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La marruca (Paliurus spina-christi Mill.) è un arbusto perenne molto ramificato, appartenente alla famiglia delle Rhamnaceae[1]. Viene chiamata anche con i nomi volgari di cappellini e soldini.

Come leggere il tassobox
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Marruca
Paliurus spina-christi
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi I
Ordine Rosales
Famiglia Rhamnaceae
Genere Paliurus
Specie P. spina-christi
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Rhamnales
Famiglia Rhamnaceae
Genere Paliurus
Specie P. spina-christi
Nomenclatura binomiale
Paliurus spina-christi
Mill., 1775
Sinonimi

Paliurus aculeatus
Lam.
Paliurus australis
Gaertn.
Rhamnus paliurus
L.
Ziziphus vulgaris
Lam.
Ziziphus paliurus
Willd.

Nomi comuni

marruca, cappellini, soldini


Descrizione


La marruca è un arbusto, appartenente alle latifoglie e caducifoglie, molto ramificato alto da 3 a 6 metri e con rami spinosi; ha ramoscelli flessibili con spine lunghe 5–8 mm, foglie ovali lunghe 2–4 cm con picciolo corto.
I fiori sono ermafroditi; la fioritura va da giugno a luglio con un'infiorescenza ad ombrello di piccoli fiori gialli.
La maturazione dei frutti avviene tra ottobre e dicembre; il frutto è una drupa legnosa a forma di dischetto flangiato di 2-3,5 cm di diametro. La marruca è un arbusto con una crescita molto lenta, è longevo ed esistono esemplari plurisecolari. L'arbusto è eliofilo. Talvolta rifiorisce in autunno. Le foglie sono lanceolate e di un colore verde brillante.


Distribuzione e habitat


Pontico-mediterraneo, cresce in climi temperati e asciutti dal Marocco all'Iran, sopporta temperature basse fino a -10 gradi. La marruca è resistente all'aridità.

In Italia ha habitat in zone collinari, si trova dappertutto tranne nelle isole. Una volta era più diffusa perché usata nelle siepi, che poi spesso sono state estirpate; in altre zone è stata sopraffatta da piante aliene o alloctone invasive.


Usi


I frutti sono edibili (commestibili) con sapore di mela essiccata. I frutti tostati e macinati costituiscono un surrogato del caffè. L'infuso dei frutti dà una tisana diuretica per eliminare l'acido urico con proprietà ipoglicemizzanti. Dalle foglie si ottiene un preparato cosmetico contro la pelle grassa. Le foglie della pianta costituiscono il nutrimento delle larve della Bucculatrix albella.

Il discreto contenuto di acidi grassi Omega 3-6, ne fa un valido aiuto per aiutare a combattere l’eccesso di colesterolo nel sangue e sono coadiuvanti in tutti i processi flogistici in genere, ottimi anche contro le prostatiti.

Dai suoi fiori le api producono un ottimo miele, essendo una pianta mellifera e si può produrre quello uniflorale, ma è molto rara sul territorio italiano e la produzione è scarsissima.

La marruca era usata in passato, in alcune regioni italiane, per fare siepi impenetrabili e per recinzione dei campi a difesa dal bestiame al pascolo. In ragione delle spine e del fitto intreccio dei rami, la siepe di Marruca costituiva una barriera pressoché impenetrabile.


Nomi regionali


Sono tanti i nomi volgari e comuni a livello locale della Marruca: marruca nera, piattini, soldini, cappellini, spino soldini, spino gatto, spina marruca, spino nero, spino crocefisso. A Bari è chiamata "pane de Criste".


Curiosità


Il nome spina-christi ricorda come i suoi rami spinosi furono usati per fare la corona di spine posta sulla testa di Cristo prima della crocifissione.
L'uso della pianta è attestato fin dal V secolo a.C. : Greci e Romani chiamavano marrucini il popolo che coltivava la marruca, nome derivato dall'antica città di Marouca dove era usata per costruire recinzioni per i campi in difesa dal bestiame al pascolo. Per Plinio è un albero della Cirenaica che si chiama paliurus dal nome di un'antica città della Marmarica[2]. Infine il suo nome in ebraico è Shamir; con lo stesso nome si indica un mitico strumento usato per intagliare la pietra. In Romagna, o perlomeno a Santarcangelo di Romagna, i rami più vigorosi e dritti, con robusti rametti secondari, erano utilizzati per appendere, in locali riparati, i grappoli d'uva e i pomodori a grappolo da conservare per l'autunno e i primi mesi invernali. Il suo nome in romagnolo è maruga.

La marruca ricorda nell'aspetto il giuggiolo, appartenente alla stessa famiglia di piante.


Galleria d'immagini



Note


  1. (EN) Paliurus spina-christi, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 20/10/2022.
  2. Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro XIII, par. 33.

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- [it] Paliurus spina-christi

[ru] Держидерево

Держиде́рево, или палиу́рус христо́ва колю́чка[2], или держидерево тернии Христа[3] (лат. Paliurus spina-christi) — листопадный кустарник или небольшое дерево семейства Крушиновые родом из Средиземноморья; растёт на севере Африки и в Евразии на пространстве от Марокко и Испании на западе до Ирана и Таджикистана на востоке, в том числе на юге России и Украины, на Кавказе, и в Средней Азии[4]. Согласно легенде, именно из ветвей этого дерева был сплетён терновый венец Христа — в память об этом событии дано научное, а также англоязычное («Christ’s Thorn», или «Jerusalem Thorn») название растения[5].



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