Il nome del genere deriva dal greco κέρας = corno, e si riferisce alla coppia di proiezioni cornee che caratterizzano gli sporofilli maschili e femminili delle specie di questo genere.[1]
Evoluzione
Studi sulla flora fossile mostrano che il genere Ceratozamia era presente nel Miocene nella regione di Pichucalco, nel Chiapas[2] e nel Cenozoico nelle foreste di Oaxaca.[3]. Nel corso del Pleistocene, a seguito dei cambiamenti climatici, il genere restò confinato in alcune aree del Messico meridionale e all'Honduras. In tali rifugi floristici pleistocenici si svilupparono le specie dei complessi C. norstogii e C. miqueliana (vedi Tassonomia), che rappresentano il gruppo più arcaico, mentre la diffusione del genere a nord della Fascia Vulcanica Trasversale, il campo vulcanico che segna il confine geologico tra America settentrionale e America centrale, stando ai dati molecolari ricavati dal sequenziamento del DNA, appare essere un fenomeno di speciazione relativamente recente.[4]
Descrizione
Ceratozamia sp. A. Sporofillo femmininile (macrosporofillo) B. Sporofillo maschile (microsporofillo)
Il genere Ceratozamia comprende sia specie arborescenti, con fusti alti sino a 2 m, che specie acauli o pachicauli, con fusto almeno in parte sotterraneo, raramente ramificato, ricoperto da catafilli più o meno tomentosi.
Le foglie, pennate, disposte a corona nella parte apicale del fusto, sono composte da numerose foglioline, caratteristicamente prive di venatura centrale, inserite su un rachide centrale che può essere o meno dotato di spine.
Sono specie dioiche, con coni maschili e femminili portati da esemplari distinti, costituiti da sporofilli arrangiati a spirale lungo l'asse centrale. All'apice degli sporofilli maschili e femminili è presente una coppia di protuberanze cornee, caratteristica distintiva di tutte le specie di questo genere.[1]
Distribuzione e habitat
Il genere ha un areale che si estende dalle aree temperate e tropicali del Messico sud-orientale, verso il Guatemala, il Belize e l'Honduras.[5]
Le singole specie sono spesso ristrette ad una singola montagna o canyon. Tali aree sono considerate dei veri e propri "rifugi floristici" ovvero delle aree in cui la foresta tropicale, che un tempo ricopriva l'intero Messico, è sopravvissuta ai cambiamenti climatici del Pleistocene che hanno portato alla graduale sostituzione della foresta con la savana.[6]
Gli habitat attuali vanno dalla foresta pluviale tropicale alle foreste di querce; alcune specie, come C. zaragozae, si sono adattate ad habitat xerofili. Crescono dal livello del mare sino a 1800 m di altitudine.[7][8]
Tassonomia
Il numero delle specie note di Ceratozamia è passato negli ultimi decenni dalle appena 6 specie descritte sino al 1980, alle 26 specie riconosciute a tutt'oggi (2012).[9]
Ceratozamia mixeorum Chemnick , T.J. Greg. & S. Salas-Mor.
Ceratozamia whitelockiana Chemnick & T.J. Greg.
Conservazione
Tutte le specie del genere rientrano in una più o meno grave categoria di minaccia: 3 sono classificate come vulnerabili (p.es. C. mexicana, C. microstrobila), 13 in pericolo (p.es. C. latifolia, C. robusta) e 7 in pericolo critico di estinzione (p.es. C. euryphyllidia, C. fuscoviridis).
Tutte le specie sono inserite nell'Appendice I della Convention on International Trade of Endangered Species (CITES)[15].
Rzedowski J. and Palacios C, El bosque de Engelhardtia (Oreomunnea) mexicana en la región de la Chinantla (Oaxaca, México). Una reliquia del Cenozoico, in Boletín de la Sociedad Botánica de México 1977; 36: 93–123.
Toledo V. M., Pleistocene changes of vegetation in tropical Mexico, in Prance G.T. (ed) Biological Diversification in the Tropics, New York, Columbia Univ. Press, 1982, pp.93–111.
Vovides AP, Pérez-Farrera MA, Gonzàles D e Avendano S, Relationships and Phytogeography in Ceratozamia, in Cycad classification: concepts and recommendations, CABI, 2004, p.109, ISBN978-0-85199-741-4.
CITES - Appendices I, II and III (PDF), su Convention On International Trade In Endangered Species Of Wild Fauna And Flora, International Environment House, 2011 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2012).
Bibliografia
Whitelock, Loran M., The Cycads, Timber press, 2002, ISBN0-88192-522-5.
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