. Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  11. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  12. Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  13. Judd 2007, pag. 523.
  14. Judd 2007, pag. 520.
  15. Strasburger 2007, pag. 858.
  16. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  17. Lee & Baldwin 2004.

Bibliografia



Voci correlate



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